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Giro: dopo due settimane le vere protagoniste sono le polemiche

Con i big che si controllano i veri eroi della Corsa Rosa sono i fuggitivi di giornata. Uno spettacolo che però non basta agli spettatori

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Attesa. È stato questo il leitmotiv del Giro d’Italia per le prime due settimane di corsa. Attesa delle grandi salite, di un tempo più clemente, di una possibile azione degli avversari. Dopo il giorno di riposo, domani il Giro riparte da Sabbio Chiese per l’ultima settima.

Da domani non c’è più tempo, non ci sono più scuse. Il percorso è da brividi e la speranza è che diano i brividi anche le azioni dei tanto attesi protagonisti. Da domani è tempo di lottare per quella maglia rosa che nessuno sembra davvero volere. Quella maglia rosa gentilmente concessa (!) da Geraint Thomas a Bruno Armirail. Ovviamente in attesa di riprenderla, chissà quando e dove.

Le grandi occasioni sinora mancate

Sin qui è stato il Giro del maltempo e delle occasioni mancate. Sul Gran Sasso c’era vento e questo ha chiuso le ali dei pretendenti al successo finale a Roma. In compenso davanti c’erano Davide Bais (Eolo-Kometa). Karel Vacek (Corratec Selle Italia) e Simone Petilli (Intermarché-Circus-Wanty) a regalare spettacolo con 218 km di fuga e il sogno della conquista di una tappa al Giro d’Italia per la prima volta in carriera.

Da una montagna all’altra. Dal Gran Sasso a Crans Montana. Doveva essere la tappa del Gran San Bernardo (Cima Coppi), il cui passaggio in cima era stato tagliato dagli organizzatori a causa della neve. È stata la tappa mutilata dalle richieste dei ciclisti: soltanto 74 km con la salita di Croix de Coeur e quella di Crans Montana. La sera prima i corridori avevano votato se disputare o meno la tappa: il 90% era a favore dello stop. La causa da ricercare nelle condizioni meteo impietose previste per il giorno successivo e la difficile discesa per scendere da Croix de Coeur. Meteo che si è poi rivelato molto migliore di altri giorni e la discesa incriminata comunque fatta. Gara vera aveva chiesto il direttore di gara Vegni e gara vera è stata, ma solo tra i fuggitivi. I big? Un solo scatto di Damiano Caruso (Bahrain Victorious). Ripreso. La scelta dei corridori nella tappa di Crans Montana ha sollevato numerosissime polemiche e ha visto gli stessi corridori dividersi sulla sua opportunità. “Non ce l’ha imposto il dottore di fare questo mestiere, chi voleva avrebbe continuato, gli altri potevano fermarsi” il commento di Gianni Moscon (Astana).

Un Giro caratterizzato dal maltempo

Di certo sono stati rari i giorni di bel tempo in questo Giro d’Italia e il freddo e la pioggia hanno anche privato la Corsa Rosa di alcuni suoi protagonisti. A causa dell’asfalto bagnato e sporco sono caduti Tao Geoghegan Hart (Ineos Grenadiers) e Oscar Rodriguez (Movistar), costretti al ritiro. A terra sono finiti anche Roglic, Gaviria, Covi e tanti altri. Ma non fa parte anche questo del loro mestiere? “Se vento e pioggia sono un problema, il ciclismo non è per voi” ha commentato in modo lapidario Eddy Merckx.

La paura di indossare la Maglia Rosa

Ma a destare polemiche è anche l’attendismo dei “big”. Gli scatti sino al secondo giorno di riposo? Uno di Roglic su Evenepoel nella tappa di Fossombrone e quello di Caruso nella tappa con arrivo in Svizzera. Anche ieri a Bergamo la tanto attesa battaglia non c’è stata: un solo tentativo di scatto da parte di Almeida, sul tratto in pavé, e uno di Thomas in discesa verso l’arrivo. Con gli altri, di fatto, rimasti sulle loro ruote. Anche in questo caso la vittoria è andata a chi ha avuto il coraggio di cercare l’azione da lontano.

Non è bello veder arrivare sempre la fuga”, sottolinea però Paolo Savoldelli. Uno che di Giri ne ha vinti due, tanto per dire. “Mi auguro che la corsa si infiammi in quest’ultima settimana – ha dichiarato a sua volta Paolo Bettinie che non sia come pensano in molti un ciclismo di attesa, dove si aspetta di arrivare all’ultima cronometro. Stiamo rischiando di arrivare al penultimo giorno di corsa per vedere qualcosa di importante. Già la tappa di Bergamo, se fatta in modo duro, proponeva il terreno adatto per attaccare. Oggi avremmo potuto vedere qualcosa di più, perché queste colline noi del ciclismo le conosciamo bene. Se ci fosse stata una gara cattiva, la classifica generale sarebbe cambiata già ieri”.

E ieri non c’era neanche la scusa del maltempo: a Bergamo splendeva il sole e tantissimi erano i tifosi lungo le strade. Anche se loro non sono mai mancati, neanche quando diluviava.

Con distacchi minimi (Thomas ha 2” su Roglic e 22” su Almeida), sembra che i corridori abbiano quasi paura di prendere la maglia rosa. E soprattutto di tenerla. Sanno che può bastare loro una sola azione per vincere il Giro e che, al contrario, accendendo la sfida potrebbero saltare. Alla fine, il Giro avrà un vincitore, ma al momento non si vedono potenziali padroni. L’unico che sembrava poter dominare il Giro era Remco Evenepoel, primo dopo la crono di Cesena. Ma poi il Covid ha avuto la meglio e il campione del mondo ha scelto di tornare a casa. Pur indossando la maglia rosa.

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