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Indagine plusvalenze fittizie: cosa rischia in concreto la Juventus

Juventus in ansia dopo che sei dirigenti, tra i quali il presidente Andrea Agnelli e il vice Pavel Nedved, sono entrati nel registro degli indagati per alcuni movimenti di mercato "sospetti" compiuti tra il 2018 e il 2021: il punto sull'indagine e il precedente del Chievo.

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Il calcio italiano torna nel mirino delle procure. Nella serata di venerdì è infatti uscita la notizia che la Procura di Torino dell’indagine a carico della dirigenza della Juventus a seguito della verifica ispettiva avviata dalla Consob lo scorso luglio e della relazione da parte della Covisoc che aveva già portato la Procura della Figc ad aprire un fascicolo.

Al centro dell’operazione, denominata “Prisma”, ci sono alcune plusvalenze che non convincono gli organi inquirenti, che sospettano si sia trattato in più di qualche caso di operazioni con valutazioni dei giocatori “gonfiate” al fine di aggiustare i bilanci.

Venerdì la Guardia di Finanza si è presentata alla Continassa, sede del club bianconero, per acquisire tutti i documenti necessari e in casa Juventus ci sono sei indagati, tra i quali il presidente Andrea Agnelli, il vice presidente Pavel Nedved e l’ex Ceo Fabio Paratici.

Si indaga su alcuni movimenti delle stagioni stagioni 2018-19, 2019-20 e 2020-21 per un valore complessivo di 50 milioni. 

Indagine plusvalenze Juventus: gli affari nel mirino della Procura

L’inchiesta era venuta alla luce già alla fine dello scorso mese di ottobre, quando era stata la stessa Procura della Federcalcio guidata da Giuseppe Chiné ad aprire un fascicolo a riguardo con al centro dell’indagine una serie di plusvalenze sospette degli ultimi due anni da parte di diversi club di Serie A, sempre dopo una verifica ispettiva sulle società quotate in Borsa operata dalla Consob.

Tra le operazioni di mercato segnalate c’era anche il trasferimento di Victor Osimhen al Napoli, ma per il momento il mirino sembra indirizzato soprattutto sull’operato della Juventus, in relazione alle stagioni 2018-19, 2019-20 e 2020-21.

La maggior parte delle operazioni di mercato riguarda giovani che non sono neppure mai transitati dalla prima squadra bianconera, ma ceduti a fior di milioni a club di Serie A o B pur avendo disputato solo una manciata di partite in carriera, ma non mancano nomi ben noti al grande pubblico, come quello del portiere ora alla Sampdoria Emil Audero e soprattutto quello di Joao Cancelo, ceduto al Manchester City nell’estate 2019 insieme al giovane Pablo Moreno, e di Miralem Pjanic, ceduto al Barcellona nell’estate 2020 nell’affare che ha portato a Torino Arthur.

Indagine plusvalenze Juventus: i rischi e il precedente del Chievo

È stata la stessa Juventus a diramare nella tarda serata di venerdì, a seduta borsistica rigorosamente chiusa, un comunicato in cui sono spiegati i termini dell’indagine e, per quanto possibile, anche i rischi connessi a essa.

Per capire tuttavia a cosa può andare effettivamente incontro il club bianconero bisogna focalizzarsi su due aspetti.

In primo luogo che la Federcalcio era già a conoscenza dell’indagine della Consob, secondariamente che si tratta di un tema sempre piuttosto “ambiguo”, nel senso che non esiste una definizione oggettiva, né un modo per arrivarci, della parola “fittizia” in riferimento ad operazioni di calciomercato.

In sostanza: come è possibile dall’esterno dare una valutazione precisa del cartellino di un giocatore? Certo, un Primavera valutato 30 milioni può apparire strano, dall’esterno e non solo, ma non esiste un criterio condiviso e universale per stimare il valore di un calciatore.

Del resto le indagini sulle plusvalenze nel calcio escono ciclicamente da una ventina d’anni e l’unico precedente che aveva portato a una condanna ha riguardato quello sugli scambi fra Chievo e Cesena nel 2018 coi tre punti di penalizzazione ai veneti, mentre il club romagnolo era già fallito: in quel caso la Procura ne aveva chiesti 15, ma si tratta di una situazione differente rispetto a quella che riguarda la Juventus, in quanto all’epoca a suffragio dell’inchiesta della Procura sportiva c’era stata anche un’indagine penale condita da intercettazioni telefoniche.

La nota della Juventus: “Impatto negativo sulla situazione economica”

Allo stato attuale, quindi, la Juventus, qualora condannata, dovrebbe rischiare solo una multa, seppur piuttosto salata. L’eventualità di un danno patrimoniale piuttosto significativo, del resto, è già stata avanzata dallo stesso club bianconero nella nota emessa venerdì sera, nella quale si legge che

“(…) Ove all’esito dell’eventuale procedimento che fosse avviato nei confronti dell’Emittente si verificasse tale circostanza, potrebbero verificarsi impatti negativi anche significativi sulla reputazione e sulla situazione economica e patrimoniale dell’Emittente e del Gruppo. 

Il verificarsi degli eventi oggetto di tale rischio, che è considerato di media probabilità di accadimento, potrebbe avere un impatto negativo rilevante sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria del Gruppo. La Juventus stima che il rischio abbia alta rilevanza”.

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