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Milan, l'ex centrocampista Lucas Paquetà si racconta

Racconto a cuore aperto quello di Lucas Paquetà, che dalle pagine dell'Equipe cerca di spiegare i motivi del suo fallimento al Milan e della sua rinascita a Lione.

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Milan, l'ex centrocampista Lucas Paquetà si racconta Fonte: Getty Images

Intervistato dall’Equipe, l’ex centrocampista rossonero, portato in Europa proprio dal Milan nel 2019 senza mai sfondare davvero, si è raccontanto a cuore aperto rivelando alcuni aneddoti sul suo passato in Italia e esprimendo parole di profonda stima nei confronti di Leonardo. Passato poi nello scorso mercato al Lione senza lasciare un ricordo indebile nella mente dei tifosi milanisti, Lucas Paquetà ricorda l’incredibile pressione vissuta a Milano:

“Se segno tanti gol qui è per la pressione di Rudi Garcia? No, non è una pressione dell’allenatore.. Neanche in generale. Sapete, a Milano mi ero messo molta pressione addosso. Troppa anche. Quindi, arrivando qui a Lione, mi sono detto che non me ne dovevo metto. Che avrei dato semplicemente il meglio di me. E se i gol arrivano, tanto meglio. Ad oggi ci sono, va bene”.

Il brasiliano, nel giro anche della nazionale carioca, rivolge parole stupende nei confronti di Leonardo, suo connazionale, il quale gli ha infuso una profonda fiducia nei propri mezzi fungendo quasi da mentore:

“Se ho bisogno di un mentore? Non lo so. A Milano, sono arrivato in un nuovo Paese, in un nuovo continente, era una lingua diversa. Leonardo mi ha aiutato molto, mi ha accompagnato. In una mezza stagione con lui, le cose sono andate bene per me. Possiamo dire che era il mio mentore, sì. Ma poi è andato a Parigi. In quel momento mi sono sentito un po’ solo, non ancora adattato perfettamente alla cultura e al club. Ma quell’esperienza mi ha aiutato: sono cresciuto molto come giocatore e come uomo. Qui, a Lione, è vero che Juninho mi trasmette fiducia e voi vedete un Paquetà pronto, adattato ai compagni di squadra, identificato nel club. Ma lo devo anche al Milan e a Leonardo, che voglio ringraziare. Mi ha aiutato e grazie a lui sono diventato uno capace di affrontare le difficoltà”.

Prima di arrivare in Europa, Paquetà era visto come il futuro crack del calcio brasiliano, avendo vestito addirittura la maglia numero 10 del Brasile al pari di campioni del passato come Kakà e Ronaldinho:

“Pressione legata a quello? No, conoscevo la mia responsabilità, sapevo perché ero là. Poi le cose non vanno sempre come dovrebbero. Ci si immagina delle cose, ci si mette pressione addosso… E’ inspiegabile, a volte non c’è neanche un motivo per un fallimento. Anche se la mia esperienza a Milano non è stata straordinaria, inferiore a quello che ci si aspettava, mi è servita molto. Perché ora sono un giocatore migliore. Sono un Paquetà diverso, un Paquetà, più forte, un Paquetà che ha ritrovato l’essenza di quello che era al Flamengo. La pressione c’è ancora e ci sarà sempre, ma non arriva più da me stesso”.

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