Dopo le polemiche di sabato sera legate all’utilizzo del Var nelle prime due partite del campionato di Serie A 2019-2020, quelle tra Parma e Juventus e soprattutto tra Fiorentina e Napoli, il resto del turno inaugurale si è giocato tra il pomeriggio e la serata di domenica. Non sono mancate le sorprese, come gli inciampi del Milan, sconfitto a Udine, e della Roma, rimontata per tre volte in casa dal Genoa.
Il protagonista della giornata è stato però senza dubbio Sinisa Mihajlovic. Il tecnico del Bologna ha stupito tutti presentandosi in panchina a Verona per guidare in prima persona il suo Bologna, pur essendo reduce dal primo ciclo di cure per la leucemia acuta che lo colpito poche settimane fa.
Mihajlovic, visibilmente provato e dimagrito, ha seguito la partita in piedi con un cappellino, lasciando il campo prima della fine della gara per poi evitare qualsiasi contatto con altre persone per non debilitare ulteriormente il proprio fisico.
Il viaggio dall’ospedale Sant’Orsola allo stadio “Bentegodi” è stato concordato nel dettaglio con i medici e sono stati loro a dare l’ok per l’uscita. Lo fa sapere all’Ansa il Policlinico Sant’Orsola di Bologna, dove il tecnico è in cura. I dirigenti del club hanno provato, vanamente, a convincerlo ad assistere all’incontro da un box isolato.
Gli altri retroscena della serata sono stati svelati da Michele Cavo, primario del reparto di Ematologia del Sant’Orsola di Bologna, che ha parlato all’Ansa descrivendo il percorso del paziente: “Devo dargli merito, ancora una volta è stato scrupoloso e si è attenuto perfettamente alle raccomandazioni e posso anche ritenere che quello che è avvenuto ieri non sia un episodio isolato e mi riferisco alla possibilità di essere in campo. Per contro – ha aggiunto – ci saranno altri momenti, quando seguirà altri cicli di terapie, in cui questo, invece, non sarà possibile. Sinisa ha dimostrato di essere un paziente esemplare, come sempre è stato durante il periodo di ricovero. Ha fatto tutto quello che gli è stato detto e consigliato, non si è mai sottratto ai consigli.
“Quando mi ha detto che voleva andare in panchina gli ho risposto che in quel momento non ero in grado di dargli il mio sì, ancora mi sarei riservato giorno per giorno, sulla base della valutazione della capacità di ripresa della funzionalità del midollo osseo. Sinisa allora mi ha detto: ‘Professore, non farei mai nulla contro la sua volontà’. E così facendo ha marcato una linea di confine”. Venerdì, poi, ci sono stati “ulteriori segnali di miglioramento della funzionalità. Mi ha spiegato che sarebbe andato da solo, con contatti limitati a pochissimi minuti. Allora gli ho detto di organizzare, ma che mi sarei riservato di dargli l’ok finale tra sabato e domenica”.
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