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Massimo Marazzina: un attaccante realizzato

Massimo Marazzina ha iniziato la sua carriera nell'Inter, squadra del suo cuore. Protagonista del magico Chievo di Delneri, oggi vive a Miami.

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Simone Biancofiore

Simone Biancofiore

Giornalista

Laureato in Scienze della Comunicazione all'Università di Bologna. Il calcio è da sempre una grande passione. Scrivere di calcio? Merito di mio nonno, gli devo tanto.

Massimo Marazzina: un attaccante realizzato Fonte: Imago Images

Massimo Marazzina è stato un attaccante di provincia. Uno dei più forti. Un calciatore che ha messo a segno più di 100 reti tra Serie A e Serie B. Nato a Lodi il 16 luglio 1974, ha indossato le maglie di Inter, Foggia, Chievo, Reggina, Roma, Sampdoria, Modena, Torino e Bologna.

Le sue qualità non sono passate inosservate nemmeno a chi guidava la Nazionale italiana. Nel 2002, infatti, grazie alle prestazioni con il Chievo di Luigi Delneri (squadra neopromossa in Serie A arrivata fino al 5° posto) viene convocato dal CT Giovanni Trapattoni. La prima volta è a febbraio, quando viene chiamato in causa per l’amichevole a Catania contro gli USA. Entra ad inizio secondo tempo, rimpiazzando un certo Christian Vieri.

Un esordio da ricordare, un debutto con un +1 se volessimo parlare in termini fantacalcistici. Al 62’ l’Italia passa in vantaggio: Zambrotta ruba un pallone e verticalizza immediatamente per Marazzina, l’attaccante vede Del Piero tutto solo e gli fornisce l’assist vincente. Poi ad agosto sarà chiamato per un test contro la Slovenia e, infine, l’ultima apparizione in una partita di qualificazione agli Europei contro il Galles. Non andò oltre. A ‘Il Posticipo’, Marazzina ha riferito: “Alla mia epoca c’erano giocatori veri. Ti dovevi mettere in coda: c’erano pochissime chance di essere convocati in Nazionale. Ho giocato con l’Italia approfittando dell’indisponibilità di Montella e Inzaghi. Ricordo il mio esordio a Catania contro gli Stati Uniti: ho fatto una grande partita, sono andato vicino al gol, poi ho fatto l’assist per Del Piero. Ho giocato un’altra amichevole e poi la gara contro il Galles valida per le qualificazioni agli Europei 2004. C’erano campioni come Del Piero, Totti e Vieri: per me è stato un onore giocare insieme a loro”.

Il bomber lombardo è stato vicino anche ad un grande club italiano, l’approdo in maglia Juventus però poi saltò. Ecco come spiega e ricorda quel mancato passaggio in un’intervista: “Ultimi giorni di mercato, firmo per la Juventus. Sto andando a Veronello per salutare, mi chiama Moggi chiedendomi se fossi contento di approdare alla Juve e rispondo di sì. Mentre sto andando, dopo dieci minuti mi chiama Oscar Damiani, il mio procuratore, dicendo che non c’era più nessuno e che ci fosse qualcosa di strano. Dopo cinque minuti mi arriva una telefonata dove mi viene detto che, siccome ho firmato con la Juventus, devo cambiare procuratore. Io ho risposto che o mi avrebbero preso con il mio procuratore o dovevano prendere un altro. Infatti hanno preso un altro. A Oscar l’ho detto dopo. Ma non posso dire chi avrei dovuto prendere”.

Verrebbe da dire: “Che sfortuna!”. No, forse la parola giusta è personalità. Un qualcosa che ha sempre caratterizzato il Marazzina-giocatore ma anche il Marazzina-uomo. La sua, comunque, è stata una carriera memorabile.

L’Inter e il Foggia: gli inizi di Marazzina

Inizia a giocare a calcio nella Luisiana, squadra del suo paese. Il ragazzo ha delle qualità, anche se inizialmente la sua scalata presenta diversi ostacoli e porte sbattute in faccia. Arriva nel settore giovanile dell’Inter grazie all’osservatore Buzzi e al mister Gianpiero Marini. Approda in maglia nerazzurra dopo essere stato scartato da ben tre società come il Pegocrema (Serie C2), l’Atalanta (Serie B) e Cremonese (Serie C1). Un primo step della carriera di Marazzina ma anche un sogno perché nasce interista. Si fa tutta la trafila del settore giovanile prima di giungere nella squadra Primavera, che in quegli anni era guidata dallo stesso Marini.

