Ha dovuto attendere 11 anni Rory McIlroy prima di indossare la giacca verde più famosa del mondo dello sport. Quella che spetta al vincitore dell’Augusta Masters, il torneo che in qualche modo sta al golf come Wimbledon sta al tennis, il traguardo a cui ambisce ogni golfista degno di tal nome, l’unico vero lasciapassare per la gloria eterna. Che lo diventa ancora di più se prima di conquistare il green della Georgia sono arrivati in serie anche gli altri tre titoli del circuito Major, proprio come ha fatto l’irlandese, che pure quel Masters ormai lo viveva alla stregua di un’ossessione, di un incubo ricorrente, di qualcosa che potesse togliere il sonno in qualsiasi istante. E che anche nel week-end nel quale finalmente s’è fatto acchiappare, certo non ha lesinato alcuna pietà per le coronarie sue e di chi da sempre lo sostiene.
- La fine di un incubo: dopo 11 anni McIlory fa la storia
- Un finale da romanzo: lo spareggio con Rose e il colpo da campione
- Rory e una vita di alti bassi, sul green e... in amore
La fine di un incubo: dopo 11 anni McIlory fa la storia
Che McIlory potesse centrare il Career Grand Slam era opinione diffusa da tempo. Che ci abbia messo molto più del previsto, questo è un altro paio di maniche. La vita di un golfista non è lineare come quella di molti altri sportivi professionisti di altre discipline: nel golf i favoriti ci sono, ma gli outsider spesso sono la maggioranza, perché da un fine settimana all’altro, o peggio ancora, da una buca all’altra può cambiare davvero l’universo.
Alla fine l’irlandese, 36 anni da compiere il prossimo 4 maggio, ha avuto la forza e la capacità per andare oltre le proprie possibilità: nella buca di spareggio con Justin Rose (non certo l’ultimo della fila) ha indovinato un birdie che ha fatto esplodere letteralmente di gioia e felicità il pubblico assiepato a bordo green, pronto a immortalare il momento passato alla storia.
Perché da ieri sono appena 6 i professionisti che hanno conquistato tutti e 4 i titoli Major nella loro carriera: Tiger Woods, Jack Nicklaus, Gary Player, Ben Hogan e Gene Sarazen, scritti in rigoroso ordine temporale (dall’ultimo al primo), facevano parte di una elite della quale oggi fa parte anche McIlroy. Che in ginocchio, e in lacrime, dopo una domenica pazza come solo le domenica di gloria sanno essere, ha capito di aver finalmente centrato il sogno rincorso una vita intera.
Un finale da romanzo: lo spareggio con Rose e il colpo da campione
La green jacket che Scheffler, il campione in carica di Augusta, gli ha messo sulle spalle dopo l’emozionante finale è la cartolina consegnata ai posteri. “Ho iniziato a chiedermi da tanto tempo se sarebbe mai arrivato questo momento. Quando ho sbagliato il wedge alla 13, dilapidando i 4 colpi di vantaggio che avevo a 5 buche dal termine, ho seriamente pensato che questo torneo fosse stregato. Poi invece mi sono rialzato, cercando di isolarmi da tutto e da tutti, e ho capito che potevo riprendere in mano il mio destino”.
Lo spareggio con Rose è stato l’ennesimo romanzo: l’americano nel 2017 perse da Sergio Garcia, stavolta s’è dovuto inchinare all’irlandese, cedendo dopo un inseguimento che s’è concluso su un putt da poco meno di 5 metri che non ha trovato la buca. “Rory è stato eccezionale, ha avuto una forza d’animo incredibile e merita questo titolo, specie per quanto l’ha cercato in tutti questi anni”, ha commentato l’amico e rivale, sconfitto ma felice.
Rory e una vita di alti bassi, sul green e… in amore
Perché McIlroy, al netto di una vita spesso fatta più di rotocalchi (storica la sua relazione con Caroline Wozniacki, mentre ieri ha fatto parlare per aver posato con la moglie Erica Stoll e la figlia con il trofeo mentre qualcuno sosteneva che a bordo green ci fosse anche la sua nuova presunta fidanzata, spuntata fuori dopo la crisi matrimoniale dell’anno passato…), è comunque uno dei più grandi golfisti di sempre.
Le vittorie allo US Open 2011, al PGA Championship 2012 e 2014 e all’Open Championship 2014 lo avevano già lanciato nel mito, e pare incredibile che abbia dovuto attendere 11 anni per alzare l’ultimo Major. Una vita di alti e bassi, dentro e fuori dal green, che pure di verde adesso ha soprattutto la giacca che spetta al vincitore del Masters. Verde come l’Irlanda di Rory: come lui, da quelle parti, nessuno mai.