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Malore Bove, il grave errore commesso in campo e perché l'ambulanza non è entrata sul terreno di gioco

Giovanni Ghini, presidente della Fratellanza militare di Firenze che ha soccorso Bove al Franchi è tornato sull'episodio rivelando dettagli preziosi e l'importanza di fare prevenzione

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Redazione

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Edoardo Bove è fuori pericolo e cosciente. Con le immagini del dramma sfiorato in campo ancora negli occhi, Giovanni Ghini, presidente della Fratellanza militare di Firenze, ha ripercorso quegli attimi di terrore che hanno costretto all’interruzione poco dopo il quarto d’ora di Fiorentina-Inter. Una testimonianza importante, che racconta di un grave errore commesso in campo e del perché si è scelto di non portare l’ambulanza direttamente sul terreno di gioco.

La testimonianza di chi salva vite ogni giorno

Il malore in campo di Edoardo Bove e le immagini del dramma sfiorato al 17′ di Fiorentina-Inter saranno difficili da cancellare dagli occhi e dalla testa dei giocatori, degli addetti ai lavori e dei tifosi. A un giorno di distanza, come raccolto da La Gazzetta dello Sport, sull’accaduto è tornato Giovanni Ghini, presidente della Fratellanza militare di Firenze a cui fa capo l’ambulanza che ha trasportato l’ex Roma al Careggi.

Perché l’ambulanza non è andata in campo

Nel suo intervento, Ghini ha spiegato come ci sono voluti quattro minuti per portare sull’ambulanza il giocatore della Viola e tredici totali per il suo ingresso nella sala rossa dell’ospedale. In merito al malore, il presidente ha spiegato: “Parliamo di un problema che noi definiamo tempo-dipendente. Non abbiamo improvvisato nulla, abbiamo organizzato ogni cosa e seguito il nostro protocollo. Questo è stato decisivo.

La corsa al Careggi

“Perché l’ambulanza non è andata in campo? Perché c’era il rischio che non potesse più uscirne e si sarebbe potuta impantanare”. Su quello che si è visto in campo, Ghini ha rimarcato come “le squadre mediche che sono in campo hanno le stesse attrezzature che c’è all’interno dell’ambulanza. Nel tragitto verso l’ospedale Bove non era cosciente ed è stato necessario usare il defibrillatore e applicare tecniche di rianimazione. Si era davanti a un problema ampio“.

Mai mettere le mani in bocca

Ghini affida poi un appunto sui primi interventi prestati dai giocatori in campo con la classica mano nella cavità orale per bloccare la lingua, che rappresenta un grave errore: “Sì, ovviamente apprezziamo il gesto, ma l’improvvisazione non è risolutiva. Inserire le dita nella bocca di chi è vittima di questi episodi è una manovra fortemente sconsigliata perché il ragazzo avrebbe potuto serrare la bocca all’improvviso e lesionare gravemente le dita di chi prova ad aiutarlo. Inoltre, il giocatore può essere ferito e provocare una fuoriuscita di sangue in bocca può complicare le cose. Sarebbe importante fare prevenzione e seguire alcune ore di corsi per i soccorsi, perché così si possono salvare vite”.

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