Quest’ultimo viene chiamato in Prima squadra a sostituire l’esonerato Osvaldo Bagnoli e per Marazzina si apre la possibilità di giocare con i più grandi. Il suo esordio è datato 27 febbraio 1994, nella gara persa per 2-0 contro il Torino in Piemonte. Colleziona altre due presenze, prima contro l’Udinese e poi con l’Atalanta nell’ultima giornata. A 19 anni, anche se non è mai sceso in campo, vince la Coppa Uefa. Va in panchina nei quarti, nella semifinale e nella doppia finale.

Sulla panchina dell’Inter, la stagione successiva, c’è l’insediamento di Ottavio Bianchi e per Marazzina si riducono le possibilità di avere uno spazio soddisfacente. Lo acquista il Foggia di Enrico Catuzzi. In Puglia Marazzina ci resta due annate. Nella prima colleziona appena 13 presenze e 0 gol in Serie A. L’anno dopo, invece, è quello in cui inizia a farsi conoscere con maggior insistenza. A fine campionato di B si contano 23 presenze e 5 gol. Il primo viene messo a segno il 10 dicembre 1995 contro la Pistoiese. Poi fa male a Venezia e Lucchese, oltre alla doppietta rifilata al Verona.

Massimo Marazzina con la maglia del Chievo Fonte: Imago Images

Marazzina e il Chievo dei miracoli

Dopo la parentesi Foggia per Marazzina si apre un ciclo davvero importante con la maglia del Chievo Verona. Cinque anni e mezzo fondamentali per l’attaccante lombardo, un periodo d’oro. In Veneto ci resta dal 1996 fino al 2003 ma in mezzo, stagione 2000/01, c’è anche un’esperienza con la maglia della Reggina. A Reggio Calabria, in Serie A, Marazzina si toglie qualche soddisfazione. Ad esempio, quella di segnare un gol all’Inter nella prima giornata di campionato. Una realizzazione preziosa e che permise ai calabresi guidati da Franco Colombo di vincere addirittura contro i nerazzurri. A fine stagione furono 5 i gol totali nella massima serie.

A Verona Marazzina trova il suo habitat naturale. È protagonista indiscusso di quel Chievo di Delneri che riuscì, da neopromossa, a centrare una storica qualificazione in Coppa Uefa. Quella squadra ha incantato eccome, un gruppo di veri amici che ha scritto una pagina di storia del calcio italiano: “Il segreto, tutti dicono, deriva dal fatto che eravamo amici”. Ricorda Marazzina in un’intervista. Prosegue: “Sì, eravamo amici, avevamo un bel gruppo, perché le vittorie aiutano a vincere. Ma, fondamentalmente, andavamo bene perché eravamo dei buoni giocatori. Non dei fuoriclasse, tranne un paio, ma eravamo una buona squadra, messi bene in campo e allenati bene. Correvamo più degli altri, questo era il segreto. E poi abbiamo avuto anche un po’ di fortuna, che non guasta mai”.

Non solo il gruppo e la fortuna. In quel Chievo, come direttore sportivo, c’era Giovanni Sartori. Un dirigente di massimo rispetto che negli anni ha fatto faville all’Atalanta e che oggi sta cercando di incidere anche al Bologna. Delneri, in quegli anni, fu accontentato in tutti i modi e vennero acquistati dei giocatori adatti al suo modulo, al suo gioco e alla sua filosofia di calcio. Marazzina ha definito così il suo rapporto con il mister: “Di amore e odio. Non siamo andati sempre d’accordo, ma è normale così. Lui aveva le sue idee a volte, e io le mie. Ci si scontra, poi però ci si rincontra per il bene della squadra, per il bene di tutti. Però è un grande, il migliore che io abbia mai avuto. Lo ricordo sempre con grande affetto e piacere”.

Un rapporto non idilliaco, ma comunque Marazzina è stato sempre riconoscente: “Se eravamo perfetti in campo lo dovevamo a Delneri che in settimana sapeva farci capire che cosa voleva da noi” ha detto a ‘Il Posticipo. Ha aggiunto: “Lavoravamo tanto, ci faceva sputare sangue in allenamento per migliorarci a livello tecnico, tattico e fisico. Preparava così bene le gare che alla domenica gli bastava fare qualche correttivo. Faceva divertire la stampa. Era un tipo colorito e questa cosa veniva enfatizzata dai giornalisti: urlava sempre il mio nome e quello di altri 2-3 giocatori. Delneri era il numero uno: è stato il migliore allenatore che ho avuto, vince proprio per distacco”. Un quinquennio d’oro che si concluse con 46 gol in 170 presenze.

