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Marco Giampaolo, una carriera all’insegna dell’oscillazione

Integralista o Maestro di calcio? I due volti del mister abruzzese

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Marco Giampaolo, una carriera all’insegna dell’oscillazione

Quella di Marco Giampaolo è una carriera ricca di alti e bassi, di elogi e fischi. È partito dalla Serie C per arrivare alla Serie A, ma nella sua scalata ha dovuto evitare più di qualche ostacolo.
Nato a Bellinzona da una famiglia di Giulianova, ritrasferitasi in Abruzzo quando Giampaolo aveva un anno, esordisce nel mondo del calcio come giocatore insieme al fratello Federico. A differenza di quest’ultimo riesce a togliersi qualche soddisfazione in meno  siccome ha dovuto appendere le scarpe al chiodo molto presto. All’età di appena 30 anni, a seguito di un brutto infortunio alla caviglia, saluta il campo da calcio come giocatore e si prepara ad addentrarcisi come allenatore seguendo il consiglio del suo ex tecnico Ivo Iaconi.

Gli inizi da osservatore e allenatore in seconda

All’età di 33 anni Giampaolo diventa osservatore del Pescara: inizia pian piano a studiare e analizzare i movimenti e le tattiche e in poco tempo diventa allenatore in seconda. Ricopre lo stesso ruolo al Giulianova, al Treviso e all’Ascoli ed è proprio nella squadra marchigiana che vengono fuori i frutti del suo lavoro. Ai tempi dei Bianconeri, Giampaolo non ha il patentino di prima categoria e per questo viene sanzionato e costretto a saltare i primi due mesi dell’annata 2005/2006. Tuttavia, il suo ritorno in panchina si fa sentire e attira l’attenzione delle grandi italiane che cominciano a osservarlo e ad apprezzare il suo lavoro. Giampaolo è giovane e non si fa sfuggire dettagli che possono essere fondamentali per portare alla vittoria la squadra. Ecco allora che arriva la chiamata del Cagliari.

Capo tecnico e Serie A

A Cagliari non ha nemmeno il tempo di ambientarsi che, dopo solo qualche mese sulla panchina dei rossoblù, viene esonerato e al suo posto subentra Franco Colomba. Fa ritorno nel team sardo a febbraio del 2007 e riesce a salvare la squadra con una giornata di anticipo. Al termine della stagione viene riconfermato e, dopo un inizio promettente, il Cagliari non riesce a stare al passo e va nuovamente in crisi. Per Giampaolo arriva il secondo esonero, rimpiazzato da Nedo Sonetti. Se la prima volta fa male, la seconda è una sconfitta che brucia: Giampaolo rimane deluso al punto da non accettare di tornare sulla panchina del Cagliari quando Cellino lo richiama.

Una serie di sconfitte

Nell’estate 2008 firma col Siena. Il suo lavoro porta a buoni frutti: porta la squadra alla salvezza ed eguaglia il record di 44 punti conseguito da Mario Beretta nella stagione precedente. Tutto ciò gli frutta una riconferma, ma anche in terra toscana non ha lunga vita: dopo sette sconfitte in dieci gare dall’inizio della stagione ‘09/’10, Giampaolo viene esonerato ed è costretto a mandare giù un altro boccone amaro. Un destino simile lo aspetta anche a Catania: diventa allenatore della squadra il 30 maggio 2010, ma a metà gennaio 2011, dopo aver ottenuto 22 punti in 20 partite, viene sollevato dall’incarico.
Il 4 giugno 2011 firma con il Cesena per la stagione 2011/2012, ma il suo inizio in terra romagnola è uno dei peggiori in assoluto: dopo nove partite accumula solamente tre punti. Finito al centro di ferocissime critiche, viene esonerato il 30 ottobre dopo la sconfitta per 2-0 contro il Parma.

Il ritorno in B e il fallimento col Brescia

Cercando riscatto, nel 2013 accetta l’offerta del Brescia, scendendo nuovamente in Serie B. Nonostante un organico composto da ottimi giocatori, non riesce a creare quel feeling fondamentale per capirsi a vicenda e per vincere. I suoi calciatori non riescono a stare al passo e a introiettare le sue direttive e tutto questo si traduce in un grande flop. All’indomani della sconfitta in casa contro il Crotone e dopo essere stato fischiato dai tifosi, non si presenta all’allenamento mattutino e comunica le proprie dimissioni alla dirigenza delle Rondinelle.

