Abbiamo assistito a un Beppe Marotta a tutto tondo in occasione della presentazione dell’ultimo libro di Beppe Severgnini al Book City. Dall’ambizione di una carriera fin qui straordinaria ma non ancora culminata, con tanti altri obiettivi da realizzare, fino alla gestione degli arbitri tanto discussa di recente. Dal rimpianto di Istanbul alla delicata questione stadio passando per la piccata reazione nei confronti del presidente del Milan Scaroni. Il numero uno dell’Inter, insomma, ha provato a raccontare tutte le sue verità.
Barella e lo studio degli arbitri
E partiamo proprio dal rapporto con gli arbitri, uno dei temi più controversi in questo momento. Lo spunto per affrontare l’argomento lo ha dato Nicolò Barella sul quale Marotta ha raccontato: “Il lavoro nostro è quello di far crescere i giocatori non soltanto sotto l’aspetto tecnico. Nella sfera umana c’è anche l’intenzione di capire cosa rappresenta l’arbitro. Noi abbiamo inventato il ruolo del referee manager col quale i calciatori studiano anche l’arbitro. Dopo la designazione andiamo a vedere il designato come arbitra e che tipo di rapporto con i calciatori ha in campo. Barella magari in passato da quel punto di vista peccava, oggi è molto migliorato. Non studiamo solo l’avversario ma anche l’arbitro”.
La questione stadio e la burocrazia italiana
Ottimismo sulla questione stadio da parte del presidente dell’Inter: “Il sindaco sta lavorando bene, sono molto fiducioso, ci stiamo avvicinando a un epilogo velocemente. Secondo me è normale, parlando di senso di appartenenza, che una squadra abbia uno stadio. Oggi c’è la volontà di Inter e Milan di costruire uno stadio, le ultime convergenze vanno verso San Siro. L’importante è superare queste difficoltà burocratiche”.
“Vincere è l’unica cosa che conta” il concetto bonipertiano di Marotta
Nei giorni scorsi Marotta ha battibeccato con Scaroni ma il dirigente ci ha tenuto a rimarcare un concetto: “Non sono un istintivo, cerco sempre di razionalizzare e pensare prima di rispondere. L’ho fatto anche qualche giorno fa con Scaroni, quando ho mostrato le due stelle per dire che a Milano c’è una sola squadra con due stelle...”. Infine, gli obiettivi di squadra sono diventati ancor più elevati dopo Istanbul: “Sento dire da altri che l’importante è arrivare tra le prime quattro, ma non è così. L’importante è vincere. Poi se non si vince, benissimo, significa che gli avversari sono stati più bravi. Ma l’asticella deve essere sempre alta”.