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US Open, Sinner non si dà pace: "Perdere ancora al quinto set fa male"

Niente da fare per Sinner, sconfitto da Zverev agli ottavi di finale dello Us Open al termine di una sfida infinita: l'analisi del campione altoatesino.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

C’è stato di tutto nell’ottavo di finale tra Jannik Sinnr e Sascha Zverev, che il tedesco ha vinto per 3-2 al termine di un’autentica maratona fatta di fatica, sudore, colpi celestiali, crampi e tante, tantissime emozioni. Ma che ha raccontato anche l’ennesima pagina triste per mano di un tifoso (tifoso?) che durante il quarto set s’è rivolto a Zverev pronunciando una famosa frase di Hitler, cosa che non è sfuggita affatto all’orecchio del giocatore teutonico.

Il quale ha richiamato prima l’attenzione del giudice di sedia, quindi degli addetti alla sicurezza, che in pochi istanti hanno identificato l’idiota presente in tribuna e l’hanno accompagnato fuori dall’Arthur Ashe Stadium. Quello di New York, va detto, è un pubblico famoso per essere abbastanza rumoroso, forse non ai livelli di Indian Wells e Cincinnati, ma comunque tra i meno “ordinati” di tutto il circuito. Stavolta però si è andati oltre, e bene ha fatto Zverev a chiedere che l’esagitato fosse allontanato dalle tribune, consentendo così ai due di proseguire l’incontro.

Sinner ko con Zverev: maledetti crampi

Un incontro che per Sinner s’è rivelato dannato, complici i crampi che a partire dalla metà del secondo set gli hanno presentato un conto salatissimo. L’altoatesino sin qui aveva mostrato una condizione fisica invidiabile, tanto da aver spiegato di aver lavorato tanto sulla parte fisica dopo l’inopinato ko maturato al debutto a Cincinnati contro Lajovic.

Invece la notte caliente di Flushing Meadows, con temperatura intorno ai 30 gradi e un grado di umidità altissimo, ha finito per fiaccare la resistenza di Jannik, che ha giocato una partita generosa nella quale però ha commesso qualche errore di troppo nei momenti topici. Soprattutto rendendosi meno incisivo e più falloso al servizio (ha servito solo il 54% di prime in campo) e faticando nel trovare quella continuità che proprio i problemi di crampi hanno finito per impedirgli di trovare.

Anche Zverev però ha faticato tantissimo a mostrarsi continuo: il tedesco, tornato tra i primi 8 di uno slam sul cemento a distanza di quasi tre anni dall’ultima volta e soprattutto a 15 mesi dal tremendo infortunio patito al Roland Garros contro Nadal (s’infortunò gravemente alla caviglia nel corso della semifinale: da lì è cominciato per lui un autentico calvario, di cui oggi ormai comincia a vedere la fine), ha avuto i suoi alti e bassi nel match, ma è rimasto aggrappato alla partita con le unghie e con i denti. Alla fine è stata una battaglia di nervi, prima ancora che di gambe. Ma Sascha ha trovato il modo per spuntarla.

Niente Sinner-Alcaraz: ma non è stata colpa del servizio

Non ci sarà dunque il remake del quarto di finale dell’anno passato tra Alcaraz e Sinner, altra sfida finita al quinto set, altra sfida rimasta a lungo impressa nella memoria del giocatore di San Candido. Questa però, a botta calda, sembra fare più male. “Non so che dire… lo scorso anno persi dopo una battaglia di 5 ore e un quarto, adesso 4 ore e 40 minuti… è girata male, soprattutto nelle piccole cose, direi nei dettagli, vedi quella risposta sullo 0-30 nel quinto game del quinto set che poteva portarmi sullo 0-40″.

E ancora: “Lui ha servito bene, in generale ha fatto una partita solida, ma non credo che alla fine sia stato al servizio che si sia deciso l’incontro (pesano i 67 errori non forzati di Jannik contro i 47 del tedesco). Io so che ero lì al suo livello e fa male non essere riuscito a prenderlo”. Sinner ha spiegato che i problemi fisici hanno cominciato a tormentarlo già durante il primo set, avvertendo un dolore alla gamba destra che poi però ha finito per allargarsi.

Jannik sempre più nel cuore dei tifosi, non solo italiani

“All’inizio sentivo fastidio solo quando servivo, poi la cosa s’è fatta più problematica. Avevo crampi dappertutto, ma ho combattuto e lentamente ne sono venuto fuori. Mi spiace uscire così perché le sensazioni che stavo provando in queste settimane erano ottime e avevo voglia di spingermi oltre, specie dopo aver conquistato la semifinale a Wimbledon e il Masters 1000 di Toronto. Il pubblico americano mi sostiene sempre, mi piace giocare questi tornei e mi rammarica sapere che dovrò aspettare mesi prima di tornare da queste parti”.

Quindi un pensiero alla prossima sfida: “Mi spiace soprattutto per i tanti tifosi (presenti al solito anche i Carota Boys) che mi hanno dato una spinta emotiva enorme. Devo guardare avanti, fa male uscire così, ma fa parte della vita. Guardo alla prossima partita: adesso c’è la Coppa Davis e voglio portare l’Italia dove più merita”.

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