Dopo di lui, nessun altro. Sono sempre di più i casi relativi ai numeri di maglia ritirati, nel calcio italiano e internazionale. Numeri che i tifosi di una squadra non vedranno più addosso ad altri calciatori, dopo che sono stati indossati da capitani coraggiosi, bandiere, simboli, leggende e idoli transitati per il loro club.
In alcuni casi si tratta di calciatori che hanno semplicemente appeso le scarpette al chiodo, in altri di calciatori spentisi tragicamente, o ancora di campioni che sono passati a miglior vita anni dopo aver chiuso col calcio giocato. Tutti uniti da un destino comune: quelli di vedere la propria maglia ritirata dai club dove hanno speso i giorni migliori delle loro carriere.
- Le maglie ritirate: dalla 01 alla 9
- I numeri non più disponibili: le iconiche 10
- Le dediche speciali: dalla 11 alla 17
- I numeri ad memoriam: dal 22 al 41
Le maglie ritirate: dalla 01 alla 9
Non c’è una maglia numero 1 che sia stata ancora ritirata, in Italia o all’estero. Ma c’è il caso curioso di Rogerio Ceni, estroso portiere brasiliano col vizio del gol, che indossava la 10 rovesciata, la maglia numero 01. E proprio quella il Sao Paulo, club in cui ha militato tra il 2007 e il 2015, ha deciso di riservargli per sempre.
Tra le squadre delle categorie più importanti, l’unica che abbia ritirato la maglia numero 2 è stata il Vicenza che dopo la morte di Giulio Savoini, avvenuta nel 2015, ha deciso di ricordare così la bandiera e leggenda del mitico Lanerossi negli anni ’50 e ’60.
La maglia numero 3 non può essere indossata più da alcun calciatore dell’Inter: sarà sempre e comunque di Giacinto Facchetti, bandiera e icona nerazzurra da terzino prima e da dirigente poi. Stesso discorso per i cugini del Milan. La 3 di Maldini è stata ufficialmente ritirata dopo la fine dell’esperienza in rossonero da calciatore di Paolo, poi rientrato nelle vesti di dirigente. Anche il Bari ha il suo difensore-bandiera: Giovanni Loseto, colonna dei galletti dal 1982 al 1993, che pure indossava la maglia numero 3.
Altra maglia ritirata dall’Inter è quella numero 4 de “Il Capitano”. Javier Zanetti ha giocato in nerazzurro dal 1995 al 2014, diventando a tutti gli effetti un pezzo della storia dell’Inter, di cui adesso è vicepresidente. Ma anche la Salernitana ha il suo storico numero 4: Roberto Breda, colonna e faro dei granata nell’ascesa dalla C alla A negli anni ’90. Il Siena ha ritirato la 4 di Michele Mignani, in bianconero per nove stagioni, e il Sassuolo ha fatto lo stesso col mitico capitano Francesco Magnanelli, che ha speso 17 stagioni in rossoverde accompagnando gli emiliani dalla C2 all’Europa.
Anche la maglia numero 6 è stata ritirata dal Milan: è quella del grande Franco Baresi, il Kaiser Franz di Milanello, capitano di mille battaglie dalla B all’Intercontinentale. Il 6 era anche il numero di un altro difensore leggendario, Gianluca Signorini, scomparso nel 2002 dopo una lunga malattia: il Genoa, di cui è stato capitano, ha ritirato per sempre la sua maglia. E lo ha stesso ha fatto il Parma per Alessandro Lucarelli, ritiratosi nel 2018: capitano dalla A alla D, avendo accompagnato i ducali anche nella discesa agli inferi seguita al fallimento del club nel 2015. Ma 6 era anche il numero del leggendario Bobby Moore, capitano del West Ham e dell’Inghilterra campione del mondo nel 1966. Proprio gli Hammers hanno ritirato la sua maglia, dopo la morte datata 1993.
CR7? No, per i genoani esiste solo MR7. La sette del grande Marco Rossi, in rossoblu dal 2005 al 2013, è diventata intoccabile.
La numero 8, invece, è stata ritirata dal Cosenza in memoria di Denis Bergamini, storico capitano morto nel 1989 in circostanze mai del tutto chiarite. Mentre la Dynamo Ceske Budejovice ha fatto lo stesso con la 8 della sua leggenda indiscussa, Karel Poborsky, visto anche in Italia tra le fila della Lazio dove peraltro non ha lasciato grandi ricordi.
E la 9? L’unico club importante che l’ha ritirata è stato il Nantes, dopo la tragica scomparsa per un incidente aereo dell’attaccante argentino Emiliano Sala, avvenuta nel 2019.
I numeri non più disponibili: le iconiche 10
Il dieci è senza dubbio il numero più iconico del calcio. Indica ancora oggi il giocatore di maggior talento, quello dotato delle qualità migliori, il fuoriclasse capace di trovare la giocata vincente in ogni momento. Dici 10 e pensi a Maradona e, ovviamente, la maglia di Diego è stata ritirata dal Napoli da tempo.
Con un grottesco fuori programma: dopo la discesa in C degli azzurri nel 2004 è stata indossata gioco forza da diversi calciatori, reintrodotta per volere (e miopia) della Lega Serie C, incurante delle leggi dell’affetto, più che del marketing. L’ultimo a vestire la 10 di Diego al San Paolo un argentino: il “Pampa” Sosa.
