Dopo aver annunciato la volontà di presentare ricorso per aver dovuto disputare la partita contro l’Atalanta, giocata di fatto poche ore dopo la fine della quarantena imposta dall’Asl al gruppo squadra, l’Udinese rincara la dose.
Intervistato da ‘La Gazzetta dello Sport’, il responsabile dell’area tecnica Pierpaolo Marino è tornato a parlare dopo il duro sfogo al termine del match perso 6-2 dalla squadra di Cioffi:
“Quella di domenica è stata una partita fantasma. Abbiamo dovuto richiamare dei ragazzi che stavano a casa sul divano dicendogli di venire la domenica mattina alle 10 in ritiro per giocare. Il campionato doveva essere fermato per due turni”.
Più articolata l’analisi del presidente dell’Udinese, Stefano Campoccia, intervenuto a ‘Radio Punto Nuovo’:
“Forse non si sa, ma è giusto sapere che il provvedimento del Tar ci è stato notificato il sabato pomeriggio, ovvero la vigilia della gara con i giocatori che non hanno potuto avere la possibilità di allenarsi. È stato un provvedimento inaudito, una cosa mai vista prima”.
Campoccia, che è anche l’avvocato dell’Udinese, ritiene che il prosieguo della stagione della squadra possa essere condizionato: L’ASL ci ha vietato di fare attività sportive di contatto e si è visto il risultato. Ogni giocatore è imprenditore di se stesso, i ragazzi hanno dovuto giocare compromettendo in maniera consistente la propria stagione e quella dell’Udinese. Sarebbe bastato il rinvio di un paio di giorni”.
“Se la Premier League gioca solo tre partite a dicembre e riesce a rinviare, un motivo ci sarà. Credo che in questo momento dobbiamo fare tutti un atto di responsabilità, mi auguro si decida di modificare questo protocollo che è poco adatto. Quanto accaduto all’Udinese può succedere ad altri club e minerebbe la regolarità del campionato”.