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L'insulto a Paola Ferrari non era reato, Raiola assolto: la reazione

La sentenza sul caso che vede contrapposti Paola Ferrari e Mino Raiola si è risolto con una pronuncia a favore del procuratore: la giornalista annuncia ricorso

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Il commento di Paola Ferrari alla sentenza del Tribunale di Roma è chiaro: “Sono della linea che le sentenze vanno accettate, ma ricorrerò comunque in appello: è stato gravissimo che Carmine Raiola abbia convocato una conferenza con tutti i giornali ed emittenti, nella quale ha fatto un attacco preciso a una critica che avevo espresso con toni non volgari”. Per i magistrati le frasi di Raiola non rappresenterebbero una condotta diffamatoria, perché non lederebbero la reputazione della conduttrice di 90° Minuto, “nonostante l’indubbia trivialità”.

La reazione di Paola Ferrari alla sentenza

La giornalista di Rai Sport e conduttrice di Notti Europee (che le ha fatto guadagnare qualche polemica) ha rilasciato a caldo queste dichiarazioni all’agenzia Adnkronos, dopo aver subito la condanna a pagare le spese processuali nella causa per diffamazione intentata dalla giornalista contro il procuratore di Gigio Donnarumma, Mino Raiola.

“Questa offesa è stata ripetuta più volte – ha aggiunto Paola Ferrari -. E oltre alla parolaccia reiterata, c’è il fatto di denigrare una giornalista che lavora da 18 anni e che esercita il suo dovere di critica. Non si può permettere di essere insultati anche attraverso i mezzi di stampa, come concetto e come precedente”.

Ferrari-Raiola, tutto nato da un tweet

La contrapposizione tra le parti, la conduttrice appunto e il procuratore, risale al 2017, quando Raiola convocò una conferenza stampa nella sua casa di Montecarlo per replicare a un tweet della Ferrari nella quale la giornalista criticava l’atteggiamento a suo dire attendista di Donnarumma, assistito di Raiola, teso a ottenere un vantaggio economico nel rinnovo del suo contratto con il Milan.

Il caso Raiola: le frasi che hanno fatto infuriare Paola Ferrari

L’agente in quell’occasione si rivolse più volte e a microfoni aperti la giornalista (usando una terminologia ben più colorita di questa) a quel paese, accusandola inoltre di aver sposato un uomo (Paola Ferrari è sposata con Marco De Benedetti, ndr) che, gestendo il gruppo Carlyle, ai soldi pensa in tutti i momenti della giornata.

Secondo quanto riportano i quotidiani e i siti, Raiola disse: “Una signora che ha sposato una persona che gestisce uno degli hedge fund più grandi al mondo – aveva detto in una conferenza stampa convocata nella sua casa di Montecarlo un furioso Raiola – come c… ti permetti di dire codice etico. Ma vattene a quel paese (Raiola ricorse a un’espressione volgare, ndr) tu e Carlyle (il fondo gestito appunto dal marito di Paola Ferrari)”.

“Questa decisione del giudice – ha precisato inoltre la Ferrari – ancora non fa giurisprudenza, dato che ricorrerò in appello. Ma da domani, se la sentenza fosse confermata, tutti potrebbero offendere liberamente. E anche indire una conferenza al fine di insultare”.

“Se sulla sentenza sia pesata la mia simpatia verso la destra? Non faccio della dietrologia, il mio lavoro non contempla ragionamenti di questo tipo – ha detto ancora la Ferrari – Rispetto la decisione del giudice anche se ricorrerò in appello. Così come rispetto, in questo senso, l’opinione di un quotidiano autorevole come Libero. Si è parlato molto di magistratura politicizzata ma questo non mi interessa, perché per me la magistratura è un faro di riferimento assoluto. In ogni caso, penso che il ministro della Giustizia dovrebbe trovare un minuto per riflettere sul ruolo del giornalismo e sul fatto che si possano esprimere delle critiche. E’ grave insultare chiunque, ma il giornalista ha un ruolo più esposto nel suo esercizio del dovere di critica e allora bisogna tutelarlo”, la sua conclusione.

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