Ma 10 è stato anche il numero di Pelé, l’altro fuoriclasse assoluto del pallone. Curiosamente, a ritirare la maglia di O Rei non è stato il Santos, club in cui il brasiliano ha speso quasi tutta la sua vita calcistica, che ha reso grande e arricchito di vittorie e trofei. L’ha fatto il New York Cosmos, squadra in cui Pelé ha giocato gli ultimi spiccioli di carriera per promuovere il calcio nel Nord America.
In Italia, invece, la 10 è la maglia di Roberto Baggio. Il Divin Codino, il fantasista dalle giocate magiche e dal talento smisurato. Tra tutti i club in cui ha militato, l’unico che ha appeso per sempre al muro la sua maglia è stato il Brescia, che è stata anche l’ultima società per cui Baggio ha giocato.
Altri club che hanno ritirato la maglia numero 10 sono stati l‘Avellino in memoria del mitico capitano della promozione in A, Adriano Lombardi, diventato poi a più riprese allenatore del club irpino e scomparso a causa della Sla. Anche l’Empoli ha fatto lo stesso per una delle sue bandiere più affermate: Francesco “Ciccio” Tavano. Spostandoci all’estero, l’Honved Budapest ha reso intoccabile la maglia di un altro fuoriclasse del calcio di tutti i tempi, lo straordinario Ferenc Puskas.
Le dediche speciali: dalla 11 alla 17
Quando si parla di maglia numero 11, a Cagliari esiste un solo personaggio degno di indossarla: Gigi Riva. Dal 2005 la casacca del grande centravanti, originario del Varesotto e trapiantato in Sardegna, è stata ufficialmente ritirata.
La 12, invece, per molti club è un numero da riservare ai tifosi. A quelli delle curve, sempre vicini alla squadra nel bene o nel male, con fede incrollabile. In Italia sono diverse le società che hanno fatto questa scelta: Atalanta, Cesena, Genoa, Lazio, Lecce, Palermo, Parma, Pescara, Torino e altre scese nelle categorie minori. All’estero i casi più celebri sono forse quelli del Bayern Monaco e del Flamengo.
La maglia numero 13 è legata a due tragedie che hanno visto coinvolti due giovani calciatori, due difensori. Il Brescia ha ritirato la maglia di Vittorio Mero, scomparso a 27 anni nel 2002 per un incidente stradale. Lo stesso hanno fatto Cagliari e Fiorentina nel ricordo di Davide Astori, morto 31enne nel 2018 prima di una sfida di campionato tra i viola e l’Udinese.
Altro giocatore scomparso precocemente è Federico Pisani, morto nel 1997 ad appena 22 anni: l’Atalanta ha ritirato la maglia che indossava, la 14. Che è pure la maglia storica di un mito del calcio, il geniale Johan Cruijff. Un precursore, visto che indossava la 14 quando ancora si utilizzava soltanto la rigorosa numerazione da 1 a 11. L’Ajax, ovviamente, gliel’ha riservata per sempre.
La 17 porta sfortuna? Non ditelo a Henrik Larsson, uno dei calciatori svedesi più forti di sempre che la indossava sempre. L’Helsingborg, il club in cui è cresciuto, l’ha tolta dalla circolazione in suo onore.
I numeri ad memoriam: dal 22 al 41
Forse il caso di maglia ritirata più precocemente al mondo è quello relativo alla 22 di Jude Bellingham. Il Birmingham City, club che l’ha venduto giovanissimo al Borussia Dortmund, ha deciso di riservare per sempre quel numero alla stellina del suo vivaio.
Al Manchester City, invece, è inutilizzabile il 23: è il numero di Marc-Vivien Foe, centrocampista del Camerun che giocava per i ‘Citizens’, spentosi tragicamente in campo nel 2003.
Caso più unico che raro, un club cipriota, l’AEL, ha deciso di ritirare la maglia numero 24 in onore di una leggenda dello sport. Non un calciatore, ma una stella del basket, l’inarrivabile Kobe Bryant, tragicamente scomparso nel 2020.
A un’altra tragedia è associata la maglia numero 25, quella di Piermario Morosini, spentosi in campo nell’aprile 2012 durante un Pescara-Livorno. Una tragedia devastante, con Livorno e Vicenza – club dove aveva giocato Morosini – che hanno ritirato per sempre la sua maglia.
La 27 del Bologna è riservata a Niccolò Galli, figlio dell’ex portiere Giovanni, scomparso nel 2001 ad appena 17 anni. Era una promessa del calcio rossoblu e italiano, aveva appena esordito in prima squadra. La 27 sarà sua per sempre.
Altro calciatore scomparso in attività, l’attaccante Jason Mayelé. Ha militato nel Cagliari e nel Chievo e proprio quando era tesserato per i gialloblu è rimasto vittima di un incidente stradale nel 2002. Alla sua morte il club veneto ha ritirato la maglia numero 30.
Dopo la 30, la 31: il Chievo ha ritirato anche la maglia del mitico capitano Sergio Pellissier, bomber vecchio stampo che ha detto di no a tante offerte allettanti per fedeltà al ‘Céo’.
La numero 41 del Messina, infine, sarà sempre di Salvatore Sullo, centrocampista duttile e dai sette polmoni che in riva allo Stretto ha militato per sei stagioni, quando i peloritani hanno raggiunto la serie A.