Forse Jorge Martin ha scritto una nuova pagina della storia della MotoGP, sancendo definitivamente la nascita di un nuovo dualismo nel mondiale (e lo sport, sappiamo si alimenta di duelli), ovvero quello tra lui e Francesco Bagnaia. Potremmo scomodare la logora immagine dell’underdog che alla fine raggiunge il trionfo iridato, perché mentre Pecco conquistava titoli con la corazzata ufficiale Ducati, Martin e il team satellite Pramac provavano ad impensierirlo. Ma lo spagnolo non è un outsider, non più: da oggi è ufficialmente un potere forte della MotoGP, con cui gli altri piloti dovranno fare i conti in futuro (contestualmente alla crescita della scuderia che lo accoglierà dal 2025, ovvero Aprilia).
- La carriera di Jorge Martin e la battaglia per il titolo contro Bagnaia
- La svolta di Martin nel 2024
- Martin come Rossi nel 2001
- Il futuro di Martin in Aprilia: saprà ripetersi?
La carriera di Jorge Martin e la battaglia per il titolo contro Bagnaia
Nato nell’anno domini 1998 a Madrid, trafila che lo porta a vincere nel 2018 la Moto3 sulla Honda del team Del Conca Gresini: prima dell’approdo in MotoGP nel 2021 una parentesi in Moto2 che come picco vede il quinto posto finale nella stagione 2020 compromessa dal Covid. Accolto da Pramac, Martin nel biennio 2021-2022 chiude entrambe le volte nono in classifica ed è anche eletto miglior rookie.
Sono i prodromi di quello che avverrà nel biennio successivo: nel 2023 diventa la nemesi di Bagnaia, mettendogli pressione nella sua corsa al titolo poi conquistato dal torinese. Lo spagnolo, rispetto al rivale, ha maggiore continuità nelle Sprint ma gli manca qualcosa per il salto di qualità , finendo alla fine secondo alla spalle di Pecco.
E quel qualcosa non era legato ad un aspetto tecnico, bensì mentale. In una intervista di quest’anno Martin ha ammesso che nel 2023 si era fatto travolgere dalla pressione, impedendogli pure un corretto riposo prima delle gare. La sua mente era focalizzata sulla vittoria ad ogni costo, e quindi la pressione arrivava non tanto da Bagnaia, ma da sé stesso.
La svolta di Martin nel 2024
Ecco quindi la svolta, con l’aiuto psicologico a cui il pilota si è affidato e che gli ha dato la possibilità di liberarsi di certi macigni mentali. E rimanere invece ancorato al presente senza fiondarsi in voli pindarici per il futuro, focalizzandosi nell’hinc et nunc. E così, mentre Pecco vinceva 11 Gran Premi, Martin ne portava a casa solo 3, ma il salto di qualità mentale gli ha permesso di mantenere lucidità e sangue freddo per raggiungere il sacro graal del motosport, ovvero la consistency. Termine quasi intraducibile in italiano senza snaturarne il senso, ma che potremmo definire come la costanza di chi non vive una stagione di alti e sprofondi, ma mantiene un ritmo continuo di buoni e soprattutto utili risultati.
Martin offre al mondo quelle storie sportive che tanto piacciono e che fanno ricamare arabeschi di retorica: una famiglia che ha fatto enormi sacrifici per lui, egli stesso che ha dovuto rinunciare a molto per arrivare alla celebrazione un po’ cringe del suo titolo a Barcellona, e un’indole pacata, umile, tutto il contrario di certi sportivi musoni, sbruffoni e che non fanno nulla per rendersi simpatici. E che troviamo anche nel motorsport contemporaneo.
Martin come Rossi nel 2001
Un pilota impeccabile, senza macchie nel proprio curriculum a parte l’intemerata omofoba rilasciata lo scorso anno durante un’ospitata nel programma spagnolo El Hormiguero (detta con il candore di chi, anima pia, non aveva contezza del peso che avrebbe avuto quella dichiarazione). Un pilota capace pure di trascinare un team satellite alla vittoria del Mondiale. L’ultimo che ci riuscì fu Valentino Rossi nel 2001, nell’allora MotoGP della classe 500 e in sella alla Honda Nastro Azzurro.
Il futuro di Martin in Aprilia: saprà ripetersi?
E Martin ha mantenuto il sangue freddo e la lucidità nonostante un’annata che per la prima parte è stata condizionata dal tormentone del suo mercato e dal sospetto che per Borgo Panigale avrebbe svolto il ruolo di pedina sacrificabile. Sperava in un sedile nel team ufficiale Ducati, sentiva di meritarselo, ma alla fine la fenice risorta dalle proprie ceneri Marc Marquez ha sparigliato i suoi piani e vanificato i suoi desideri, trovando però al tempo stesso un approdo nel 2025 in Aprilia.
Il futuro del neocampione del mondo ora è una incognita. Come abbiamo detto all’inizio, sarà un pericoloso contendente per gli altri e potrebbe portare avanti il dualismo con Bagnaia, Marquez permettendo. Ma bisognerà anche valutare i nuovi equilibri delle forze in campo, se la casa di Noale riuscirà ad impensierire i rivali di Ducati che stanno vivendo un’era di assoluto dominio, se Martin riuscirà a scacciare lo spettro dei vari Quartararo e Mir, campioni una sola stagione senza aver più ritrovato la continuità per primeggiare. Ma per ora lo spagnolo può dormire il sonno dei giusti, se l’è meritato.