Marco Pagani ci ha preso gusto. La scorsa edizione del Tourist Trophy è stata infatti la terza per il centauro bresciano, frenato dalla sfortuna ma comunque soddisfatto della sua esperienza sulle strade del mitico TT.
“A prescindere dal risultato, esserci per me è già una vittoria – racconta ai microfoni di Sportal.it – . Purtroppo quest’anno abbiamo avuto parecchi problemi, a partire dal meteo che ha portato all’annullamento di parecchie giornate di prove. Ho chiuso al trentaduesimo posto la gara di Superbike, mentre ho avuto un problema in quella Superstock e mi sono ritirato in quella Senior TT per un trafilaggio d’olio. Al di là di tutto, è molto bello correre lì, non esiste un altro tracciato al mondo così: lento, veloce, compressioni e una sfida mentale incredibile. Ho girato su tante piste europee ma nessuna è come il Mountain Course da 60 km di lunghezza”.
Pagani, presente allo stand della BigBen Interactive alla Milano Games Week, dove i visitatori hanno potuto ammirare la sua BMW S100 SBK oltre ai primi gameplay di “TT Isle of Man”, ha anche spiegato come si è preparato per una gara così particolare: “Prima del debutto del 2014 ho ripreso in mano un vecchio videogioco che avevo accantonato perchè mi sembrava troppo difficile. Mettendo il livello di simulazione, ci ho messo quattro mesi a completare un giro senza cadere ma dopo sei o sette avevo acquisito tutti gli automatismi necessari per ripercorrerlo anche a memoria mentalmente. Quando sono arrivato davvero in pista mi sono sentito tranquillo nonostante sia un circuito spaventoso perchè avevo la certezza di conoscere la prossima curva, non potendo guidare a vista. Ciò mi ha permesso di diventare l’italiano più veloce qui. Poi gli anni successivi ho iniziato a guardare quelli che andavano più forte per capire che rapporti usare e come adattarli al mio stile di guida”.
“Valentino Rossi al TT? Secondo me non lo vedremo mai, anche se ha fatto in passato qualche giro dimostrativo. Se dovesse venire però sicuramente andrebbe forte, magari non da subito ma la differenza di prestazione che c’è in pista tra i piloti la si ritrova anche in strada. Non c’entra chi è più coraggioso o più matto: chi ha talento sta davanti”, assicura infine Pagani.
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