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Del Piero allo scoperto sul ritorno alla Juve e di Gullit dice: "Senza fantasia"

Del Piero a 360 gradi, dalle scommesse: ("Difficile da capire") al ruolo del numero 10 che è cambiato fino all'accusa sul calcio italiano noioso

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Domenico Esposito

Domenico Esposito

Giornalista

Da vent’anni in campo e sul campo per vivere ogni evento in tutte le sue sfaccettature. Passione smisurata per il calcio e per la sfera di cuoio. Il pallone è una cosa serissima, guai a dirgli di no

Alex Del Piero a 360 gradi. Pinturicchio si confessa in una lunga intervista a Walter Veltroni sul Corriere della Sera: dal calcio italiano diventato “noioso” allo scandalo scommesse tornato prepotentemente alla ribalta nelle ultime settimane, fino all’evoluzione del numero 10 nel tempo e al suo possibile ritorno alla Juventus.

Come è diventato oggi il calcio italiano, secondo Del Piero

Non ha dubbi, Alex. Oggi “il calcio in Italia è diventato noioso, perché il livello si è abbassato, rispetto al passato. Qui venivano a giocare i più forti, i più grandi, mentre, ora, i più forti vanno a giocare in Premier, nella Liga, persino in Francia o in Germania. Non qui. E in Inghilterra il calcio non è noioso” ha detto Del Piero al Corriere della Sera, secondo cui “le tecnologie, i telefoni, i videogames hanno un livello di soddisfazione del bisogno di divertimento incomparabile con quello della mia infanzia. La società digitale ci fa vivere meglio, ma ci toglie creatività”.

In Italia torna l’incubo scommesse: cosa ne pensa Pinturicchio

Inevitabile un passaggio sull’ultimo scandalo che ha travolto il calcio italiano, quello delle scommesse, in cui sono coinvolti nomi di primo piano come Fagioli, Tonali e Zaniolo. “È un un argomento grande e complesso, per me sono cose difficili da comprendere. Lo sport deve bastare. Per me c’era solo il campo. Esistevano regole precise che riguardavano droghe e scommesse. Non avrei mai fatto nulla che potesse in nessun mondo rovinare il mio sogno. Né prima, quando ero giovane, né dopo, quando ho avuto successo”.

Del Piero sul delicato momento che sta attraversando la Juve

“Nella Juve sei sempre sotto pressione – spiega Del Piero -. È una società centrale nella storia del calcio italiano. Quando hai tante pressioni e affronti momenti di cambiamento, passaggi generazionali e conclusioni di cicli fortunati, è ovvio che non tutto possa andare nel verso giusto. Da tifoso mi auguro che le scelte fatte siano corrette perché speriamo di tornare a vedere una Juve che possa dire la sua non solo in Italia, ma in Europa”.

Alex e il possibile ritorno alla Juve come dirigente

L’ex numero dieci bianconero rivela che molte persone gli domandano: “Perché non torni alla Juve?”. Alex risponde così: “Non devo tornare, perché non sono mai andato via. Quando passi tanto tempo e tante esperienze in una comunità le radici affondano nel terreno. Ok, oggi non ci lavoro, va bene – magari in futuro le cose cambieranno, chi lo sa? -, ma non mi sentirò mai lontano. Una parte importante del mio cuore è lì. E lo sarà per sempre”.

L’Arabia Saudita, l’incetta di stelle e il caso Mancini

Nelle scorse settimane si è parlato di un possibile approdo di Del Piero come ds dell’Al Nassr di Cristiano Ronaldo. Alex non ne parla, ma dice la sua sull’Arabia Saudita: “Sul calcio si stanno organizzando, hanno dei fondi incredibili e questo aiuta il loro progetto. Delle volte è veramente difficile dire di no, altre ci si può riuscire. Caso Mancini? Vivendo all’estero, posso dire che abbiamo veramente fatto una brutta figura”.

Sull’evoluzione del ’10’, il Milan di Sacchi e Gullit

Per Del Piero “il dieci è il numero che portano i più talentuosi, quelli che uniscono fantasia e genialità, dribbling e visione del gioco”. Ma ormai è un ruolo che si è trasformato nel corso degli anni. Forse proprio a partire dal Milan di Sacchi. “Sì, Sacchi ha cambiato il calcio, il suo modo di intenderlo è diventato un riferimento. Il suo numero dieci era Ruud Gullit, mio amico, che, non me ne voglia, ha mille doti ma quelle precipue non attengono alla sfera tecnica o alla fantasia. Aveva altre specialità. In quel Milan era perfetto. In quella squadra era Donadoni, giocatore troppo sottovalutato, ad assicurare, oltre alla quantità, una qualità sopraffina”.

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