La sconfitta contro il Mura, formazione slovena, ha segnato la fine dell’imbattibilità di Antonio Conte sulla panchina del Tottenham, dopo appena quattro gare (due vittorie e un pareggio), scatenando le ire del tecnico salentino, come noto “allergico” alle sconfitte, in particolare a quelle contro avversari alla portata.
“C’è molto da lavorare, il livello non è alto” ha tuonato Conte al termine della gara contro la squadra di che ha complicato la strada verso il passaggio del turno in Conference League.
L’obiettivo degli Spurs e di Antonio Conte è comunque quello di tornare in Champions League nella prossima stagione, per poi “godersi” i frutti della campagna acquisti estiva già promessa dal presidente Daniel Levy e che dovrebbe riportare il Tottenham ai vertici del calcio inglese.
Antonio Conte, stoccata alla Serie A: “La Premier League è il top”
La missione di chiudere tra le prime quattro non sarà comunque facile, vista la concorrenza spietata e di altissima qualità, ma non è un mistero che le imprese difficili, se non impossibili, siano quelle che piacciano e stimolino di più Antonio Conte, che in un’intervista rilasciata a ‘Sportweek’, magazine de ‘La Gazzetta dello Sport’, non ha lesinato critiche al calcio italiano nel confronto con quello inglese.
“La Premier League è il meglio che c’è sotto tutti i punti di vista – ha sentenziato Conte – Ha un fascino irresistibile e spinge sempre a dare il massimo. Inoltre c’è molto meno tatticismo che in Serie A e si corre al doppio della velocità. Sapevo che prima o poi sarei tornato, ma non pensavo così presto…
Conte e il biennio all’Inter: “Ho lasciato un lavoro finito”
Antonio Conte ha poi ripercorso la propria carriera e in particolare le tappe più difficili ed esaltanti alla guida di Juventus e Inter, riportate alla vittoria dello scudetto dopo aver attraversato lunghi anni di difficoltà
“A Milano ho lasciato un lavoro finito, dal punto di vista tecnico e anche finanziario. Chiesi un solo giocatore, Lukaku, che fu poi rivenduto a prezzo doppio, così come Hakimi Qui devo ricominciare daccapo ed entrare a stagione in corso non è mai semplice”.
“Le sfide non mi hanno mai spaventato – ha aggiunto Conte – mi basta avere anche solo un 1% di possibilità di vincerle per iniziare la mia battaglia. Non ho mai preso squadre che avevano vinto l’anno prima, i miei sono sempre percorsi di ricostruzione. La Juventus veniva da un ottavo posto, il Chelsea da un decimo, l’Inter da un quarto. So che ci vorrà un po’ di pazienza anche stavolta a Londra, ma non mi sèpavento. Il presidente ha dimostrato di volermi a tutti i costi. impostare un lavoro serio e profondo. Crescere e competere con gli altri grandi club inglesi. Il Tottenham ha strutture da top club mondiale, la squadra deve essere all’altezza. Le grandi squadre si costruiscono nel tempo, qui Guardiola e Klopp non hanno vinto al primo anno”.
Juventus, Antonio Conte punge: “Prima di me Bonucci e Chiellini non avevano vinto nulla”
La seconda esperienza londinese di Antonio Conte sembra quindi poter essere all’insegna di un ciclo a lungo termine, quello che il tecnico salentino non è riuscito ad aprire all’Inter e neppure alla Juventus, dove è rimasto per soli tre anni. In entrambi i club il divorzio è avvenuto per divergenze di vedute proprio sui piani di rafforzamento a livello di mercato, anche se nell’intervista a ‘Sportweek’ Conte ha rivendicato l’importanza del proprio lavoro per aver rivalutato il capitale tecnico messogli a disposizione:
“Quando si dice che faccio spendere tanto sul mercato mi viene da ridere. Io ho sempre fatto guadagnare e non spendere. Spesso ho lavorato con giovani da formare o atleti da ricostruire. In carriera ho chiesto solo un giocatore che è stato pagato tanto: Lukaku, ma lo chiesi in base agli obiettivi che mi erano stati presentati. I dirigenti dell’Inter vennero a casa mia a dirmi che volevano abbattere l’egemonia della Juve e portare l’Inter sul tetto del mondo, sfruttando grandi disponibilità economiche.
Spicca in particolare la frecciata ad alcuni fedelissimi della Juventus: “Alla Juventus ho avuto il piacere di lavorare con Barzagli, Bonucci e Chiellini, ma quando li avevo io ancora non avevano vinto nulla. Io guadagno per quello che valgo, produco, costruisco e vinco. Il valore di un professionista è definito dai risultati che ottiene”.