La morte di Matilde Lorenzi è frutto di un incidente. E’ questo il risultato delle indagini della Procura di Bolzano ma non tutti sono d’accordo con questo risultato a partire da Paolo De Chiesa e Piero Gros che continuano a domandare giustizia alzando la voce sul tema sicurezza ma anche per come questa tragedia è stata accolta dal mondo dello sci.
La posizione della Procura
La Procura di Bolzano non ha dubbi riguardo quello che è successo a Matilde Lorenzi, si tratta semplicemente nella sua tragicità di un incidente. E Axel Bisignano, il procuratore facente funzioni, continua a essere fermo su questa convinzione come ha sostenuto a La Stampa: “Ci troviamo d fronte a una ragazza giovane, a una campionessa conosciuta, la sua morte ha colpito tutti e crea un’aspettativa diversa. Ma è solo questo che cambia. Non sono stati ravvisati profili di reato. Purtroppo si è trattato di una disgrazia”.
L’accusa di Gross e De Chiesa
Da giorni il quotidiano La Stampa sta però portando avanti un’inchiesta che mette in dubbio l’esito delle indagini della Procura di Bolzano e al caso si aggiungono anche le parole di due ex sciatori come Gros e De Chiesa che si lanciano all’attacco: “Il caso dovrebbero essere riaperto perché dalla foto e dal video (girati da chi era sulla seggiovia in quel momento, ndr) si vede chiaramente che non c’erano le reti B, quelle che permettono di contenere in un metro la caduta di ogni sciatore che scende a 60-70 chilometri orari. Perché i carabinieri affermano il contrario”.
De Chiesa sottolinea: “Nel video s vede il volo che ha fatto Matilde, il suo corpo è stato recuperato nel recupero, quindi fuori dalla pista. E non capisco come si può dichiarare senza autopsia che le lesioni letali siano state provocate dall’impatto con la pista e non dal volo fuori pista?”.
Nessun segno dal mondo dello sci
Ma Gross e De Chiesa nel loro attaccano allargano anche il discorso a quanto accaduto dopo la morte di Lorenzi. Nessuno stop da parte del mondo dello sci dopo una tragedia che avrebbe dovuto lasciare un segno importanti su tutti: “Si tratta d una questione che ha anche un valore sociale. Nessuno degli atleti si è fermato in segno di lutto nei giorni dopo la sua morte, gli allenamenti sono andati avanti come se nulla fosse successo. Un fatto gravissimo, un segno della società senza principi e punti di riferimento”.