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Juve, caso passaporto: Luis Suarez rompe il silenzio

Il bomber uruguaiano si sofferma per la prima volta sulla questione del passaporto italiano.

05-02-2021 10:41

L’attaccante dell’Atletico Madrid Luis Suarez in una intervista a El Transistor ha parlato del turbolento addio estivo al Barcellona, soffermandosi per la prima volta sulla questione del passaporto italiano, per il quale ha dovuto sostenere un controverso esame di lingua italiana all’Università per Stranieri di Perugia, ora sotto indagine da parte della Figc.

“Si parlava molto della Juventus, ma c’erano molti club interessati. Io ho continuato a portare avanti il discorso del passaporto italiano perché ci stavo lavorando da un anno”, le parole del Pistolero.

“Non volevo fare nulla se prima non avessi lasciato il Barcellona – ha continuato l’uruguaiano – . È stata dura, soprattutto quando ho dovuto comunicarlo ai miei figli, che avevano già capito tutto. Volevo che mi vedessero lasciare il club in grande stile. Koeman mi ha chiamato e mi ha detto che non avrebbe fatto affidamento su di me. Ho accettato la decisione ma gli ho detto che avevo un contratto ed erano problemi della società. Non ho parlato con Bartomeu, è stato il mio avvocato a farlo”.

“Sarei potuto restare, ma a quel punto era diventata una questione di orgoglio e avevo bisogno di cambiare. Se ci fossero stati brutti momenti, avrei ricevuto critiche. I problemi con Griezmann? Non è vero, io e Messi andavamo d’accordo con lui, pure fuori dal campo”.

Su Messi e il mega contratto rivelato: “Ci sono solo quattro o cinque persone che conoscevano il contratto. Ma non so chi potesse essere, non capisco perché colpirlo in modo così violento quando nessuno ha dato al club più di quello che ha fatto Leo”.

Suarez sta facendo molto bene nei colchoneros: nelle prime 16 partite di campionato giocate, è andato a segno 14 volte. “Simeone è uno di quegli allenatori che quando si tratta di convincere un giocatore lo fa. Per la sua mentalità, la sua positività. Dicevano che non ero più nel mio momento migliore, ma lui mi ha trasmesso fiducia. Non ero preoccupato per il modo in cui gioca l’Atletico. Ho giocato in Uruguay, col Liverpool, sapevo mi sarei adattato bene alla filosofia dell’allenatore”.

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