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Igor Tudor, da "allievo di Lippi" ad affermato in Serie A

Grinta e decisione, tanto in campo quanto in panchina

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Gigante croato con fisico da stopper e piedi “da trequartista”, ma spesso prono a infortuni, Igor Tudor ha legato la sua carriera da giocatore a due elementi ben riconoscibili: la tenacia e la Juventus. Ed entrambe hanno fatto e fanno parte anche del suo essere allenatore. Dopo un inizio difficile, Tudor sembra aver trovato la sua dimensione in panchina e i risultati a Verona lo confermano: la squadra vince e convince e fa “sognare” i tifosi giallo-blu, piazzando “de facto” il croato tra le fila della “nuova generazione” di allenatori che tanto sta facendo bene in Italia.

Dal bianco di Spalato al bianconero di Torino

La carriera da calciatore di Igor Tudor inizia nella sua città natale, Spalato: il club locale, l’Hajduk Spalato, lo ingaggia da ragazzino e lo fa crescere tra le sue fila. Debutta in maglia bianca nel 1995, a soli 17 anni. Dopo una parentesi di 6 mesi al Trogir, nella terza serie nazionale, ritorna all’Hajduk, con cui gioca fino al ’98. Nell’estate di quell’anno arriva la chiamata della Juventus, che se lo aggiudica per l’equivalente di circa 3,7 milioni di euro. Comprato per giocare in difesa, la sua carriera svolta a partire dalla stagione 2001, quando sulla panchina della Juventus arriva Marcello Lippi. L’allenatore viareggino lo avanza a centrocampo, conscio delle doti tecniche del croato. Tudor lo ricompensa segnando gol fondamentali per la vittoria dello scudetto 2001/2002 e per l’accesso ai quarti di Champions nella stagione successiva.
Minato da continui infortuni, protrae la sua esperienza bianconera fino al 2005: definitivamente chiuso da Lilian Thuram e da Fabio Cannavaro, passa al Siena nel gennaio 2005. Resta in toscana per un anno e mezzo, per fare ritorno in piemonte nell’estate del 2006. Ancora falcidiato da problemi fisici, lascia la Juventus nel 2007 da svincolato.
Gioca la sua ultima stagione ancora all’Hajduk Spalato, appendendo le scarpette al chiodo nel 2008.
Con la nazionale croata gioca i Mondiali di Francia 98 e Germania 2006, saltando Giappone e Corea 2002 per infortunio. Trova la sua prima rete all’Europeo di Portogallo 2004.

L’inizio da allenatore

La prima esperienza da tecnico, Igor Tudor la fa proprio all’Hajduk, dove assume il ruolo di vice di Edi Reja. L’avventura non è delle migliori e si conclude con la rescissione del contratto nel 2010. Il richiamo del club croato, però, è troppo forte e Tudor risponde altre due volte: la prima nel 2011 per allenare gli Under-17. La seconda nell’aprile del 2013 come capo allenatore, subentrando all’esonerato Miso Krsticevic. Nel mezzo la parentesi come vice di Igor Stimac nella nazionale Croata.
Si dimette dalla guida dei Bianchi a febbraio 2015 dopo aver vinto la Coppa di Croazia. A giugno dello stesso anno firma col PAOK di Salonicco, ma viene sollevato dall’incarico a marzo 2016 a causa di risultati negativi e commenti “sprezzanti” nei confronti della sua stessa rosa.
Tra giugno del 2016 e dicembre del 2017 allena in Turchia, prima al Karabukspor e poi al Galatasaray.

La scottante panchina a Udine, il ritorno alla Juventus e il decollo a Verona

Dopo qualche mese di pausa, ad aprile 2018 arriva per Tudor il momento di tornare nel paese che lo ha reso grande calcisticamente: l’Italia. L’Udinese lo vuole per rimettere insieme i cocci della fallimentare gestione targata Massimo Oddo: i friulani, all’arrivo del croato, sono reduci da ben undici sconfitte consecutive. Come neanche il miglior Ethan Hunt avrebbe potuto fare, Tudor porta a compimento questa “missione impossibile” e in quattro partite porta l’Udinese alla salvezza. Purtroppo, ciò non gli garantisce la riconferma da parte del patron Pozzo. Salvo poi ricredersi e richiamarlo a marzo dell’anno successivo nuovamente per salvare la squadra dalla retrocessione. Subentrato a Davide Nicola, riesce nuovamente nell’impresa, guadagnandosi, stavolta, la panchina anche per l’anno successivo. Purtroppo l’inizio della stagione 19/20 è tutto fuorchè positivo e, a novembre 2019, viene esonerato.
Dopo una brevissima parentesi nuovamente alla guida dell’Hajduk Spalato, nell’agosto 2020 torna a vestire nuovamente bianconero: dopo quello dei friulani, tocca a quello dei torinesi della Juventus, con cui tanto aveva fatto bene da calciatore. Firma come vice di Andrea Pirlo, neo allenatore bianconero arrivato dopo l’esonero di Maurizio Sarri. L’annata a Torino, nonostante due trofei (Coppa Italia e Supercoppa Italiana), è altalenante e tutto lo staff di Pirlo, Tudor compreso, viene sollevato dall’incarico a giugno 2021.
La vera, grande, occasione per dimostrare chi sia davvero il Tudor allenatore arriva a settembre dello stesso anno: prendendo il posto dell’esonerato Eusebio Di Francesco, il croato si siede sulla panchina dell’Hellas Verona. E inizia a macinare vittorie e a produrre risultati importanti, anche con squadre di rilievo: tra il 16 e il 30 ottobre, gli Scaligeri si impongono 3-2 sul Milan a San Siro e 4-1 e 2-1 contro Lazio e Juventus in casa.

Grinta, aggressione e possesso palla. E un Simeone in stato di grazia.

Analizzando le partite giocate quest’anno dal suo Hellas, si possono scorgere i dettami tattici di Tudor e si notano le influenze dei “maestri di calcio” che lo hanno guidato da calciatore: Marcello Lippi, Carlo Ancelotti, Edi Reja. L’allenatore croato si affida a un solido 3-4-2-1, che in fase di non possesso si trasforma in un 5-4-1 molto coperto, in cui il portatore di palla avversario viene pressato nella propria trequarti. Il gioco si sviluppa dal basso, partendo dalla difesa e cercando la verticalità per uno dei due esterni di centrocampo. Da uno di loro, poi, si sviluppano dei cross per gli attaccanti o un cambio di gioco per l’altro esterno, con i centrocampisti centrali a dare copertura in caso di perdita del pallone.
Un’altra soluzione offensiva, invece, può essere quella del lancio lungo verso la punta, che deve controllare e permettere lo scarico a traino dei centrocampisti in inserimento. Non a caso, centrale è stato sino ad ora Antonin Barak, centrocampista con grandi doti di palleggio e inserimento. In attacco ha brillato anche la stella di Giovanni Simeone: il “Cholito”, in totale stato di grazia in questa stagione, con Tudor sembra aver trovato una vena realizzativa mai vista: nel solo girone di andata ha messo a segno ben 12 reti.

 

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