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Le verità di Nadal: "Federer inimitabile, il mio addio lo immagino così"

Il maiorchino si è confessato a Marca al termine di un 2022 pieno di emozioni: dai due Slam vinti alla paternità fino ai tanti infortuni.

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Le verità di Nadal: "Federer inimitabile, il mio addio lo immagino così" Fonte: Getty Images

Al termine di una delle stagioni più contraddittorie della propria carriera, segnata da tanti infortuni, ma anche dalla gioia per la conquista del 21° e del 22° Slam della carriera, a Melbourne e nell'amata Parigi, a Rafael Nadal ha rilasciato una lunga intervista a 'Marca' condensando le emozioni di un anno solare difficilmente ripetibile e dal quale il maiorchino ha ricevuto anche la gioia della prima paternità.

"Prima dell’Australian Open ho contratto il Covid ad Abu Dhabi e sono rimasto 10 giorni a casa – ricorda Rafa – Non ero sicuro di andare a Melbourne. Poi ho iniziato a giocare, ma mai avrei pensato di giocare lì una delle finali più belle. Ad Indian Wells mi sono rotto una costola in semifinale contro Alcaraz. Quel giorno negli spogliatoi non riuscivo a respirare, ma ho giocato comunque la finale perché mi dissero che era uno spasmo muscolare. Da quel momento la mia stagione è stata più complicata. Da Roma sono partito zoppicando, se i medici non avessero trovato una soluzione per addormentare il nervo del piede non avrei potuto vincere il Roland Garros. Sono arrivato a Parigi con una preparazione scarsa, ma ho giocato bene quando serviva, nei quarti contro Djokovic. Poi sono realista, la semifinale con Zverev poteva finire in modo diverso se lui non si fosse infortunato alla caviglia".

Nadal ha però ammesso di aver temuto di dover dare l'addio al tennis, ipotesi che tuttavia ora non sembra imminente: "Dopo il Roland Garros ero felice anche se temevo di dovermi ritirare se non si fosse trovata una soluzione stabile per il piede, non potevo continuare con quei dolori cronici. Ma la nuova cura ha funzionato, e difatti a Londra ho giocato bene prima di farmi male agli addominali. Vorrei giocare un’ultima volta la Coppa Davis, ma dipende da tanti fattori. Non vedo ancora vicino il momento del ritiro, anche se ovviamente so che quel momento è più vicino rispetto all’anno scorso. Ma è qualcosa che quando deve accadere, accadrà. Mi piacerebbe fosse su un campo da tennis".

Infine sulla paternità e sul rapporto con Federer e Djokovic: "La nascita di mio figlio è stato un cambiamento drastico, mi sono dovuto riorganizzare anche dal punto di vista professionale, ma sono felice e mi godo una nuova tappa della vita. Ho sempre pensato che sarei diventato padre a fine carriera ma, per fortuna, la mia carriera è durata molto più a lungo di quanto mi aspettassi. Quindi devo imparare a convivere con questa novità provando a essere sempre competitivo".

"Federer resterà il migliore, ma non è facile da definire perché ognuno ha argomenti per sostenere un giocatore al posto di un altro, al netto dei dati oggettivi. Alla fine conta che sia io che Federer e Djokovic abbiamo fatto molto di più di quello che sognavamo. Abbiamo raggiunto numeri mai toccati prima nel nostro sport, quindi noi tre entreremo nella storia del tennis. Ci siamo spinti al limite l’uno con l’altro, altrimenti nessuno di noi sarebbe arrivato a 35 anni competitivo".

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