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Gol De Ketelaere Atalanta: l'esultanza che imita la telefonata. Come Djokovic, Leao e Theo. Cosa significa?

Un modo di festeggiare atipico ma divenuto una moda per molti atleti: imitare il gesto della telefonata. Chi l'ha inventato? Cosa vuol dire? Chi lo fa? Dal calcio al tennis, gli sportivi che l'hanno resa celebre

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Soppiantato dagli smartphone, ma duro a morire. Ricordate la famosa pubblicità che diceva che una telefonata allunga la vita? Beh, magari a Charles De Ketelaere, Ben Shelton, Novak Djokovic, Lorenzo Musetti, Theo Hernandez, Gabriel Jesus e molti altri sportivi quella chiamata ha significato qualcosa in più di un semplice gesto da mostrare al mondo che li circonda.

Un’esultanza atipica ma divenuta ormai abitudinaria per molti atleti, sebbene ognuno di loro l’abbia interpretata e rivisitata a proprio piacimento. Perché il bello è proprio questo: non esiste necessariamente un motivo per provare a dare un senso a quella mano che mima una cornetta portata all’orecchio. O meglio, ne esistono tanti, e ognuno sceglie quello a lui più congeniale. Quando poi certi gesti diventano modaioli, allora tanto vale divertirsi a far credere alla gente quello che vogliono credere. Tanto la verità non la conoscerà mai nessuno. A volte, nemmeno chi quel gesto lo compie.

L’ultimo della serie: CDK con l’Atalanta

Prendete il caso di CDK: al Milan ha passato un’annata davvero complicata, nella quale in 40 apparizioni (gran parte subentrando nella ripresa) e per complessivi 1.480’ non è riuscito a mettere a segno la miseria di un gol, con un solo assist all’attivo datato agosto 2022 (per Leao nel 2-0 al Bologna).

Il prestito con diritto di riscatto all’Atalanta è stato finalizzato per due ragioni: permettere al giocatore di rilanciarsi e di prendere per davvero le misure al campionato italiano da un lato, far rientrare il Milan della cifra investita nell’estate 2022 (35 milioni) dall’altro, considerando che tra ammortamenti e cifre stabilite per l’eventuale riscatto (23 milioni, cui vanno aggiunti 3 di prestito già incassati) nell’estate del 2024 l’operazione garantirebbe una lieve plusvalenza e dunque andrebbe contabilizzata senza perdite (meccanismo strano, ma funziona così: non fermatevi al semplice calcolo 35-26, perché a bilancio ci sono altri fattori di cui tener conto).

TUTTI I NUMERI DI CHARLES DE KETELAERE

La rinascita a Bergamo

A Bergamo Charles è rinato: 5 presenze, 318’ totali, già due reti realizzate, una al debutto in campionato contro il Sassuolo, una alla prima in Europa League contro il Rakow. E in entrambi i casi, dopo il gol De Ketelaere ha mimato il gesto di una cornetta.

Cosa significa tutto ciò? Il belga non l’ha (ancora) specificato, e non è dato sapere se mai lo farà. Ma si potrebbe prendere spunto da colui che quel gesto è tornato a renderlo virale dopo che per un po’ di tempo se ne erano perse le tracce.

Restare connesso: Ben Shelton

Ben Shelton è il futuro del tennis statunitense. A ottobre compirà 21 anni e raggiungendo la semifinale agli US Open ha mandato un segnale forte, facendo credere agli addetti ai lavori che ci sono margini di crescita importanti per riportare la stars and stripes nei piani alti del mondo ATP.

Ogni vittoria ottenuta a Flushing Meadows veniva puntualmente celebrata dopo l’ultimo punto con il rituale della mano portata all’orecchio, come se stesso facendo una telefonata. E Ben ha spiegato che quel gesto voleva significare che in quel momento lui era “connesso”: lo ha visto fare tante volte dagli atleti della University of Florida, la casa dei Gators, il college dove ha giocato a livello NCAA fino al 2021, cioè prima di passare professionista.

Quando l’ha fatta Djokovic

E gli è rimasto in testa così tanto da riproporlo quando è toccato a lui celebrare le vittorie. Solo che a livello di popolarità Shelton dovrebbe forse “pagare una bevuta” a Djokovic, che dopo averlo battuto in semifinale ha mimato a sua volta il gesto della cornetta, salvo poi aggiungerci un piccolo particolare non di poco conto: ha “ricevuto” la telefonata e poi ha chiuso il telefono, come a dire “conversazione conclusa”, avendo eliminato Ben dal torneo.

Da un lato con quel gesto il numero uno del mondo è sembrato quasi voler “omaggiare” il giovane rivale, senza però poi perdere l’occasione di dileggiarlo in coda a una gara comunque piuttosto combattuta e dai toni accesi (a Flushing Meadows, specie quando giocano gli americani, il tifo è decisamente sopra le righe).

I tanti significati di un gesto

Chissà se anche CDK abbia voluto far sapere al mondo di essere “connesso”, dopo una stagione vissuta al Milan nella quale evidentemente il suo telefono non aveva proprio campo. Nel calcio però c’è stato chi, molto prima del belga, ha fatto del gesto della telefonata il proprio marchio di fabbrica: Gabriel Jesus al City ne ha fatte di telefonate, vista l’ingente quantità di gol realizzati.

E ha motivato quell’esultanza dando due versioni: la prima come una sorta di “vendetta” nei confronti di una ex, che quando ancora non era famoso non rispondeva mai alle sue chiamate ma che quando è stato acquistato dal City improvvisamente si è rifatta viva, cominciando a tempestarlo di telefonate (alle quali l’attaccante non ha mai più risposto).

Cosa ha detto Gabriel Jesus

La seconda, decisamente più intima, riguarda la consuetudine che vedeva la madre contattare tutti i suoi amici al telefono quando non lo vedeva rientrare a casa dopo essere andato a giocare a calcio in qualche campetto di periferia: Gabriel Jesus ha ammesso che da piccolo era molto discolo e che era solito “sparire”, costringendo la madre a fare i salti mortali pur di andarlo a ritrovare. Poi però quelle chiamate nel tempo sono diventate una felice abitudine ogni volta che segnava un gol, e pertanto era una sorta di “avviso di chiamata” alla mamma che dopo la partita avrebbe sentito la sua voce.

Leao e il papà, Theo con polemica

Un po’ come faceva Leao ai tempi dello Sporting Lisbona e nei primi anni al Milan, quando mimava una telefonata ogni volta che il papà non era presente allo stadio per dirgli che il gol era per lui.

Per Theo Hernandez invece il gesto della cornetta aveva un’accezione più polemica: era un invito rivolto al CT francese Deschamps, che all’epoca non lo convocava mai in nazionale (e Theo aspettava una chiamata). Ora non ce n’è più bisogno…

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