Inseguendo Antonio Conte. Il paragone con il predecessore non sarà un’ossessione per Simone Inzaghi, come lo stesso tecnico piacentino aveva tenuto a sottolineare già durante la presentazione ufficiale all’Inter, ma al di là delle dichiarazioni ufficiali un po’ di pressione a inizio stagione l’avrà avuta anche l’ex allenatore della Lazio, come inevitabile che sia quando si subentra a un collega capace di riportare una squadra alla vittoria dopo 11 anni.
Ancora di più se il collega in questione è proprio uno come Antonio Conte, la cui capacità di creare empatia in poco tempo con spogliatoio e tifoseria è ben nota e può rappresentare un ulteriore ostacolo da superare per il successore.
Il 3-5-2 di Simone Inzaghi: analogie e similitudini con quello di Antonio Conte
Ebbene, Simone Inzaghi si sta dimostrando una scelta felice da parte della società, così se i cori dei tifosi dell’Inter per l’illustre fratello d’arte si erano già uditi durante le amichevoli estive, ora la fiducia è stata ripagata dai fatti, alla luce della marcia della squadra nel primo trimestre della stagione.
Un anno fa dopo 14 giornate l’Inter aveva sì due punti in più rispetto ad oggi, 33 contro 31, ed era sì ad un punto “effettivo” dal primo posto occupato dal Milan, oggi in testa insieme al Napoli a +1 sui nerazzurri, ma con una partita in meno, ma a favore di Inzaghi parla il traguardo fondamentale degli ottavi di Champions League, tagliato con un turno d’anticipo sulla fine del girone. Un obiettivo che non veniva centrato da dieci anni, ritenuto fondamentale dalla società, anche per motivi economici e che non era stato raggiunto nel biennio della gestione Conte, al netto di gironi sicuramente più difficili rispetto a quello di quest’anno.
Ancora più dei numeri, dalla parte di Inzaghi c’è il modo di stare in campo dell’Inter edizione 2021-2022, che non è migliore o peggiore rispetto a quello dell’era di Antonio Conte, semplicemente è diverso ed efficace, cosa non scontata visto che i due tecnici, pur uniti dalla predilezione per il 3-5-2, sviluppano il gioco in modo diverso chiedendo cose differenti ai propri giocatori.
Il tutto, particolare tutt’altro che secondario, senza dimenticare che alla rosa dell’Inter campione d’Italia sono stati tolti Romelu Lukaku e Achraf Hakimi, i giocatori decisivi per la conquista dello scudetto insieme a quel Christian Eriksen che fu protagonista del girone di ritorno.
Inter, Simone Inzaghi e la scommessa vincente di Calhanoglu
Al loro posto Simone Inzaghi ha puntato su due dei volti nuovi del mercato, Edin Dzeko e Hakan Calhanoglu, e su Matteo Darmian, rivalutato come titolare al posto del deludente Denzel Dumfries.
Senza la potenza di Lukaku e la sua ricerca della profondità Inzaghi ha puntato su un gioco maggiormente corale, con i movimenti incontro di Dzeko e un Lautaro chiamato ad agire più vicino alla porta. Quanto al centrocampo, il cambio della Guardia tra Eriksen e Calhanoglu sta dando risultati anche superiori alle aspettative.
Nelle ultime partite, infatti, il numero 10 dell’Inter ha preso in mano la squadra sul piano della personalità (leggi il rigore battuto da ex contro il Milan) e tecnico, con gol e assist determinanti anche contro Napoli e Venezia. In Laguna l’ex rossonero ha siglato il quarto gol in campionato, tanti quanti ne aveva realizzati in tutta l’ultima stagione con il Milan in 33 partite.
Mai, inoltre, in carriera, Calhanoglu aveva trovato la via della rete per tre partite consecutive, neppure nell’esperienza al Bayer Leverkusen che lo lanciò nel grande calcio.
Il gol al Venezia ha inoltre permesso a Calhanoglu di toccare quota 26 reti realizzate da fuori area negli ultimi sette anni, al secondo posto della speciale classifica in Europa al fianco proprio di Eriksen e alle spalle del solo, inarrivabile Leo Messi a quota 61. Un segnale chiaro sull’incidenza del turco negli schemi di Inzaghi, che da Calhanoglu sta avendo anche ottime risposte sul piano dell’applicazione in fase difensiva.
Inter, numeri da sogno in Italia e in Champions League
Insomma la nuova Inter ha trovato leader nuovi e riesce a vincere giocando un calcio intenso come quello di Conte, ma anche a tratti più spettacolare. A confermarlo i complimenti postati dallo stesso Venezia su Twitter al termine del match e i numeri in Serie A e in Champions.
L’Inter è infatti andata in gol a Venezia per la 33° partita consecutiva, striscia più lunga di sempre nella storia del club e nelle ultime 17 gare esterne, a un passo dal record assoluto del 1951 (18).
Record da condividere con la scorsa stagione, ma che si aggiungono alle eloquenti cifre della Champions, che vedono l’Inter come una delle squadre con il maggior numero di tiri dell’intera fase a gironi e quella ad averne tentati di più nei primi tempi, ben 62.
Un altro indice della voglia della squadra di Inzaghi di aggredire e dominare, come e più rispetto a quella targata Antonio Conte.