Quel negozio di frutta e verdura dove aveva detto che avrebbe passato la sua vita da ex calciatore poi non l’ha più aperto. Marcelo Zalayeta, ex attaccante di Juventus e Napoli, si era divertito ad ipotizzare per sé un futuro da fruttivendolo dopo aver appeso le scarpe al chiodo 3 anni fa, dando addio al Penarol. Oggi l’uruguaiano compie 40 anni e in queste ore gli stanno arrivando gli auguri da tanti amici ed ex compagni, compresa la Juve che l’ha omaggiato su twitter. Perchè Zalayeta è stato amatissimo pur non essendo mai stato una vera star. Il suo soprannome è Panteròn (“Mi diedero questo soprannome dopo una rete segnata al Perugia, con un guizzo da felino”), il secondo nome è Danubio, come si chiamava il nonno, ed ha dovuto lottare e combattere fin da piccolo.
L’INFANZIA – E’ cresciuto con mamma Azucena, tre fratelli e quattro sorelle. Il papà non l’ha mai conosciuto. A cinque anni si trasferì da Montevideo dov’è nato a a Buenos Aires seguendo la madre che aveva trovato un impiego come domestica, a undici è tornato a Montevideo cominciando a giocare in una squadra che ha il nome suo (Danubio) e di suo nonno appunto, colui che gli ha fatto da padre. Lì lo ha scovato il Penarol, dove a sua volta l’ha scovato la Juve, che lo ha preso, lo ha mollato (Empoli, Siviglia, Perugia), lo ha ripreso e lo ha rimollato. L’avevano pure dimenticato, si ricordarono di lui (autunno 2001), che era ormai disoccupato da quattro mesi, perché bisognava riempire il vuoto lasciato in panchina dall’infortunio di Salas. Quella casualità gli ha cambiato la vita: perchè nel 2003 segnò un gol indimenticabile per i bianconeri. La Juve in Champions deve andare a fare la partita al Camp Nou dopo l’1-1 in casa contro il Barcellona con gol di Montero.
LE GIOIE – Una partita difficilissima che assume i connotati dell’impresa quando i bianconeri si ritrovano in 10 per l’espulsione di Davids e sotto di un gol. Pareggia Nedved, si va ai supplementari. È un assedio. Lippi si ricorda di Zalayeta e lo manda in campo. Quando siamo ormai all’ultimo minuto del secondo tempo supplementare e la Juve è schiacciata nella propria area, improvvisamente Birindelli esce palla al piede dalla difesa e supera la metà campo sulla destra. Davanti c’è solo lui, il Panteròn, in mezzo ai difensori catalani. Birindelli crossa comunque. Zalayeta anticipa tutti e con un piatto preciso gela letteralmente il Camp Nou. Per par condicio in Europa punì anche il Real Madrid. Ottavi di Champions, 2004/05. La Juve ospita le merengues e deve ribaltare l’1-0 dell’andata. La gara non si sblocca e Capello manda in campo prima il rientrante Trezeguet e poi anche Zalayeta. David segna e porta la partita ai supplementari. E ancora una volta ci pensa il Panterone sul finire del secondo tempo supplementare a regalare la qualificazione alla Juve con un destro da fuori area che fa impazzire il Delle Alpi. Con la Juventus ha vinto cinque scudetti (1998, 2002, 2003,, 2005, 2006, gli ultimi due revocati causa “calciopoli”). Passò al Napoli (consigliato all’allora tecnico Reja dal suo grande amico Capello) ed anche nel biennio in azzurro divenne un idolo.