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Sinner, Binaghi all'attacco sull'accusa di doping. Poi se la prende con Malagò e il Coni

Il presidente della Federtennis difende a spada tratta l’altoatesino: “Neanche l’ultimo dei cretini può credere sia dopato. Il Comitato Olimpico? Da rifare”

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Fabrizio Napoli

Fabrizio Napoli

Giornalista

Giornalista professionista, per Virgilio Sport segue anche il calcio ma è con la pallanuoto che esalta competenze e passioni. Cura la comunicazione di HaBaWaBa, il più grande festival di waterpolo per bambini al mondo

“Neanche l’ultimo dei cretini può credere che Sinner sia dopato”. Sono parole nette quelle che pronuncia Angelo Binaghi, presidente della Federtennis, sul caso Clostebol che ha interessato il numero un del ranking Atp. Intervistato dal Corriere dello Sport, Binaghi lancia poi nuove accuse a Giovanni Malagò: “Il suo Coni è da rifare”.

Sinner, Binaghi interviene sul caso doping

La vicenda della presunta positività al doping di Jannik Sinner non è ancora conclusa, il campione altoatesino attende l’esito della revisione della Wada sul cosiddetto caso Clostebol, ma salvo rare eccezioni nel mondo del tennis si contano sulle dita di una mano coloro che sono pronti a mettere in discussione la buona fede del campione azzurro. In sua difesa sono arrivate oggi le parole di Angelo Binaghi, presidente della Federtennis, assolutamente sicuro della correttezza del comportamento di Sinner.

Binaghi: “Solo un cretino può pensare Sinner sia dopato”

“Lo conosco da sempre, fin da quand’era piccolo”, ha detto di Sinner al Corsport Binaghi, che poi ha commentato così il caso Clostebol. “Innanzitutto ringrazio chi mi ha informato soltanto poche ore prima che lo sapessero i giornali, risparmiandomi quattro mesi di agitazione e notti insonni – ha dichiarato il numero uno della Federtennis – La ricostruzione del fatto è stata minuziosa, non è stato trascurato un solo dettaglio, logica e coerente la decisione. Sono molto sereno. Credimi, non ho trovato nessuno, neppure l’ultimo dei cretini, disposto a ritenere che Sinner si sia dopato. Lui è uno dei giocatori più corretti al mondo”.

Da Binaghi nuovo attacco a Malagò

Nel corso dell’intervista Binaghi ha poi spostato il bersaglio dei suoi attacchi sul suo grande nemico, Giovanni Malagò per cui afferma ironicamente di sentire “una simpatia viscerale”. “Il punto è che lui non ha ancora capito bene la differenza che passa tra un’azienda privata e un ente pubblico come il Coni”, aggiunge poi Binaghi. Poi la bordata. “In questi venti anni mi sono reso conto che il Coni è un organismo con una struttura obsoleta e antidemocratica poiché consente la difesa del sistema in quanto tale e di agire per meri scopi elettorali – dice il numero uno della Federtennis -. In tredici anni Malagò non ha fatto alcuna riforma, lasciando pensare di non avere idee e soluzioni strutturali per uno sport migliore. Si rifugia dietro le invasioni della politica, ma la politica entra in scena quando lo sport non fa quello che deve fare e non è in grado di migliorarsi da solo”.

La riforma del Coni e delle federazioni proposta da Binaghi

Binaghi afferma poi che Malagò ha terminato ogni spinta verso una riforma dello sport italiano, in particolare del sistema elettorale del Coni, definito “un obbrobrio. Qualcuno mi dovrebbe spiegare perché il calcio, che ha più di un milione di atleti tesserati, vale un voto esattamente come piccole federazioni che ne hanno solo qualche centinaio. La polverizzazione del voto delle federazioni è antidemocratica e inficia il sistema rappresentativo, ma è necessaria per garantire la continuità presidenziale”, dichiara Binaghi.

Il numero uno della Federtennis propone invece l’accorpamento delle federazioni più piccole alle più grandi. “Chi non è in grado, per mancanza di massa critica, di garantire un’efficienza amministrativa e gestionale che ne assicuri lo sviluppo dovrebbe chiedere di essere accorpato ai più grandi, per creare economie di scala, risparmiare sui costi amministrativi e poter utilizzare tutte le risorse possibili per lo sport vero. Ma questo significherebbe perdere autonomia, il posto di presidente, di consigliere nazionale del Coni”.

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