Detronizzare Alcaraz sull’erba di Wimbledon richiederà una tempra e una congiunzione astrale fuori dal comune, ma ci dovrà pur essere qualcuno in grado di adempiere al compito. Uno che non sia Jannik Sinner e tantomeno Novak Djokovic, che per diversi motivi rappresentano i rivali più accreditati del vincitore delle ultime due edizione del Championship. Si potrebbero definire le “variabili impazzite”: gente che sull’erba gioca forte, o magari che se la passa decisamente bene. Talmente tanto da sognare un’impresa che nella vita potrebbe non più ricapitare.
- Quei treni londinesi che passano una volta sola...
- Bublik fa paura a tutti: se gioca così è un "cagnaccio"
- Draper ci crede, ma essere londinese non lo aiuterà
- La variabile Lehecka, gli americani e il sogno di un Musetti bis
Quei treni londinesi che passano una volta sola…
Chiedetelo a Matteo Berrettini, che dopo la finale persa nel 2021 contro Djokovic era sul punto di ripresentarsi l’anno dopo in stato di grazia. Un maledetto tampone positivo al Covid gli negò questa opportunità, e da allora il treno non è più passato (e per quest’anno gli indizi lasciano pensare che sarà ancora così).
Certo, nessuno al mondo è nato Goran Ivanisevic: il croato nel 2001 vinse dopo aver ricevuto una wild card dagli organizzatori, dando vita all’impresa tennistica più celebrata della storia del gioco. Così come pochi hanno avuto la fortuna di Richard Krajicek, l’olandese che in pieno regno targato Pete Sampras vinse nel 1996 in una finale impossibile da pronosticare contro MaliVai Washington, finale passata alla storia anche per l’invasione di una donna totalmente nuda poco prima dell’inizio del match.
Da allora, sostanzialmente hanno vinto quasi sempre i tennisti dati come papabili favoriti. Quest’anno però di potenziali outsider ce n’è più d’uno.
Bublik fa paura a tutti: se gioca così è un “cagnaccio”
La vittoria ad Halle ha consacrato il talento spesso ondivago, ma certamente non nascosto di Aleksandr Bublik. Che di solito faceva notizia per le sue intemperanze, ma che battendo Sinner e poi Medvedev nell’arco di pochi giorni ha fatto capire di essere decisamente in gran forma.
Bublik a Wimbledon non è mai andato oltre l’ottavo di finale perso contro Rublev nel 2023 e ha un record di 9 vittorie e 6 sconfitte (12-8 tenendo contro anche delle qualificazioni). Però i due successi ad Halle (l’altro nel 2023 proprio battendo Rublev in finale e dopo aver eliminato l’infortunato Sinner e Zverev) testimoniano che il manico per poter dar fastidio ai big più attesi c’è tutto.
Molto dipenderà dalla testa, che quando lo sostiene lo trasforma in una sorta di macchina. Se insegue davvero un salto di qualità, questo è forse il momento che potrebbe non tornare più.
Draper ci crede, ma essere londinese non lo aiuterà
Jack Draper ha un problema: è britannico, per giunta nato a Londra, e quando di mezzo c’è Wimbledon i giocatori di casa hanno una pressione sulle loro spalle fuori dal normale. Chiedere ad Andy Murray per gentile conferma, e dire che lui era scozzese, ma considerato comunque un suddito di Sua Maestà (all’epoca la Regina Elisabetta, oggi per Jack c’è Re Carlo).
La semifinale persa al Queen’s contro Lehecka gli ha impedito di testarsi contro Alcaraz, e non è una cosa di poco conto. Ma Jack sull’erba sa il fatto suo: lo scorso anno vinse a Stoccarda battendo Berrettini, a Wimbledon però si scontrò subito al secondo turno contro Norrie, che gli diede una piccola lezione. ù
Il passaggio di testimone tra britannici all’epoca era ancora prematuro, adesso però il portabandiera della Union Jack fa appunto rima con Jack. Che dopo aver trionfato a Indian Wells ha fatto finale a Madrid, ma senza mai dare troppa continuità alle proprie prestazioni.
La variabile Lehecka, gli americani e il sogno di un Musetti bis
Proprio la sconfitta contro Jiri Lehecka al Queen’s è suonata alla stregua di un campanello d’allarme. Lehecka che è un altro possibile outsider: ha fatto soffrire tantissimo Alcaraz nella finale del torneo londinese, dimostrando che lui sull’erba sa il fatto suo e facendo un passo avanti importante dopo che a Stoccarda era uscito ai quarti contro Shelton. Lo scorso anno fu costretto a saltare l’intera stagione sull’erba per infortunio, adesso si propone come un rivale pericoloso per tutti.
E se parlare di Medvedev e Zverev è roba scontata (soprattutto il russo è sembrato in palla, anche se il ko. con Bublik ha riproposto magicamente spettri che sembravano sul punto di andrasene…), Tommy Paul, Taylor Fritz e Ben Shelton rappresentano alternative concrete, sebbene il fatto che un americano non vinca all’All England Club dal 2000 (naturalmente Sampras) e non giochi una finale dal 2009 (Andy Roddick, la terza delle tre perse contro Federer) qualcosa vorrà pur dire.
Se poi amate davvero le scommesse “impossibili”, quelle “senza coscienza”, segnatevi tre nomi: Giovanni Mpetshi Perricard, Alex de Minaur e perché no, magari anche Lorenzo Musetti, semifinalista un anno fa e dunque (per ovvie ragioni) da tenere debitamente in considerazione. Ma per Muso vale quanto detto per Berrettini: certi treni passano una o due volte, e se non ci salti sopra quando è il momento…