La sensazione che non sia cambiato ancora niente. La lotta contro l’omofobia ha ancora una lunga strada da fare e lo rivela la storia di Gaia Moretto e Valentina Arrighetti, due ex pallavoliste che hanno vinto tanto nella loro carriera, che lo scorso 13 giugno hanno celebrato la loro unione civile e qualche giorno dopo hanno denunciato anche i messaggi d cui sono state vittime.
La cerimonia in Liguria
Lo scorso 13 giugno Valentina Arrighetti e Gaia Moretto hanno celebrato il loro amore con una cerimonia che si è tenuta a Torriglia, nei pressi di Genova. La loro unione civile è arrivata alla presenza di amici e parenti, e poi anche con la partecipazione al Liguria Pride nelle strade di Genova. Un momento di grande gioia per le due ex pallavoliste che ha portato come spesso capita anche alla ribalta la solita valanga omofobi. Le due hanno infatti deciso di condividere alcuni dei momenti vissuti in quella giornata sui social e se tanti sono stati i messaggi di augurio e di gioia, ce ne sono stati forse altrettanti di odio.
La denuncia sui social
A raccontare quello che è successo sui social sono state proprio Gaia e Valentina che hanno postato sulla loro pagina Instagram le immagini della loro unione ma anche uno stralcio dei messaggi di odio che hanno ricevuto: “Un abbraccio grande a voi che ci avete inondato di amore. Insieme a quella valanga d’amore che abbiamo ricevuto purtroppo non è mancata la triste realtà dell’omofobia e del sessismo che ancora pervade il nostro paese. Non ci possiamo dire sorprese. Ma è senz’altro la prima volta, che essendoci trovate esposte, ci ha toccato in prima persona. Questo ci ricorda quanto la nostra società sia davvero orfana del Ddl Zan, affossato ormai da quasi quattro anni e mai ripreso”.
“Ancora schiavi degli steoreotipi”
A parlare di quanto avvenuto in un’intervista al Corriere della Sera, ci ha pensato proprio Gaia Moretto: “E’ una ustione culturale. C’è ancora una parte della società che fa fatica ad accettare che due donne possano amarsi, sposarsi e mostrarsi felici. In molti si sentono autorizzati a giudicare. Siamo ancora troppo schiavi di stereotipi di genere con il maschio che porta a casa i soldi e la femmina che deve pulire casa. Tutto questo ha dato vita a quei che commenti che non possono essere definiti in altro modo se non omofobi. Quello che ci è accaduto ci ha dato uno spazio. Proviamo a utilizzalo per mostrare quanto l’omofobia sia ancora viva”.