Nessuno li vuole questi mondiali in Ruanda, tranne l’UCI che tira dritta per la sua strada. “Non esiste un piano B, a settembre il mondo vedrà di che cosa è capace il continente africano”, ha ribadito David Lappartient, presidente della federazione ciclistica internazionale. Che continua a difendere a spada tratta l’assegnazione alla nazione del continente nero, nonostante da mesi ormai al confine tra Ruanda e Congo sia ripresa la guerra civile, una guerra della quale (al netto delle solite parole di facciata) il governo ruandese è comunque complice, sostenendo di fatto le operazioni dei ribelli M23.
- L'UCI non torna indietro: "Non esiste un piano B"
- Il Parlamento Europeo chiede all'UCI di non andare a Kigali
- Il Belgio, Lappartient e la "politica" applicata al mondiale
L’UCI non torna indietro: “Non esiste un piano B”
Per Lappartient, che in questi giorni s’è recato in visita a Kigali per vedere come stessero procedendo i preparativi (tra l’altro si sta disputando il Tour of Rwanda, una sorta di prova generale del mondiale), pensare a una sede alternativa non è un’opzione praticabile. “Questi mondiali saranno un evento unico e a sua modo storico per il mondo del pedale, peraltro nel 125esimo anno dalla fondazione dell’UCI.
Qui in Africa vedo un futuro luminoso per il ciclismo: tanti corridori si sono già affacciati sulla ribalta internazionale e molti altri ancora lo faranno nei prossimi anni. Non abbiamo mai pensato di dirottare la settimana del mondiale in un’altra nazione e anche coloro che sostengono che i costi siano troppo elevati debbono sapere che siamo in contatto con il governo locale e con la compagnia aerea RwandAir per favorire spostamenti a prezzi calmierati attraverso degli appositi voli charter.
Speriamo anche di avere tanti atleti da tutte le varie federazioni nazionali africane: saranno meno competitivi, ma il segnale che manderebbero sarebbe di una portata unica anche per le nuove generazioni”.
Il Parlamento Europeo chiede all’UCI di non andare a Kigali
Lappartient però non ha mai davvero risposto alla domanda che in tanti si stanno facendo: la sicurezza è davvero garantita in Ruanda, pensando allo scontro armato in essere con il Congo? Proprio due tappe del Tour of Rwuanda potrebbero essere annullate o comunque neutralizzate poiché il passaggio della carovana è previsto vicino ai luoghi di guerra.
A gettare benzina sul fuoco ha poi contribuito la risoluzione votata dal Parlamento Europeo a larghissima maggioranza (443 voti favorevoli e 4 contrari) con la quale viene chiesto all’UCI di annullare la competizione iridata a Kigali prevista per settembre, sia per motivi di sicurezza, sia per via della logistica e dei costi troppo elevati, tali peraltro da aver convinto alcune nazionali europee a limitare il contingente da schierare nelle varie competizioni (specialmente giovanili).
La risoluzione rientra in un ambito più ampio, chiedendo soprattutto all’UE di interrompere i rapporti con il governo ruandese in riferimento al memorandum d’intesa sulle materie prime, almeno fino a quando il Ruanda non prenderà ufficialmente le distanze dal conflitto armato (ma come spiegato, è il governo stesso a finanziare i ribelli M23 che combattono al confine con il Congo), annullando anche qualsiasi tipo di aiuto militare fornito alle forze armate ruandesi. L’annullamento del mondiale di ciclismo rientrerebbe in una sorta di “sanzione accessoria” da collegare alla risoluzione stessa.
Il Belgio, Lappartient e la “politica” applicata al mondiale
Da quando l’UCI ha annunciato che il mondiale 2025 si sarebbe corso a Kigali, in molti hanno storto il naso. Oltre al discorso legato alla sicurezza e ai costi per la trasferta va sommata anche la questione della vaccinazione contro la febbre gialla, ma c’è anche un aspetto legato a possibili ripercussioni politiche internazionali.
Ad esempio il Belgio (che una volta aveva tra le sue colonie il Congo) ha sconsigliato vivamente ai propri concittadini di recarsi in Ruanda, per qualsiasi tipo di viaggio: il fatto che la prima tappa dl Tour of Rwanda sia stata vinta dal giovane belga Aldo Tailleu non è piaciuta affatto al governo belga, che si ritrova paradossalmente un vincitore che (a suo dire) non sarebbe dovuto recarsi nel paese africano.
Ma c’è anche un altro aspetto molto rilevante: il 20 marzo si svolgeranno le elezioni per il rinnovo della presidenza del CIO, con David Lappartient candidato (sono 7 in totale). L’attuale presidente UCI ha sempre avuto un occhio di riguardo per le federazioni africane, e sogna di portare i giochi olimpici in Africa: una mossa (anche) elettorale che potrebbe sparigliare le carte e cambiare gli assetti geopolitici dello sport mondiale.