Per descrivere cosa voglia dire “fare la gavetta”, bisognerebbe citofonare a Maurizio Sarri. Figlio di un operaio dell’Italsider, nasce a Napoli il 10 gennaio 1959, ma cresce a Castro, vicino a Bergamo, e poi a Faella, in Toscana. Partito dal basso, con una carriera calcistica legata esclusivamente al dilettantismo e mai esplosa ad alti livelli per via di diversi infortuni, il “Comandante” (come verrà soprannominato ai tempi del Napoli) con fatica e dedizione arriva fino ai vertici del calcio europeo e internazionale. Come pochi altri allenatori, ad esempio Simeone e Sacchi, si è conquistato anche un posto nel vocabolario. Figura verace e sopra le righe, è spesso finito al centro di controversie e discussioni. E non solo per il suo modo di allenare.
L’esordio e l’inizio della scalata
La prima esperienza come allenatore, Sarri la fa in seconda categoria, a Stia nel 1990. Già giocatore della formazione toscana, subentra sulla panchina e la porta fino al quarto posto finale. Nella stagione successiva, sfiora con la Faellese la promozione in Prima Categoria. Dividendosi fra il lavoro in banca e quello di allenatore, tra il ’93 e il 2000 guida Cavriglia e Antella dalla Promozione all’Eccellenza, per poi allenare Valdema e Tegoleto.
All’inizio del nuovo millennio si siede sulla panchina del Sansovino: in tre anni, porta gli aretini ad approdare il Serie C2, alzando anche la Coppa Italia Serie D nella stagione 2002-2003. Alla fine della stagione, grazie a una deroga, ottiene il permesso per allenare in C2 e prende le redini della Sangiovannese: centra immediatamente la promozione in C1 e un tranquillo ottavo posto nella stagione successiva.
La prima esperienza in B
A giugno 2005 si dimette dalla guida della Sangiovannese e, dopo un mese, firma col Pescara debuttando in Serie B. L’esperienza col “Delfino”, definita dallo stesso Sarri come una delle migliori della sua carriera, si conclude dopo una sola stagione e la salvezza con tre giornate di anticipo. Dopo le dimissioni dai Biancoazzurri, subentra ad Antonio Conte sulla panchina dell’Arezzo. Viene esonerato a marzo 2007, non prima di aver strappato un punto alla Juventus di Deschamps e al Napoli di Reja.
Nei tre anni successivi, Sarri colleziona prestazioni al di sotto delle aspettative e, dopo una brevissima esperienza alla guida dell’Avellino, viene esonerato da Verona e Perugia. Col Grosseto, ancora in B, va meglio: il 24 marzo 2010 subentra a Elio Gustinetti e conduce i Biancorossi al settimo posto finale.
Alessandria, Sorrento e l’incubo di “Scommessopoli”
Lasciato il Grosseto, viene convinto a prendere le redini dell’Alessandria in Prima Divisione Lega Pro. In pochissime giornate, i Grigi balzano in cima alla classifica. In questo periodo, Sarri perfeziona il suo 4-2-3-1 e adotta lo stile “sportivo”, iniziando a indossare la sua classica tuta durante le partite. Coinvolta nello scandalo di “Scommessopoli“, l’Alessandria prima centra l’accesso ai Playoff, venendo eliminata dalla Salernitana, e poi viene retrocessa d’ufficio in Seconda Divisione Lega Pro. Sarri, coinvolto in prima persona per omessa denuncia e poi prosciolto, difenderà fermamente i suoi ragazzi.
Dopo l’esperienza piemontese, l’allenatore toscano firma col Sorrento rimanendo in Lega Pro. Il cammino coi campani, però, dura poco: il 14 dicembre 2011, con la squadra sesta in classifica, viene esonerato.
