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Jannik Sinner ancora sotto attacco, Lindsay Davenport come Nick Kyrgios sul caso doping: "Non è giusto"

L'ex numero 1 al mondo se la prende col campione italiano e parla apertamente di ingiustizia nei confronti dei giocatori che non possono permettersi gli avvocati migliori.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Ci mancava solo Lindsay Davenport nella schiera di infuriati e scandalizzati per la mancata condanna di Jannik Sinner, nonostante il rosso di San Candido sia stato dichiarato innocente dall’Itia, l’agenzia indipendente che valuta i casi di doping nel tennis, per l’ormai arcinota vicenda della positività al Clostebol a marzo, tra i tornei di Indian Wells e Miami. Per l’ex campionessa statunitense il fatto che in passato sia stata adoperata la mano pesante nei confronti di alcuni giocatori, commettendo con tutto probabilità delle ingiustizie, avrebbe dovuto giustificarne un’altra: fermare Sinner per qualche mese. Così, senza valido motivo.

Doping Sinner, Davenport la pensa come Kyrgios

Più o meno le stesse cose che va ripetendo con pervicacia Nick Kyrgios, anche utilizzando il megafono delle dirette delle partite su ESPN, di cui spesso è stata seconda voce. Come l’estroso – e a volte odioso – tennista australiano, Lindsay Davenport ha espresso con crudezza la propria opinione sulla vicenda che ha visto coinvolto il numero 1 al mondo, sposando una tesi più che forcaiola nel corso di un’intervista. Secondo l’ex tennista nata nel 1976 in California, vincitrice di tre tornei dello Slam (Roland Garros, Wimbledon e US Open) tra il 1996 e il 1999, quanto accaduto dopo aver riscontrato la positività di Sinner “non è giusto”.

Il clamoroso attacco a Jannik dell’ex numero 1 al mondo

Rispondendo a una domanda sul tema, Lindsay – che oggi è capitana della nazionale statunitense di Billie Jean King Cup – ha risposto: “Sono sinceramente scioccata, come la maggior parte delle persone. Sembra che stiamo scoprendo solo ora quanto accaduto dietro le quinte. Perché a Sinner è stato permesso di giocare tutto l’anno? Non è giusto nei confronti degli altri giocatori ed è ovvio che non tutti vengono trattati allo stesso modo”. L’americana, che per qualche tempo è stata anche numero 1 al mondo, ha concluso: “Il discorso vale soprattutto per i giocatori che hanno una classifica inferiore, i soldi in certi casi sembrano essere un fattore decisivo, visto che hai maggiori possibilità di pagare gli avvocati migliori e tutto ciò che serve”.

Il caso Clostebol, l’Itia e la Wada: Sinner prima vittima

Insomma, più che attaccare il sistema e le sue falle, Davenport se l’è presa soprattutto con Sinner. Proprio come aveva fatto Kyrgios nelle scorse settimane, soprattutto durante gli US Open. Quello “anti-Jannik”, in ogni caso, sembra essere un sentimento piuttosto comune tra gli addetti ai lavori, giocatori ed ex giocatori. Ciò che colpisce, al di là della legittimità di tutte le opinioni, è il fatto che nessuno sembri tenere in conto che di tutta questa vicenda Sinner è la prima vittima. La sua innocenza è stata riconosciuta dall’Itia e difficilmente la Wada farà ricorso, nonostante il supplemento di documentazione richiesta. Ma la macchia del sospetto, probabilmente, rimarrà appiccicata al fuoriclasse altoatesino ancora a lungo.

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