Chissà se la notte del 9 dicembre, quella del triste 0-0 contro lo Shakhtar Donetsk che sancì la terza eliminazione consecutiva dell’Inter alla fase a gironi di Champions League, Antonio Conte, al secondo flop di fila in Europa sulla panchina nerazzurra, immaginava che due mesi più tardi la sua squadra sarebbe stata in testa e in fuga in campionato.
Al tecnico salentino, si sa, non mancano l’ambizione e la passione per le sfide, ma considerando anche il difficile momento vissuto a livello societario, che ha tra l’altro impedito di fare mercato a gennaio, la svolta sul piano dei risultati sul finire dell’inverno non era del tutto prevedibile.
Intervistato dal ‘Corriere della Sera’ pochi giorni dopo il 3-0 al Milan che ha permesso di staccare in classifica i rossoneri, Conte ha parlato del legame creatosi a tutto tondo con l’ambiente interista, svelando anche alcuni retroscena: “Mi avevano sconsigliato l’Inter ma mi piacciono le sfide, e in questo senso l’esperienza alla Juve è stata importante per arrivare con il bagaglio costruito precedentemente. Sono arrivato molto più preparato”.
Conte ha poi parlato del proprio metodo di lavoro senza risparmiare qualche frecciata polemica: “È sempre difficile cambiare il chip mentale ad una squadra che non vince da 10 anni, inconsciamente cerchi alibi e dai la colpa ad altri, non vedi i tuoi limiti. La differenza tra mentalità vincente o semplicemente campare è alzare la pressione, lavorare su ogni settore e non solo sui calciatori, e diventare un rompiscatole. Da avversario voglio ammazzare, intendo sportivamente, il mio nemico. Mandarmi via avrebbe facilitato gli altri”.
Nonostante il contratto in scadenza nel 2022, quindi, e le voci su un possibile addio a fine stagione qualora la società non fosse in grado di garantire un progetto ambizioso, Conte sembra avere tutta l’intenzione di restare a lungo in nerazzurro: “L’Inter è la sfida più difficile della mia carriera. Non so se vinceremo ma faremo di tutto per riuscirci e un allenatore, quando decide di sposare un progetto, è felice se ha la possibilità di lavorare a lungo nello stesso club. Mi piacerebbe ci fosse continuità in tutto”.
Conte non ha però domenticato il breve passato alla guida dell’Italia: “Se penso alla Nazionale mi vengono i brividi, la mia porta per l’Italia sarà sempre aperta”.