L’Empoli e l’approdo in Serie A
L’evento che permette a Sarri di fare il definitivo salto di categoria è la firma con l’Empoli, arrivata a giugno del 2012. L’inizio di stagione, a dire il vero, è deludente e porta in dote solo 4 punti nelle prime 9 giornate. Nel girone di ritorno, però, gli Azzurri ingranano e raggiungono il quarto posto, accedendo ai Playoff. Vengono eliminati dal Livorno ma, nella stagione successiva, centrano la qualificazione diretta in Serie A in virtù del secondo posto in classifica.
La sua prima stagione nel massimo campionato italiano, raggiunto alla non verdissima età di 55 anni, si chiude con il quindicesimo posto, la salvezza con quattro giornate in classifica e l’Empoli eletto squadra rivelazione della competizione. Nonostante abbia ancora 2 anni di contratto, però, Sarri decide di dimettersi il 4 giugno 2015.
L’arrivo a Napoli, la lotta con la Juventus e il record di punti in A
Una settimana dopo, precisamente l’11 giugno, firma col Napoli. Inizia, così, un sodalizio lungo ben tre stagioni, in cui Sarri si guadagna definitivamente i gradi di “Comandante” e fa innamorare col suo calcio un popolo intero. Rileva la panchina del deludente Rafa Benitez ed esordisce in A il 23 agosto 2015. Il 17 settembre, poi, arriva anche l’esordio assoluto da allenatore in Europa. Il 30 novembre, in virtù della vittoria per 2-1 contro l’Inter, il suo Napoli torna in vetta al Campionato italiano dopo ben 25 anni. Chiude il girone di Europa League con 6 vittorie su 6 e il record di gol fatti (22) e di quelli subiti (3). Il 10 gennaio 2016, vincendo 1-5 sul campo del Frosinone, riporta il Napoli ad essere Campione d’Inverno dopo 25 anni e il 7 febbraio stabilisce il record di vittorie consecutive in Campionato, 8, della storia del club. Chiude la stagione al secondo posto dietro alla Juventus, stabilendo altri record per il Napoli: quello di punti (82), di vittorie in A (25), di gol segnati in tutte le competizioni (106) e di maggior numero di reti segnate (80) e minore di quelle subite (32).
La stagione successiva porta con sé il terzo posto in campionato e il miglioramento ulteriore dei record di punti (86), vittorie (25) e reti realizzate in tutte le competizioni (115).
La migliore stagione sulla panchina del Napoli per Sarri, però, è la terza. Si conclude ancora al secondo posto, sempre a favore della Juve, e segna un ulteriore miglioramento del record di punti (91) e di vittorie (28). Probabilmente a causa della mancata vittoria dello scudetto, sfumata dopo una stagione a dir poco spettacolare degli Azzurri, Aurelio De Laurentis decide di terminare anzitempo la collaborazione con Sarri.
Il dolceamaro “Sarri-Ball” londinese
Lasciata Napoli, Sarri approda alla corte di Roman Abramovic, assumendo la guida del Chelsea. Affiancato da Gianfranco Zola e da Luca Gotti (futuro tecnico dell’Udinese), Sarri debutta nella terra di Albione con la sconfitta nel Community Shield contro il Manchester City di Pep Guardiola. Sconfitta che fa il paio, sempre contro il City, in finale di Carabao Cup ai rigori. Eliminato anche dalla FA Cup, questa volta per mano del Manchester United, conclude la stagione in terza posizione, a ben 26 punti dagli “sky-blues” di Manchester e rischiando l’esonero in almeno un paio di situazioni e senza riuscire a esportare il suo “Sarri-Ball” oltre i confini italiani. Nonostante questo, a maggio 2019 conquista l’Europa League, battendo l’Arsenal per 4-1 in uno storico derby londinese in salsa europea. Si tratta non solo del suo primo trofeo internazionale, ma anche del suo primo in assoluto: a 60 anni e 139 giorni, diventa l’allenatore più anziano a conquistare la coppa, nonché il primo italiano a riuscire nell’impresa dai tempi del Parma di Alberto Malesani nella stagione 1998-1999. Lascia Londra alla fine della stagione.