Il flop alla Roma e la Sampdoria

Nel gennaio del 2003 per Marazzina si apre la possibilità di fare un salto di qualità. Forse anche meritato per quello che fece vedere in maglia gialloblu. La Roma di Fabio Capello lo prende con la formula del prestito con diritto di riscatto. L’attaccante non incide come vorrebbe. Arriva in maglia giallorossa in un periodo in cui il club stava vivendo dei momenti burrascosi, la squadra era ormai fuori da tutti gli obiettivi possibili e non c’erano degli stimoli. Marazzina, però, è anche un po’ sfortunato perché si fece anche subito male. Non ebbe la totale possibilità di dimostrare il suo valore. Furono appena 7 le apparizioni complessive, zero gol subiti e un riscatto che non arrivò.

A 29 anni c’è la Sampdoria pronta a dargli un’altra possibilità. Anche a Genova, però, la stagione 2003/04 si può definire negativa. Appena 13 presenze complessive e un gol messo a segno nel 1° turno di Coppa Italia contro la Pro Patria. A gennaio cambia aria e si trasferisce al Modena di Alberto Malesani, sempre in Serie A, dove riesce a mettere insieme un discreto minutaggio e 3 gol in totale. Marazzina non ha mai nascosto l’amarezza di quella esperienza perché, come riferito a ‘La Repubblica’: “Malesani faceva giocare Makinwa e Kamara. Amoruso e io stavamo fuori perché inadatti al suo modulo: i risultati si sono visti.”

Il riscatto con il Torino e il finale di carriera al Bologna

La stagione 2004/05 è quella del riscatto. Un anno importante per Marazzina che grazie a 16 gol totali permette al Torino di tornare in Serie A. Un’esperienza che ha spesso ricordato come gratificante e importante ma i granata, però, fallirono e non riuscirono a disputare il successivo campionato di Serie A: “Quella è una ferita ancora aperta. Ho fatto 14 gol, più 2 nei playoff e 4 in Coppa Italia. Insomma, una ventina di gol quell’anno. Sono stato da Dio al Torino. Speravo di continuare la mia carriera lì perché la società era eccezionale, la gente alla grande, mi hanno voluto davvero bene. Poi segnai il gol promozione, quindi a Torino mi ricordano sempre. Sai, quando uno fa il gol promozione rimani immortale per quella squadra. È stato veramente un grande peccato. Avevamo una bella squadra e avremmo fatto benissimo anche in Serie A”.

Prima di concludere la carriera da giocatore al Bologna, Marazzina colleziona 8 gettoni in Serie A con il Siena. Grazie a Zaccarelli si riprende la scena in Emilia-Romagna. Quattro anni molto importanti in cui riuscì a riportare i felsinei in Serie A e a segnare il gol promozione nella stagione 2007/08: “Per andare a Bologna mi ero tagliato lo stipendio. Non avevo mai dimenticato quello che avevo provato al Torino in Serie B: sapevo che cosa significava vincere il campionato con una squadra importante. Desideravo vivere a Bologna le stesse emozioni che avevo vissuto a Torino e alla fine ce l’ho fatta, anche se è finita com’è finita. In rossoblù sono stato allenato da Mihajlovic, ma fra noi non avevamo un buonissimo rapporto a livello personale. Sono cose che possono capitare. Per ottenere risultati serve una buona squadra”.

Massimo Marazzina con la maglia del Bologna Fonte: Imago Images

Marazzina e Miami

Una volta appesi gli scarpini al chiodo Marazzina ha dato una sterzata netta alla sua vita trasferendosi con tutta la famiglia negli USA. In America è entrato a far parte, come dirigente, del Sarasota Metropolis FC, una piccola società che milita nell’USL League Two. Ha preferito poi interrompere i rapporti per una questione di distanze, dato che per andare nelle varie strutture del club impiega circa 3 ore e mezza di viaggio. Non ha fatto fatica a trovare un nuovo incarico visto che adesso allena dei ragazzi con delle lezioni private. Oltre ad avere la fortuna e la comodità di effettuare queste sedute a 10 minuti da casa, avendo la possibilità di godersi anche la famiglia e il tempo libero.

Massimo Marazzina resterà un’icona del calcio italiano di fine anni ‘90 e inizi anni 2000. Un attaccante di tutto rispetto, uno di quei bomber che ogni allenatore vorrebbe avere nella propria rosa. Un calciatore che ha potuto assaporare tutto, dalla fortuna alla sfortuna. Nel primo caso è cresciuto e si è fatto le ossa nell’Inter, squadra di cui era tifoso sin da bambino. Oggi qualcuno sarebbe disposto a fare follie pur di avere una possibilità del genere. Nel secondo caso, invece, non ha trovato situazioni a lui favorevoli, come ad esempio nella Roma di Fabio Capello. O addirittura facendo riferimento a quel clamoroso e mancato passaggio in maglia Juventus. Chissà che piega avrebbe preso la sua carriera. Resta il fatto che bomber Marazzina, soprattutto con la favola Chievo, è entrato senza troppi se e ma nell’élite del calcio italiano.

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