Matteo Berrettini, con ‘Repubblica’, ha parlato anche di solitudine. “Il tennista è solo – ha affermato -. E’ vero che ognuno ha il suo team con il quale lavora e si confronta ma, alla fine, in campo si è soli. Contro tutti. E fin quando non esisterà il time-out col coach, al di là delle sperimentazioni di queste esibizioni in cui ho giocato, i problemi tocca risolverseli da soli”.
“Sono sempre stato così: ricordo che quando ero bambino mia madre aveva notato che mi piaceva giocare da solo, e anzi si preoccupava perché aveva paura che diventassi un bimbo isolato Sono fatto così, mi piace stare da solo per avere degli spazi miei” ha aggiunto il tennista romano.