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Addio Suarez, restano solo Mazzola e pochi altri della grande Inter

Se ne va un'altra leggenda dello squadrone degli anni 60 allenato da Herrera, in pochi ancora in vita

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Marco Festa

Marco Festa

Giornalista

Frequentatore di stadi ed esperto di calcio, ama agganciare e far domande a idoli e futuri campioni. Anzi, spesso precorre gli addetti ai lavori e li scova prima di loro

Basterebbero poche e semplici parole per far capire la grandezza di Luisito Suarez, scomparso all’età di 88 anni. Le parole potrebbero essere: “I grandi uomini si misurano da ciò che danno e non da ciò che ricevono”. Luisito Suarez non c’è più. La notizia della sua morte è arrivata nella mattinata di oggi, domenica 9 luglio 2023, e ha scosso tutto il mondo del calcio.

Tra gli anni ’60 e ’70, con le sue giocate, la sua intelligenza e la sua qualità, Luisito Suarez ha contribuito a far diventare “Grande” l’Inter di Helenio Herrera. Proprio i nerazzurri sono stati i primi a dedicargli un pensiero sui social sottolineando, qualora ce ne fosse stato bisogno, la sua grandezza: non solo in campo.

Un’altra stella della “Grande Inter” è volata in cielo

Suarez era il regista di quella “Grande Inter”. Un’altra stella volata in cielo. Un’altra icona che rimarrà indelebile nel cuore e nella mente dei tifosi interisti e degli appassionati di calcio. Dopo Corso e Facchetti, si piange un altro mito così come lo erano Peirò e Sarti. Alcuni dei titolari di quella formazione guidata in panchina da Helenio Herrera, anche lui scomparso nell’ormai lontano 1997, e capace di vincere scudetto, Coppa Campioni e Intercontinentale.

Picchi il primo della Grande Inter a lasciare un vuoto

Il primo ad andarsene era stato il capitano, Armando Picchi, deceduto il 27 maggio 1971, a soli 36 anni per una terribile malattia. Nel 2006 un tumore si era portato via all’epoca presidente dell’Inter e amatissimo dai tifosi nerazzurri. Nel 2017 si è spento il portiere Giuliano Sarti, il 20 giugno 2020, se ne è andato Mariolino Corso, il “piede sinistro di Dio”. Nel maggio del 2012 l’addio a Tarcisio Burgnich.

Mazzola e Domenghini tra i pochi superstiti della Grande Inter

Tenere vivo il ricordo di quell’Inter spetta a chi come Massimo Moratti è cresciuta amandola sulle gambe di papà Massimo, a Sandro Mazzola, centrocampista cresciuto ammirando e imparando proprio da Suarez i segreti del ruolo, ma non solo all’ex capitano nerazzurro. Domenghini e il brasiliano Jair, i due attaccanti che più di tutti hanno goduto delle giocate e delle verticalizzazioni dell’architetto in mezzo al campo, oggi lo piangono e sono il punto di riferimento per narrare ancora e ancora le gesta di quella squadra. In vita ci sono anche Guarneri e Bedin.

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