Il vissuto che Arrigo Sacchi, l’inventore di una nuova rivoluzionaria visione del calcio moderno ed ex ct della Nazionale, restituisce dell’alluvione in Emilia Romagna è potente e altamente commovente.
Ha rischiato la sua vita, ha rivissuto a causa della piena dell’acqua, il primo devastante ricordo della sua infanzia quando già allora aveva imparato a conoscere la paura nei confronti della natura, di quei fiumi che minacciano e condizionano gli insediamenti di quella parte della regione. A Repubblica, Sacchi affida la sua testimonianza – terribile – della tragedia della quale è stato attore, protagonista.
- Maltempo Emilia Romagna: Sacchi rompe il silenzio
- La situazione attorno a Fusignano
- Sacchi: la sera di Inter-Milan salito ai piani alti
- L'appello alla prevenzione e alla politica
Maltempo Emilia Romagna: Sacchi rompe il silenzio
“Quando si arrabbia, la natura e sempre più forte di noi – ha detto Arrigo Sacchi -. A Fusignano scorre il Senio, che non sarà il Mississippi ma in questi giorni non c’è mica da scherzare. Stiamo vivendo un’alluvione che mi ha risvegliato quello che forse è il primo ricordo della vita”, ha detto.
“Il primo ricordo della mia vita: ho tre anni, e mi caricano sul tubo della bicicletta per portarmi a guardare il fiume che è uscito dall’argine. Rivedo quella scena perfettamente, in ogni dettaglio, come se fosse avvenuta poche ore fa. Ricordo i sacchi di sabbia, un muro per fermare almeno un po’ quel disastro”.
La devastazione lasciata dall’alluvione
La situazione attorno a Fusignano
A proposito dell’alluvione che sta mettendo in ginocchio la sua Emilia Romagna, ha spiegato: “Qui basta spostarsi di quattro o cinque chilometri e tutto cambia. A Maiano Monti, il paese di Vincenzo Monti dove ci sono ancora i suoi famosi tigli, stanno più all’asciutto di noi. Ma se si va ancora oltre, un altro canale è esondato e si è mangiato cinquanta metri di sponda vicino a un forno, una cosa impressionante. A un certo punto volevo andare a controllare in che stato sono dei terreni che ho da quelle parti, pero i carabinieri mi hanno bloccato”.
Sacchi: la sera di Inter-Milan salito ai piani alti
La sera più terrificante, del disastro, Sacchi ha ripercorso quegli attimi e rivissuto quelle azioni, quelle operazioni che hanno messo al sicuro la sua vita e quella dei suoi cari:
“Stavo guardando Inter-Milan, ed è arrivato l’ordine di salire ai piani alti delle case per metterci al sicuro. L’ho fatto anch’io, immediatamente: qui bisogna essere in forma per forza”.
“Il fiume scuro e arrabbiato, a poche centinaia di metri da qui. A meno di dieci chilometri è uscito tutto. E non smette di piovere nemmeno per un minuto. Viene un nodo alla gola”, le sue drammatiche parole.
L’appello alla prevenzione e alla politica
Sacchi, ora che sente di potersi sentire anche mentalmente più sicuro e meno minacciato, si abbandona poi a una riflessione decisiva alla luce dell’ennesima tragedia idrogeologica: “Siamo un Paese vecchio, dove prevenzione e merito sono parole sconosciute. In Italia nessuno sa fare squadra. Conosco Bonaccini, bravissima persona, ma in due o tre anni non si può rimediare a secoli di assenza. Nessuna cura delle sponde e della natura, tutto dovuto e va bene finché dura. Pensiamo di essere sempre i più furbi, invece siamo una nazione piena di debiti”.
Con una certa amarezza si è trascinato a un paragone calcistico: “non c’è quasi mai un progetto, non c’è strategia, solo tattiche improvvisate: come nel calcio. Però è stata la mia fortuna: io facevo cose semplicissime, ma paragonate a quelle degli altri passavano per rivoluzionarie”.