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Juventus, Paulo Dybala a ruota libera: le sue rivelazioni

Ottimo giocatore di scacchi, collezionista di maglie: l'attaccante bianconero si racconta.

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Paulo Dybala in un’intervista a Vanity Fair ha rivelato alcuni lati segreti della sua vita. L’attaccante della Juventus è anche un ottimo giocatore di scacchi: “È vero, me la cavo bene. Fino all’età di 18 anni ho anche partecipato a diversi tornei nella mia città, Cordoba. Vincevo quelli provinciali, poi ho fatto il salto a livello nazionale e ho conquistato un buon secondo posto. Quindi hanno cominciato a farmi sfidare giocatori più grandi e spesso, purtroppo, sono stato eliminato a metà percorso”.

“Se trovassi qualcuno con cui farlo, giocherei ancora. Sono paziente, studio le mosse dell’avversario e gli faccio male quando posso. Anche nella vita? Dipende. Ma in generale sono un tipo che sa aspettare, che sa concentrarsi per fare le mosse giuste al momento giusto. Nel mio lavoro cerco sempre di avere obiettivi a corto raggio, perché sono i più facili da raggiungere. Il mio rapporto con il tempo, fondamentalmente, è questo”.

La Joya parla anche dei suoi connotati fisici: “Il problema è che la barba proprio non mi cresce. I miei occhi invece sono verdi, anche se la mia ragazza dice che sono celesti. Li ho presi dal mio nonno paterno. È morto quando avevo 4 anni, ma in famiglia si raccontano tante storie: pare che appena arrivato in Sudamerica dalla Polonia, abbia dormito due settimane in un campo di grano, morendoci quasi di fame prima di essere salvato da alcuni contadini. Poi, pian piano, ha costruito la sua vita. Io sono orgoglioso di quello che ha creato e degli insegnamenti che ci ha lasciato, che poi sono gli stessi che mi ha impartito mio padre: essere responsabili, rispettare la gente, crescere in tutti gli aspetti umani”.

La punta argentina ha parlato anche del rapporto con il padre: “Era un uomo tranquillo, silenzioso, che amava il calcio più di ogni cosa e ha trasmesso la passione a noi fratelli. Ci portava ovunque potessimo giocare, ovunque ci vedesse felici. Era un amante delle macchine e le cambiava spesso: Volkswagen, Chevrolet, Volvo. A ogni nuovo acquisto mia madre si arrabbiava, ma lui se le guadagnava con il lavoro e giustamente, a mio avviso, si toglieva le sue soddisfazioni. Aveva un’agenzia di scommesse in cui si giocano i numeri… Qualcosa di simile al gioco del Lotto qui in Italia. In cosa gli assomiglio? Nella passione per il calcio. Poi, nella riservatezza e per l’amore per le auto, anche se non le cambio spesso quanto lui”.

La follia per la maglia di Del Piero: “Colleziono solo maglie da calcio, ne ho a centinaia. Quelle che scambiamo a fine partita, più quelle che mi regalano o che ordino ai miei compagni di nazionale che giocano all’estero. Senza contare le divise che compro su Internet. Follie? Soltanto sfiorate. Una casacca di Del Piero, all’asta, mi è sfuggita per un soffio. E una di Maradona indossata in una partita contro il Brasile, che qualcuno ha accettato di pagare più di me”.

Il rapporto con Oriana: “Il pianoforte? È per la mia ragazza. Io riesco a suonare solo canzoni facili con pochissimi accordi. Principalmente pezzi reggaeton. Oriana riesce a farmi aprire e a farmi vedere ogni giorno le cose in modo diverso. Comunichiamo tanto e facciamo tante cose assieme, anche se ciascuno conserva il proprio spazio. A parte sul divano la sera, quando vediamo un film lei vorrebbe stare sempre abbracciata, io un po’ meno. Stare tutto il giorno appiccicati non va bene. Se la sposerò? Più avanti“.

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