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Irma Testa scaccia i pregiudizi: «Voglio le palestre piene di bimbe»

La campana si è messa al collo l'oro mondiale in India nella categoria 57 kg

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Irma Testa è salita sul tetto del Mondo. A Nuova Delhi, nel weekend si è laureata, nella categoria 57 kg, campionessa del Mondo dopo l’argento dello scorso anno. La campana si è imposta per 5-0 contro la kazaka Ibragimova e si è raccontata a Corriere della Sera.

Il riscatto sociale di Irma Testa

Non è una novità. Irma Testa ha sempre parlato delle sue origini, del contesto in cui è cresciuta. A 12 anni ha infatti mosso i primi passi nel pugilato a Torre Annunziata. «Da noi non ci sono tante possibilità per i giovani. O vieni da una famiglia perbene e benestante, che ti fa studiare, ma se hai i genitori assenti perché devono lavorare dalla mattina alla sera è difficile prendere strade che ti portino lontano. Io ho avuto il maestro Lucio Zurlo, che ha sostituito i miei. Sono entrata in palestra, mi sono subito divertita, non ne sono più uscita. A 14 anni, in Nazionale, è arrivata la proposta: vuoi trasferirti ad Assisi? Quando non hai nulla, è tutto più facile. Anche mamma mi ha dato un calcio nel sedere: vai, scappa, tu che puoi». E ha fatto bene a scappare visto che i suoi sacrifici sono stati ripagati. È stata la prima pugile italiana a qualificarsi ai Giochi, a Rio e a vincere una medaglia, di bronzo a Tokyo.

Il coming out

Non si piaceva da piccola, poi come svela, anche grazie allo sport ha iniziato ad accettarsi. Ha intrapreso un percorso Irma Testa passato dal coming out in famiglia a 15 anni e da quello pubblico dopo Tokyo.«Una medaglia olimpica ti mette al riparo da tutto: pensavo che il mio coming out si portasse dietro altre ragazze, così non è stato. Poi ci fu la questione del ddl Zan, l’applauso dei senatori quando non passò in Parlamento… Guardavo con ammirazione chi combatteva questa battaglia per aiutare i più deboli: ho voluto espormi. Mi sarei sentita una codarda, non l’avessi fatto».

Via i pregiudizi: Irma Testa ci crede

Quando le si chiede se si riveda nel ruolo di pioniera ammette di essere compiaciuta del fatto di aver contribuito a cambiare le cose «ma c’è ancora molta strada da fare: in Italia il pugilato femminile vince di più di quello maschile, che a Tokyo non c’era, eppure parliamo di una disciplina ancora considerata per uomini. Non è più così. Quanto a me, sono la donna immagine del movimento ma non sono la sola. Conquistare un oro fa bene allo sport femminile in generale». E poi sugli stereotipi che ruotano attorno alla boxe femminile spiega: «Come il calcio femminile: fa venire le gambe grosse, fa diventare omosessuale… Ma quando mai? Il mio sogno è vedere le palestre piene di bambine: prima dei 12 anni non tiri pugni, però entri in un mondo pieno di regole e valori. Ed è falso anche che tirando di boxe ti rompi il naso o gli zigomi: in un incontro ci sono molti meno infortuni che in altri sport considerati non violenti. Il pugilato ti fa crescere».

Irma Testa scaccia i pregiudizi: «Voglio le palestre piene di bimbe» Fonte: Getty Images

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