Dal baratro alla gioia più vera: Sofia Goggia nel documentario di Sky ‘23 Giorni. Il miracolo di Sofia Goggia‘, è tornata a parlare dell’incredibile impresa alle Olimpiadi di Pechino, quando ha conquistato l’argento nella discesa libera a 23 giorni dal grave infortunio al ginocchio.
La sciatrice bergamasca ha ricordato di essere passata in pochi giorni dalla gioia alla disperazione più cupa, quindi alla speranza e infine all’orgoglio di essere riuscita in un’impresa unica.
- Sofia Goggia: "Dalla gioia alla disperazione in 24 ore"
- Sofia Goggia: "L'infortunio è un dolore inflitto a chi ti ama"
- Sofia Goggia: "Mi sono accasciata a terra e ho pianto a dirotto"
- Sofia Goggia: "In Cina ho fatto click"
Sofia Goggia: “Dalla gioia alla disperazione in 24 ore”
Sofia Goggia ha ripercorso il weekend di Cortina d’Ampezzo: “Nella discesa del giorno prima stavo scendendo come una scellerata, tagliata la linea del traguardo, luce verde davanti a tutti i miei fan italiani, davanti a quei bambini a cui avevo dato il cinque durante la ricognizione, apoteosi dello sci, apoteosi di felicità. Vedere le persone emozionate per te, che son venute a vedere la gara di Coppa del Mondo per te e per le tue compagne, per l’Italia. Non c’è nulla di più bello che sentire l’amore e il supporto dai fan”.
Il giorno dopo l’incubo: “Stavo facendo il Super-G perfetto. Non avevo fatto un errore tecnico fino a quel punto. Quella cunetta in ricognizione l’avevo vista. Ma con i tagli di luce, era un pezzo dove si andava allo Scarpadon su 110 km all’ora, non l’ho presa in considerazione. Allora è stato un attimo: ho sbattuto gli occhi per entrare in quel punto, mi si sono divaricati gli sci, mi sono trovata a terra, ho impattato con il palo dopo e subito ho sentito male al ginocchio”.
Sofia Goggia: “L’infortunio è un dolore inflitto a chi ti ama”
La bergamasca si è accorta subito della gravità della situazione: “Non avevo sensibilità alle ginocchia, non sentivo niente, ero come paralizzata. Mi sono tolta gli scarponi, ho visto che iniziavo a tremare e sapevo di avere qualcosa che non sarebbe stata la classica botta. Il dolore che provi per te stesso lo puoi sopportare, ma vedere le persone che ti amano, con quegli occhi, fa crollare anche te ed è qualcosa che io non sopporto. È quasi patologico dire io per me sopporto una cosa, un dolore allucinante ma per gli altri quasi crollo, quando invece dovresti dire ‘cavolo sono io la persona infortunata’. Invece io ho sempre vissuto l’infortunio quasi come un’ingiusta punizione nei confronti miei, ma anche nel dolore inflitto alle persone che amo”.
Sofia Goggia: “Mi sono accasciata a terra e ho pianto a dirotto”
“Facciamo questa risonanza ma le immagini non riuscivano a venire bene, nonostante i pesi che mi avevano messo per farmi stare ferma, perché continuavo a singhiozzare. Poi, durante l’ennesima foto, l’ennesimo esame, ho sentito la voce del dottore da dietro, dalla sala di comando, dire: No, Sofi il crociato c’è. Sospiro di sollievo anche se poi… la verità è che il crociato c’era ancora, cioè c’era un filino che teneva uniti i due lembi“.
Quindi è cominciato il duro percorso per tornare a sciare: “Io sono entrata in palestra con le stampelle e, al pensiero che le altre erano a Malpensa e stavano partendo per le Olimpiadi, sono scoppiata a piangere, ma a dirotto. E mi sono accasciata a terra, stringendomi, come per non lasciarmi sola. Mi sono stretta forte e ho spremuto tutte le mie lacrime, e poi, dopo uno sfogo di un quarto d’ora, mi sono rialzata e sono andata a lavorare”.
Sofia Goggia: “In Cina ho fatto click”
“È stato un percorso difficilissimo, ma a livello personale estremamente appagante per la ricchezza che ho trovato. Penso sia stata una parte dolorosissima della mia carriera, ma sicuramente il valore umano che ho trovato nelle persone che mi hanno circondata in quel percorso è qualcosa di leggendario. Fidarsi delle persone è un conto, affidarti alle persone un altro e non è facile farlo, soprattutto quando sei ad alti livelli, come me”.
In Cina dopo un avvio difficile, qualcosa è scattato: “C’è stato un momento in cui ho fatto click ed è stato quando mi sono presentata alla ricognizione della prima prova della discesa, prova che già avevo studiato, avevo chiesto a Lindsey Vonn di mandarmi tutto, porte, neve, linee… poi, chiaramente dal video vedi poco, ma un’idea te la fai. Cercavo sempre uno spunto che mi potesse aiutare nel mio percorso. Allora mi sono presentata il giorno della discesa, non avevo neanche tanti dolori, con gli sci ben fatti dal mio Babi, sono entrata nella casetta di partenza e ho letto la scritta Beijing 2022″.
“Lì ho avuto un click e mi sono detta: “Questo è il motivo che dà un senso alle mie sofferenze. Io ci sono”. Ho fatto la ricognizione con un sorriso pazzesco e una serenità incredibile, ma anche la convinzione in me stessa”.