Houston, abbiamo un problema: Simone Bolelli e Andrea Vavassori hanno smarrito la retta via, nel senso che dopo le due finali raggiunte a inizio stagione a Melbourne (sconfitta al terzo set contro Patten ed Heliovaara) e a Rotterdam (vittoria al supertiebreak contro Zielinski e Gille) è cominciata una parabola discendente che per il momento non sembra voler conoscere fine. Tanto che a Miami è arrivata la quarta eliminazione precoce dopo quelle di Doha, Dubai e Indian Wells, a certificare uno stato di crisi dettato principalmente dai risultati, ma che qualche dubbio inevitabilmente finisce per insinuarlo.
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Parabola discendente: dopo Rotterdam, solo delusioni
Sembra quasi che la coppia azzurra abbia perso il tocco magico, un po’ come era loro capitato a fine 2024, tanto che Volandri alla fine optò addirittura per preferire loro il doppio composto da Sinner e Berrettini nel quarto di finale contro l’Argentina, nonostante Bolelli e Vavassori venissero da una stagione piena di finali e di trofei vinti. Ma le quattro sconfitte raccolte da un mese e mezzo a questa parte (in 6 partite totali disputate) qualche interrogativo inevitabilmente l’hanno suscitato.
Vero è che a Miami gli avversari si chiamavano Evan King e Christian Harrison, che per chi è un po’ avvezzo alle questioni di doppio rappresentano in tutto e per tutto la coppia rivelazione di inizio stagione, reduci da una striscia aperta di 4 finali consecutive nel circuito (due le hanno vinte, a Dallas e Acapulco, e due le hanno perse a Delray Beach e Indian Wells). Insomma, non proprio gli ultimi della fila, ma pur sempre un indicatore che qualcosa si sia inceppato dopo i tanti buoni propositi dell’anno passato e soprattutto del primo mese di 2025, con la vittoria sfiorata agli Australian Open e quella centrata a Rotterdam.
Chicco e Wave sulle montagne russe, ma è festa yankee
A sparigliare le carte, nell’ottavo di finale di Miami, sono state soprattutto le percentuali al servizio della coppia americana, che ha praticamente impedito a Chicco e Wave di incidere in risposta come avrebbero voluto fare. Più aggressivi gli statunitensi, che prediligono volée centrali come se piovesse, senza però mai perdere di mira il bersaglio. E il break nel settimo gioco è un nefasto presagio per il tandem italiano, peraltro ripetuto nel nono per il 6-3 col quale si chiude il primo parziale.
Anche il secondo parte in salita, ma dal 5-2 per gli americani (aiutati anche da qualche doppio fallo di troppo degli italiani) vien fuori una rimonta di carattere e attributi che porta al contro break di giornata, con la sfida che si decide al tiebreak dove ancora una volta la strada si fa tutta in salita (1-4), ma dove alla fine un parziale di 6-1 toglie fiato a King e Harrison. Che però nel supertiebreak dimostrano di aver imparato la lezione: vanno sotto 3-0 e poi 6-4, ma alla fine allungano grazie alle prime di King e s’impongono per 10-6.