Irma Testa scaccia i pregiudizi: «Voglio le palestre piene di bimbe»
La campana si è messa al collo l'oro mondiale in India nella categoria 57 kg
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Irma Testa è salita sul tetto del Mondo. A Nuova Delhi, nel weekend si è laureata, nella categoria 57 kg, campionessa del Mondo dopo l’argento dello scorso anno. La campana si è imposta per 5-0 contro la kazaka Ibragimova e si è raccontata a Corriere della Sera.
Non si piaceva da piccola, poi come svela, anche grazie allo sport ha iniziato ad accettarsi. Ha intrapreso un percorso Irma Testa passato dal coming out in famiglia a 15 anni e da quello pubblico dopo Tokyo.«Una medaglia olimpica ti mette al riparo da tutto: pensavo che il mio coming out si portasse dietro altre ragazze, così non è stato. Poi ci fu la questione del ddl Zan, l’applauso dei senatori quando non passò in Parlamento… Guardavo con ammirazione chi combatteva questa battaglia per aiutare i più deboli: ho voluto espormi. Mi sarei sentita una codarda, non l’avessi fatto».
Via i pregiudizi: Irma Testa ci crede
Quando le si chiede se si riveda nel ruolo di pioniera ammette di essere compiaciuta del fatto di aver contribuito a cambiare le cose «ma c’è ancora molta strada da fare: in Italia il pugilato femminile vince di più di quello maschile, che a Tokyo non c’era, eppure parliamo di una disciplina ancora considerata per uomini. Non è più così. Quanto a me, sono la donna immagine del movimento ma non sono la sola. Conquistare un oro fa bene allo sport femminile in generale». E poi sugli stereotipi che ruotano attorno alla boxe femminile spiega: «Come il calcio femminile: fa venire le gambe grosse, fa diventare omosessuale… Ma quando mai? Il mio sogno è vedere le palestre piene di bambine: prima dei 12 anni non tiri pugni, però entri in un mondo pieno di regole e valori. Ed è falso anche che tirando di boxe ti rompi il naso o gli zigomi: in un incontro ci sono molti meno infortuni che in altri sport considerati non violenti. Il pugilato ti fa crescere».