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Chi è Ben Shelton, semifinalista dell'US Open e sorpresa dello Slam: la sfida al record di Roddick

Dopo la vittoria agli ottavi su Tommy Paul e quella ai quarti contro Tiafoe, il ventenne statunitense è entrato per la prima volta nella top 20 del ranking. Per lui prima semifinale in uno Slam

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Matteo Morace

Matteo Morace

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Poco più di tre ore sono servite a Ben Shelton per aggiudicarsi il derby statunitense contro Frances Tiafoe e raggiungere il traguardo della semifinale a Flushing Meadows: è il miglior traguardo in uno Slam per il 20enne di Atlanta che, a colpi di ace da record, ha infilato l’ennesimo successo contro un connazionale dopo la vittoria su Tommy Paul.

Ben batte Frances 3-1: 6-2, 3-6, 7-6, 6-2. Altri 14 aces in cantiere e l’ottima tenuta mentale contro il 25enne, la cui esperienza di livello superiore non è bastata per contenere lo stato di grazia di Shelton.

Un predestinato figlio d’arte

Ben ha il tennis che scorre nel sangue. Suo padre, Bryan Shelton, fu infatti un tennista professionista tra gli anni ’80 e ’90, capace di vincere due tornei ATP (entrambi a Newport sull’erba) e di raggiungere la posizione n°55 ATP come proprio best ranking, posizione già superata dal figlio, che con i quarti agli US Open si è garantito l’accesso in top 30 (al momento è virtualmente il n°27 al mondo).

Appesa la racchetta al chiodo Bryan ha intrapreso la carriera di allenatore nei college statunitensi dove ha allenato anche Ben, che a dodici anni aveva deciso di abbandonare il football americano proprio per seguire le orme del padre. I due insieme hanno vinto il titolo NCAA 2021.

La crescita nel 2022

In seguito alla conquista del titolo nazionale a squadre, Shelton decide di passare al professionismo. Vince il suo primo incontro ATP contro Ramkumar Ramanathan ad Atlanta, dove viene eliminato in tre set al secondo turno dal connazionale John Isner, che a fine partita ne esalterà il talento: “Spero sia l’ultimo match contro di lui, non saprei come potrei batterlo nuovamente”.

A Cincinnati batte il nostro Lorenzo Sonego e, soprattutto, conquista quello che rimane il suo scalpo più importante, ovvero Casper Ruud, allora n°5 al mondo. Ad agosto gli viene concessa una wild card per lo US Open, dove fa il suo esordio, perdendo in cinque set contro Nuno Borges, in un tabellone principale dello slam.

Grazie ai risultati ottenuti durante l’anno, compresi tre Challenger vinti in tre settimane consecutive a novembre, chiude la stagione in top 100. Il tutto senza essere mai uscito dagli Stati Uniti.

I quarti agli Australian Open

La prima uscita dai confini USA coincide anche con il primo grande exploit della sua carriera. Agli Australian Open 2023 Shelton è infatti protagonista di un’incredibile cavalcata che lo porta a diventare il più giovane statunitense ai quarti di finale, dove cede a Tommy Paul, di un torneo del Grande Slam da Andy Roddick agli US Open 2001.

L’idolo Federer

Nonostante assomigli più a Rafel Nadal per il fatto di essere mancino, per la forza fisica e per le canottiere che ne contraddistinguono l’outfit, l’idolo di Shelton è Roger Federer, il quale sembra nutrire grande stima per il giovane portento statunitense.

Dopo i risultati a Melbourne, infatti, lo Swiss Maestro ha deciso di puntare su di lui e Iga Swiatek come atleti di spicco per il marchio On, di cui è uno degli azionisti. Un riconoscimento che avrà sicuramente fatto molto piacere a Ben, il quale starà sfruttando la vicinanza con Roger anche per strappargli qualche prezioso consiglio.

US Open e il confronto con Roddick

Shelton è anche uno dei protagonisti di questa edizione degli US Open, ormai autentica sopresa cui il pubblico di casa s’è ovviamente legato lasciando intendere con chiarezza da che parte sta. Il classe 2002 ha infatti superato Pedro Cachin, Dominc Thiem, Aslan Karatsev e Tommy Paul – prendendosi la rivincita dopo la sconfitta rimediata agli Australian Open – e Frances Tiafoe. Ora la sfida più affascinante (e complessa): contro Novak Djokovic in semifinale.

Big Ben Shelton ha anche messo a segno un ace a 149mph nel derby contro Paul, avvicinandosi al record di ace più veloce nella storia del torneo che appartiene proprio ad Andy (152mph nel 2004).

La prima semifinale a livello Slam gli ha garantito l’ingresso nella top 20 mondiale.

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