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La triste parabola di Hakan Sukur: cosa fa oggi l'ex bomber Inter

L'ex attaccante turco è diventato un perseguitato politico

13-01-2020 16:33

Un ribelle lo era già in campo, quando segnava sia in patria (sia col Galatasaray che con la nazionale turca) che all’estero, Italia compresa, ma Hakan Sukur non immaginava cosa gli sarebbe successo una volta appesi gli scarpini al chiodo. Profeta in patria solo da bomber, Hakan Sukur era una leggenda nel suo paese quando il Torino lo acquistò nel 1995 per 5 miliardi delle vecchie lire. Ambientamento non semplice, 5 presenze solamente e un solo gol prima di tornare a casa, in quel Galatasaray dove segnava a raffica.

LA CARRIERA  – Segnava e la sua squadra vinceva (anche la coppa Uefa) al punto da tornare a diventare appetibile per i club italiani. Nel 2000 lo prende l’Inter e l’attaccante turco parte alla grande: gol al debutto in Supercoppa contro la Lazio, l’esordio in A con la maglia nerazzurra il 1 ottobre, il gol alla Roma a novembre. Alla fine 24 presenze e 5 gol prima del passaggio al Parma, con cui vince la coppa Italia. Lasciata l’Italia va prima al Blackburn e poi ancora al Galatasaray con cui chiude la carriera nel 2008.

SECOND LIFE – E qui inizia la sua seconda vita. Sukur entra in politica grazie ad Erdogan, nelle fila del partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp), venendo eletto deputato nel 2011: tuttavia si schiera contro la “guerra” scatenata dal Presidente contro il suo principale nemico, il predicatore Fethullah Gulen – di cui l’ex calciatore viene considerato un seguace – e si dimette dalla carica nel 2013. Il “Toro del Bosforo”, terzo ai Mondiali 2002 ed autore del gol più veloce della storia della coppa del mondo,  da dicembre trasferisce in California con la famiglia per sfuggire alle persecuzioni di Erdogan.  Nel 2016 La procura truca ha emesso un ordine d’arresto nei suoi confronti con l’accusa di “appartenenza a gruppo terroristico armato”.

IL GOLPE – Tutto gira attorno al fallito golpe del 15 luglio: l’ex attaccante era finito nella rete del predicatore Fethullah Gulen, considerato la mente del colpo di stato. Ora è tornato a far parlare di sè in un’intervista al ‘Welt am Sonntag’ in cui racconta che per vivere è costretto a vendere libri e a fare da taxista tramite l’applicazione Uber. Sukur torna ad attaccare Erdogan: “Si è preso tutto ciò che era mio. Il mio diritto alla libertà, quello di esprimermi e quello al lavoro”.

L’INTERVISTA – Quando il feeling politico con Erdogan finì i suoi beni furono confiscati e lui costretto a fuggire negli Stati Uniti. “Il partito mi ha invitato a beneficiare della mia popolarità. Poi sono iniziate le ostilità. Hanno lanciato pietre nella boutique di mia moglie, i miei figli sono stati molestati per strada, ho ricevuto minacce dopo ogni mia dichiarazione. Quando me ne sono andato, hanno rinchiuso mio padre e tutto ciò che avevo è stato confiscato. È stato un momento molto difficile per la mia famiglia. Chiunque aveva a che fare con me aveva difficoltà finanziarie .

LA POLITICA – “Quando ho aderito all’AKP, la Turchia era un Paese conforme agli standard dell’Unione Europea, ma la politica di Erdogan ha portato alla rigidità ed è stata presa una direzione completamente diversa: un orientamento verso il Medio Oriente anziché verso l’Europa”. Hakan Sukur venne anche accusato di aver avuto un ruolo nel golpe del 2016 “Cosa avrei fatto? Fino a oggi nessuno è stato in grado di spiegarlo. Ho fatto solo cose legali nel mio Paese. Possono indicare quale crimine avrei commesso? No, sanno solo dire “traditore” e “terrorista”. Sono un nemico del governo, non dello Stato o della nazione turca. Adoro la mia bandiera e il nostro Paese”.

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