Hulk Hogan scende dal ring e sale sul palco: l’endorsement per Donald Trump arriva a Milwaukee, Wisconsin, davanti a una platea di fede repubblicana e a pochi giorni dal tentato omicidio del candidato alla presidenza Usa. Lo showbiz irrompe nella politica e la trasforma in un evento da (avan)spettacolo: Terrence Gene Bollea recita la parte e prende posizione col gesto che l’ha reso famoso.
Mani alla canotta – nera con stemma del partito e della campagna sopra una seconda canotta, rossa con scritta blu – e via: tira di qua e tira di là, fino a strapparla nel delirio dei presenti.
- Hulk Hogan consacra Donald Trump
- Sport e politica: si o no?
- A Milwaukee scatta l'Hulkmania
- Trump era con me, ora io sono con lui
Hulk Hogan consacra Donald Trump
Nella partita americana che porta al prossimo 5 novembre e alle elezioni del nuovo Presidente della Repubblica entra a gamba tesa anche lo sport. C’è chi lo fa (pochissimi) e chi preferisce tenersi alla larga (quasi tutti): Hogan, uno di wrestler più iconici di sempre, ha deciso di metterci la faccia e di rimetterci la maglietta.
Presente a Milwaukee nel corso della convention del Partito Repubblicano, è salito sul palco per consacrare l’amico Donald e spiegare perché sia il tycoon – a suo modo di vedere – l’uomo giusto per sognare una grande America.
Sport e politica: si o no?
Dopo le dichiarazioni pre elettorali di Kylian Mbappe – che in pieno Europeo calcistico, per due volte, ha invitato la Francia a prendere posizione contro il programma politico di Marie Le Pen e di FN, lo sguardo si sposta oltre Oceano. Giusto? Sbagliato? A parecchi non piace una commistione tanto evidente tra personaggi sportivi e inclinazioni politiche: a me invece incuriosisce. Voglio dire: passiamo i giorni a sorbirci le scene superflue di vita quotidiana di questo o quel calciatore con tanto di prepotenza mediatica che non ho mai capito il motivo per il quale infastidisca una presa di posizione. Questione di opportunismo e di opportunità? Punti di vista.
A Milwaukee scatta l’Hulkmania
“Donald Trump è il mio eroe”. Non ci gira intorno, Hulk Hogan e arriva dritti al punto. Con un personaggio parecchio divisivo, è così: c’è chi lo detesta a pelle, c’è chi lo adora a prescindere. Il wrestler ha infiammato il Fiserv Forum pronunciando con cura le parole che sono servite a scaldare la convention.
Ho ho conosciuti tipi veramente tosti, ma Trump è il più tosto di tutti.
Tanto basta perché a Milwaukee scatti l’Hulkmania: trasporto e giubilo, visibilio e standing ovation. Tra forza e machismo, vigore ed energia, Hogan ha interpretato in pieno il senso della campagna elettorale impostata dal tycoon e, in qualche modo, si candida a interpretare il prototipo di una parte dell’elettorato che riempie di orgoglio Trump.
Trump era con me, ora io sono con lui
Un po’ attore, un po’ guascone, un po’ istrione: la finzione del wrestling e gli anni davanti alla cinepresa sono una scuola formativa efficace. Non è stato difficile, per Hogan, tenerli tutti sull’attenti.
Ho cercato di stare alla larga dalla politica, ma gli ultimi quattro anni e i fatti della scorsa settimana sono tati decisivi: basta silenzio. Trump era presente quando ho vinto il titolo mondiale, io ci sarò quando vincerà le elezioni: è il più grande patriota. Solo lui può salvare il sogno americano per tutti noi.
La convention repubblicana di Milwaukee, in programma dal 15 al 18 luglio, si è quindi conclusa con l’ufficializzazione dei candidati del partito alla presidenza e alla vicepresidenza nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti e la dichiarazione di intenti di Hogan. E la sensazione è che, in fatto di endorsement, anche la partita tra gli sportivi americani sia giusto all’inizio.