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Morto Hulk Hogan, addio al Michael Jordan del wrestling: fatale un arresto cardiaco nella sua abitazione

Il mondo del wrestling piange la scomparsa del suo mito: Hulk Hogan aveva 71 anni, fatale un arresto cardiaco nella sua abitazione

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Il mondo del wrestling ha ammainato la sua bandiera più grande: a 71 anni è scomparso Hulk Hogan, il cui vero nome era Terrence Gene Bollea, origini Italiane ma perfetto nel ruolo dell’eroe americano. Con lui la WWF è entrata letteralmente in una nuova dimensione, rendendolo uno dei personaggi più popolari, nonché autentico volto di una federazione che pure non sempre ha saputo valorizzarlo a dovere.

L’operazione delle scorse settimane e il tragico annuncio

A dare notizia del decesso dell’indimenticabile campione del mondo è stato il sito TMZ, solitamente sempre ben informato sui personaggi più importanti dello showbiz americano.

Hulk Hogan nei giorni scorsi era finito sotto i riflettori dopo che si era sparsa la notizia di un’operazione alla quale era stato sottoposto d’urgenza, e dopo la quale (secondo le poche notizie uscite, alcune per la verità incontrollate) avrebbe perso l’utilizzo delle corde vocali. I suoi problemi cardiaci erano ben noti e sarebbe stato proprio un arresto cardiaco a stroncare la vita al popolare wrestler, deceduto appena dopo essere stato trasferito in ospedale dalla sua dimora di Clearwater, in Florida.

Perché Hogan è stato l’MJ del mondo del wrestling

Per provare a spiegare (soprattutto alle nuove generazioni) chi era Hulk Hogan bisognerebbe aprirebbe davvero lo scrigno dei ricordi e starne a parlare per giorni. Un wrestler che ha cambiato le regole del gioco, uno di quelli che da solo ha saputo fare le fortune di una federazione che prima del suo arrivo non se la passava poi tanto bene. Per questo c’è chi l’ha definito il “Michael Jordan” del wrestling: come MJ ha portato l’NBA in una nuova dimensione a partire dalla metà degli anni ’80, così Hulk Hogan ha fatto con l’allora WWF (poi evolutasi nell’odierna WWE) facendola entrare nelle case di milioni di persone.

La sua maschera di difensore dell’orgoglio americano ha funzionato per anni, ma paradossalmente anche quando ha cambiato faccia, diventando “heel” (di fatto cattivo) e dando vita prima al NWO e poi al personaggio di Hollywood Hogan i fan l’hanno sempre seguito.

Nel tempo però i problemi si sono fatti pressanti: quelli fisici, con oltre 10 interventi per cercare di risolvere fastidi alla schiena e in età più avanzata alle ginocchia, eredità di tanti anni di duro lavoro in palestra e sul ring. Ma anche a livello personale, con accuse di tradimento alla moglie e qualche vizio al quale non è sembrato essere esente. Ma i fan perdonavano tutto ad Hulk Hogan: chi ha amato il wrestling non potrà mai abituarsi all’idea di non vederlo più nel mondo che ha contribuito a edificare.

Gli inizi, le sfide in Giappone, l’intuizione di McMahon

La carriera di Hogan è cominciata davvero dai bassifondi, e forse anche questo l’ha reso più empatico con le folle che l’hanno poi adorato. Ha combattuto per diverso tempo in leghe minori e anche in Giappone (tra gli altri contro Antonio Inoki), diventando un personaggio rispettato. La svolta arriva però nel 1979, quando la famiglia McMahon trova il modo per portarlo nell’allora WWF e pochi anni più tardi decide (felice intuizione) di farne l’uomo copertina della federazione.

Gli anni ‘80’ diventano gloriosi: l’apice lo tocca a Wrestlemania III, il 29 marzo 1987, quando batte André The Giant e riesce nell’impresa di sollevarlo da terra. Diventerà 6 volte campione dei massimi (14 se si considerano tutte le varie sigle e federazioni con le quali ha lavorato), l’ultima alle soglie dei 50 anni. A metà anni ’90 si prenderà pure una pausa per diventare attore, con qualche telefilm e serie che riscuote un buon successo, dopo che negli anni ’80 aveva preso parte anche a Rocky III.

Gli ultimi anni: il ritorno show, poi i problemi di salute

Quando passa alla federazione rivale (la WCW) la WWF quasi va in bancarotta: il pubblico segue Hogan, che deve il nome Hulk a Lou Ferrigno, l’attore che ricopriva il ruolo Hulk sul piccolo schermo (lo ribattezzò così perché lo vedeva enorme come il suo personaggio verde).

Nel 2001 tornerà alla WWF e perderà l’ultimo incontro per il titolo contro The Undertaker. Nel 2005 entra nella Hall of Fame, poi compare in uno show per MTV che racconta la sua vita familiare, quindi addirittura a sostegno di Trump nell’ultima campagna elettorale per la Casa Bianca.

Poi però i problemi di salute prendono il sopravvento, tra speculazioni e preoccupazioni. Fino all’ultima velina, quella che certifica la morte terrena di un mito che continuerà a vivere per sempre nei cuori di chi l’ha amato e lo amerà sempre.

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