Con un rigore trasformato ha regalato la finale all’ Italia, con un penalty sbagliato ha messo a dura prova le coronarie di milioni di tifosi italiani: Jorginho è uno dei volti noti degli Europei azzurri, uomo chiave in diversi frangenti che hanno determinato il ritorno al successo continentale a 53 anni di distanza dalla prima volta.
Proprio dell’errore dal dischetto contro l’Inghilterra ha parlato il centrocampista di proprietà del Chelsea ai microfoni di ‘Bem, Amigos’, in un’intervista concessa in auto verso l’aeroporto di Fiumicino, dove ha preso l’aereo per la Grecia in cui trascorrerà le meritate vacanze.
“Era tutto organizzato. Sapevo che Donnarumma avrebbe parato l’ultimo rigore. Do sempre il massimo per la squadra, anche se a volte non basta. Ho sbagliato il rigore e mi è caduto il mondo addosso, volevo regalare il successo alla squadra. Fortunatamente in porta abbiamo un fenomeno che mi ha salvato”.
La scelta di vestire l’azzurro anziché il verdeoro del Brasile è stata piuttosto semplice, al netto di un desiderio giovanile che alla fine ha lasciato strada alla riconoscenza verso un Paese che ha offerto tanto a Jorginho.
“Accettai subito la convocazione dell’Under 21 italiana. All’epoca vedevo la nazionale brasiliana come qualcosa di molto lontano. Sono cresciuto in Italia, qui mi sono state aperte tante porte. Onestamente non ci ho pensato due volte. Dopo l’Under 21 giocai solo qualche amichevole con l’Italia e a novembre arrivò la convocazione per il playoff mondiale contro la Svezia, proprio in un periodo in cui mi aveva cercato anche il Brasile. Edu Gaspar mi disse: ‘Jorge, stiamo pensando di chiamarti ma non ti garantisco nulla. So bene che è difficile, magari parlane con la tua famiglia’.
All’improvviso tutto era diventato complicato, giocare col Brasile era il mio sogno da bambino. Sentivo, però, che l’Italia aveva bisogno del mio aiuto in quella gara fondamentale con la Svezia: quando ho avuto bisogno io l’Italia mi ha aiutato abbracciandomi e aprendomi le porte. Non potevo voltarle le spalle. Così ho detto ‘No, l’Italia ha bisogno di me’. Di conseguenza ho preso quella decisione e ne sono molto felice”.
Per Jorginho si è parlato molto della possibilità di vincere il Pallone d’Oro, ipotesi rafforzata anche dalla conquista della Champions League nel mese di maggio.
“Viviamo per i sogni. Ma sarò molto onesto: dipenderà dai criteri di assegnazione. Se conta il talento, sono consapevole di non essere il migliore al mondo. Se invece la scelta avviene in base ai titoli, allora nessuno ha vinto più di me in stagione. Messi, Ronaldo e Neymar hanno caratteristiche completamente diverse dalle mie”.
In questa Nazionale si nota l’impronta di Roberto Mancini, colui che ha saputo unire il gruppo anche dal punto di vista psicologico.
“Il mister ha adattato il gioco alle caratteristiche di noi giocatori. Si vede la sua mano. L’inno italiano tocca nel profondo tutti noi, siamo un gruppo speciale. Sapevamo quanto gli Europei fossero importanti per la nostra rinascita dopo la delusione per non aver preso parte ai Mondiali russi”.
Chiusura sul Brasile, reduce dal ko in finale di Copa America contro gli acerrimi rivali dell’Argentina.
“Con quei giocatori, il Brasile sarà sempre una delle migliori nazionali al mondo. I numeri sono chiari: subisce poche reti e domina le partite. Purtroppo non ha vinto la Copa America, ma ha tutte le carte in regola per tornare a vincere dei trofei: speriamo non contro di noi però… (ride, ndr)”.