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Juventus, Bremer: "Mai detto che non sarei mai andato alla Juve, qui per vincere"

Molto determinato Bremer nella sua prima conferenza stampa in bianconero.

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Juventus, Bremer: "Mai detto che non sarei mai andato alla Juve, qui per vincere" Fonte: Getty Images

Gleison Bremer è bianconero ormai da qualche settimana, ma solamente oggi è stato presentato ufficialmente in conferenza stampa. Queste le parole del nuovo difensore brasiliano della Juve:

“Innanzitutto desidero dire grazie al Torino, squadra dove sono cresciuto. Il primo impatto con la Juve è stato davvero ottimo. La Juve è una squadra che desidera ogni volta vincere e per me va benissimo: l’anno scorso non c’ero ma vogliamo cambiare tutto. Ho parlato con Allegri, abbiamo la stessa mentalità, desideriamo sempre vincere, sono una persona ambiziosa. I tifosi del Toro che ci sono rimasti male? Gli faccio questa domanda: e se i vostri figli cercassero di puntare a qualcosa di meglio? Gli direste di no? Ho fatto una buona scelta. Siamo consapevoli di come sono i tifosi, ma questo è il mio lavoro. Mai detto che non sarei andato alla Juve: è una formazione top che cerca di vincere. Da due anni desideravo già andare via, sono davvero critico con me stesso e alla Juve devo essere all’altezza dato che qui si vuole vincere sempre. L’ultima amichevole con l’Atletico non è stata bella, siamo arrabbiati, ma i tre punti contano da lunedì e siamo concentrati sul Sassuolo”.

Bremer ha poi preso al numero 3 lasciata orfana da Chiellini, oltre a parlare anche del suo compagno di reparto Leonardo Bonucci:

“Avevo già parlato con Chiellini che mi ha detto di non farmi condizionare e di prendere anche la sua maglia numero 3. Se mi considero tra i top europei? Lo sono in Italia, ma sono consapevole che devo dimostrare ancora parecchio, imparando a giocare bene nella difesa a 4. Le grandi squadre giocano a 4 e voglio migliorarmi: non sarà facile ma mi dovrò adattare. Bonucci? E’ il capitano e mi ha accolto bene: parlo spesso con lui per migliorare. La scintilla per migliorare così tanto? Ho avuto allenatori bravi, prima Mazzarri e poi Juric con cui ho fatto il salto di qualità, ma la cosa principale è stata la testa, la mia mentalità”.

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