Il passaggio ai rivali della Juventus e la vittoria dello scudetto
Un po’ a sorpresa, il 16 giugno 2019 viene chiamato dalla Juventus per sostituire il partente Massimiliano Allegri. Nonostante le ruggini accumulate durante il suo periodo napoletano, Sarri accetta. L’esordio in campionato arriva solo il 14 settembre a causa di una polmonite che lo costringe a saltare le prime due giornate. In una stagione segnata dallo stop forzato a causa della pandemia da COVID-19, non nasce mai l’amore fra il tecnico toscano e lo spogliatoio della Juventus, così come coi tifosi, spesso infastiditi da alcune sue uscite “infelici”. Il 26 luglio 2020, con due giornate di anticipo e all’età di 61 anni, Sarri conquista il suo primo scudetto. Lo fa, tuttavia, perdendo prima la Supercoppa Italiana per 3-1 contro la Lazio, poi la finale di Coppa Italia contro il Napoli per 2-4 ai calci di rigore e infine venendo eliminato malamente dall’Olympique Lione agli ottavi di Champions League. L’8 agosto 2020, infine, viene sollevato dall’incarico da parte della società bianconera.
Dopo un anno sabbatico, Sarri accetta la corte di Claudio Lotito e della Lazio, orfani di Simone Inzaghi per il suo passaggio all’Inter. Il debutto sulla panchina dei biancocelesti arriva il 21 agosto 2021 con la vittoria per 3-1 contro una sua ex squadra, l’Empoli.
Come il “Sarrismo” si è imposto in campo…e nel vocabolario
Pochissimi altri allenatori, nella storia, possono vantare un neologismo coniato a loro immagine e somiglianza. Maurizio Sarri, col suo “Sarrismo“, è uno di questi. Il calcio del tecnico toscano si è affinato nel corso di anni e attraverso svariate sperimentazioni lungo tutto lo “stivale” calcistico. Uno dei capisaldi del suo gioco è la difesa a quattro: i difensori agiscono in linea e non prendono come riferimento l’uomo, bensì la palla. Da sempre attento anche la più piccolo dettaglio, si diploma al Centro Tecnico di Coverciano nel 2006 con una tesi dal titolo “La preparazione settimanale della Partita”. Il suo metodo di allenamento, che spinge il più possibile sull’introiezione di automatismi e schemi, prevede anche l’uso della tecnologia, con droni schierati per studiare i movimenti e le distanze tra i reparti.
Espresso al suo massimo nei tre anni a Napoli, il “Sarrismo” (termine la cui paternità è ad oggi incerta) prevede grande velocità nel giro palla, con pochi tocchi, e ricerca “a memoria” del compagno, in modo da verticalizzare l’azione nel più breve tempo possibile. Sotto la sua ala, hanno visto il loro periodo di maggior crescita personale calciatori come: Gonzalo Higuain, arrivato a stabilire con Sarri il record di gol in una stagione (36) nella stagione 2015-2016; Dries Mertens, passato dall’essere un’ala a vantare il titolo di capocannoniere della storia del Napoli; Jorginho, arrivato da semi-sconosciuto dall’Hellas Verona e ora uno dei migliori registi del calcio europeo.
Maurizio Sarri: con le gioie, anche i dolori
Quello di Maurizio Sarri è un personaggio particolare. Diretto, schietto e sanguigno, ha spesso creato “scompiglio” con alcuni suoi gesti e dichiarazioni. Oltre al già citato caso “Scommessopoli”, famosissimo è l’episodio, risalente al 2016, in cui rivolse insulti omofobi a Roberto Mancini, allora allenatore dell’Inter. Già al centro di un fatto simile quando era allenatore dell’Empoli, ricevette due giornate di squalifica da parte del giudice sportivo.
Nel 2018, invece, fu protagonista di alcuni commenti sessisti nei confronti della giornalista Titti Improta, durante una conferenza stampa pre-gara.