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Jorginho si racconta: "Il Pallone d'Oro non è un'ossessione"

Il regista azzurro a tutto tondo ai microfoni di France Football: "Avevo iniziato a trattare col Manchester City, ma il Chelsea di Sarri ha insistito".

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Jorginho si racconta: "Il Pallone d'Oro non è un'ossessione" Fonte: Getty Images

Sogni, speranze, illusioni. Quelle che hanno caratterizzato il passato e che continua a coltivare per il futuro. Un percorso lungo che lo ha portato dalla piccola accademia di Guabiruba, in Brasile, al tetto d’Europa con la vittoria di Champions League ed Euro 2020 in un 2021 indimenticabile. Il centrocampista del Chelsea e dell’Italia, Jorginho, si è raccontato in una lunga intervista concessa a ‘France Football’.

Arrivato all’età di 15 anni a Verona, nel 2010 arriva la prima chance tra i ‘grandi’ a 19 anni: “È da quando sono andato in prestito alla Sambonifacese che il mio sogno ha iniziato a prendere forma. Questa esperienza in Serie D era il trampolino di lancio ideale. Ho fatto una buona stagione ma quando sono tornato a Verona il club era in Serie B e i dirigenti pensavano che io non fossi all’altezza. All’orizzonte c’era un nuovo prestito, questa volta in Serie C, quando si è presentata un’opportunità. Eravamo a Bari, e la storia è abbastanza divertente. Il titolare era squalificato e il suo sostituto si è infortunato a una coscia poco prima dell’intervallo. Così ho cominciato a pregare, dicendo tra me e me: “Forza mister, dammi una possibilità!”.

L’allenatore di quel Verona era Andrea Mandorlini:  Si voltò e, quando si accorse che ero l’unico a disposizione, sentii che diceva tra sé: “Oh mer**!” (Ride, ndr). Ma mi ha chiamato lo stesso. Ho fatto una partita sufficiente, niente di più, e la partita successiva, contro l’Empoli (3-1), mi ha schierato titolare. E lì ho segnato un goal e fornito un assist. Sono stato votato “uomo partita” e da lì ho spiccato il volo. L’anno successivo siamo stati promossi in Serie A e il club ha acquistato Luca Toni. Sapevo che avrebbe illuminato la nostra squadra. Mi sono detto: “Wow, è fantastico! Sono sulla strada giusta…”. Il suo arrivo mi ha fatto capire che tutto era possibile”.

Tra i temi affrontati da Jorginho nell’intervista c’è anche l’esperienza a Napoli e le quattro stagioni e mezza in azzurro all’ombra del Vesuvio: “A Napoli è stata un’esperienza favoloso. Non potevo uscire di casa senza mettere un cappello e nascondermi. Non è Italia, è un altro Paese. Non so se esista la stessa passione per il calcio altrove. Era folle. Ho adorato quella città e quella squadra. Dopo sei mesi lì, abbiamo vinto la Coppa Italia e ho iniziato a impormi, ma commisi l’errore più grande della mia carriera. Andai in vacanza in Islanda e in Brasile e mi fermai per 30 giorni. Al mio ritorno ho iniziato a infortunarmi e ho perso il mio posto. L’allenatore Benitez faceva bene a tenermi fuori, oggi non rifarei mai quell’errore. Successicavemente, Sarri si portò dietro il suo pupillo nel mio ruolo, Valdifiori, e io ero pronto ad andarmene, ma poi mi ha dato una chance e nel suo sistema di gioco mi sono inserito alla perfezione. Abbiamo fatto un lavoro formidabile insieme per tre stagioni. È stato fantastico, anche se mi porto dietro un grande rammarico: non aver vinto lo Scudetto nel 2017/2018″ .

Jorginho svela il retroscena del trasferimento al Chelsea e il no al Manchester City: “Lavoravo con Sarri da tre anni, quindi mi voleva portare al Chelsea. Avevo iniziato a trattare con il Manchester City, mi vedevo già con quella maglia. Ma il Chelsea ha insistito e oggi sono molto felice qui. Soprattutto dopo un 2021 così incredibile. È assolutamente “surreale”. Uso spesso questo aggettivo, “surreale”, perché quello che mi sta accadendo è così incredibile che stento a crederci. Non avevo nemmeno mai osato sognarlo. Non riesco a descrivere e giustificare come tutto questo stia accadendo a me dopo tutto quello che ho vissuto. Mi dispiace se faccio fatica ad esprimerlo, ma posso assicurarti che mi gusto qualunque cosa mi accada”.

Il centrocampista italo-brasiliano parla anche della sua particolare esecuzione dal dischetto del rigore: “È iniziato tutto a Napoli, ma non era preventivato. Non volevo inventarmi niente. Con Henrique, difensore brasiliano, ci siamo divertiti a calciare i rigori per divertirci. E per divertimento, ho iniziato a saltare prima di calciare e ha funzionato. Ho segnato il 100% dei rigori. Ma lui è un difensore, quindi ho iniziato a provarci con i portieri, quelli veri. È segnavo ogni volta. Mi sono detto: “È pazzesco! Lo farò in una partita”. I compagni mi dicevano: “Ma tu sei pazzo, non avrai il coraggio…”, Mi hanno fatto tirare in partita, ho segnato ed è così che è nata la mia esecuzione”.

Le vittorie di Champions League con il Chelsea ed Euro 2020 con l’Italia, oltre a un ruolo di leader nel club e in Nazionale, hanno proiettato Jorginho tra gli aspiranti vincitori del Pallone d’Oro: “Non è un’ossessione. Quando progettiamo troppo, ci scordiamo di goderci il presente. E il mio presente è troppo bello. Non voglio crearmi aspettative troppo alte. Certo che è un sogno vincere il Pallone d’Oro, ma cerco di non pensarci. Nello spogliatoio si parla molto dell’argomento. Ci ridiamo sopra. Ma ho imparato una cosa durante la mia carriera: sognare in grande o in piccolo richiede lo stesso lavoro! Quindi, tanto vale sognare in grande e sperare di vincere questo Pallone d’Oro”.

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