Discesa in C e risalita in A

Per Giampaolo è tempo di rimboccarsi le maniche e iniziare dal principio, da dove ha cominciato: nel novembre del 2014 viene nominato allenatore della Cremonese in Lega Pro. Con il club grigiorosso ottiene dei buoni risultati e a chiude la stagione all’ottavo posto della classifica. Il suo lavoro alla Cremonese lo pone sotto i riflettori dall’Empoli, che lo chiama per guidare la squadra in Serie A nella stagione 2015/2016. Giampaolo, dopo tanto tempo, si trova in un posto in cui si sente libero di dire la sua, di svolgere il proprio lavoro senza essere nel mirino delle critiche di tutti e tutto ciò si traduce in ottimi risultati. Conclude il campionato posizionandosi al decimo posto della classica e, nonostante il successo, a fine stagione decide di sollevarsi dall’incarico di allenatore degli Azzurri per accettare la panchina della Sampdoria.
Alla Samp sembra procedere tutto nel verso giusto: anche qui chiude il campionato posizionandosi nella parte sinistra della classifica e venendo confermato per la stagione successiva. Sembra essersi liberato di tutti gli scheletri nell’armadio e riesce a togliersi qualche sassolino dalla scarpa battendo alcune delle grandi big: Atalanta, Juventus, Roma e Fiorentina. A giugno 2019 viene annunciata la risoluzione consensuale del contratto con la società dei blucerchiati: Giampaolo lascia la terra ligure per trasferirsi in quella lombarda.

Dal fallimento milanese al ritorno in blucerchiato

A giugno 2019 il Milan comunica ufficialmente di aver raggiunto un accordo con il mister abruzzese, chiamato a risollevare le sorti di una squadra in totale ricostruzione tecnica e societaria. Il suo inizio in rossonero non è dei migliori, anzi: in cinque giornate ottiene tre sconfitte e l’8 ottobre, nonostante la vittoria sul campo del Genoa, viene esonerato. Giampaolo deve accusare un nuovo colpo e mandare giù un altro boccone amaro, ma dopo qualche mese arriva la chiamata del Torino. Esordisce sulla panchina dei Granata il 19 settembre 2020, ma il suo inizio sembra richiamare alla mente alcuni fantasmi del passato, uscendo sconfitto malamente contro la Fiorentina alla prima partita. Il suo percorso col Toro è ricco di insidie e, nonostante l’impegno, i troppi pochi punti costringono la dirigenza del Granata ad esonerarlo a gennaio del 2021.
Da svincolato, viene contattato dalla Samp nel gennaio del 2022: i blucerchiati, orfani di D’Aversa e in condizioni critiche in campionato, gli offrono sei mesi di contratto più un rinnovo automatico di due anni in caso di salvezza.

Integralista o Maestro di calcio?

Le ottime parentesi a Empoli e a Genova sono valse a Giampaolo il soprannome di “Maestro”. Quella deludente al Milan gli ha affibbiato l’epiteto di “Integralista”. Giampaolo è uno o l’altro? Probabilmente entrambe le cose. Da un lato ha mostrato di saper fare grandi cose, facendo rendere (probabilmente) oltre le loro possibilità calciatori come Patrick Schick, Joachim Andersen Dennis Praet e conquistando due decimi e un nono posto con i Blucerchiati. Dall’altro ha messo in evidente luce di non sapersi e di non saper adattare il proprio modulo e la propria idea di calcio in altri contesti. E di questo è emblematica l’esperienza al Milan.
Il suo modulo prediletto è senza dubbio il 4-3-1-2 posto a rombo, in cui il gioco e la creazione di occasioni da rete passano per i piedi di un trequartista. Giampaolo predica un calcio spregiudicato, in cui il motore di tutto sono l’altissima pressione portata verso il portatore di palla avversario e la conseguente ripartenza veloce dopo un recupero. Nonostante questo, però, durante l’arco della sua carriera ha mostrato di curare molto la fase difensiva, con una linea a quattro posta a zona e che sfrutta spesso la trappola del fuorigioco.

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