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Milan, Maldini manda un messaggio a Ibrahimovic e Berlusconi

L'ex capitano rossonero frena: "Non possiamo permetterci un top player, quando saremo andati 4-5 volte di fila in Champions magari faremo altri sacrifici"

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In un’intervista rilasciata a So Foot, il d.t. rossonero Paolo Maldini ha toccato diversi temi. Il futuro di Zlatan Ibrahimovic è da valutare ma l’ex capitano del Milan è certo su una cosa: “La verità è che il club è al di sopra di chiunque perché i giocatori passano e il club resta. Ci sono giocatori che lasciano un segno diverso di altri e Zlatan ne fa parte. E’ un motivatore e in sé un personaggio che può sembrare difficile da gestire, ma per chi sa sfruttarne tutte le sue qualità è una risorsa enorme. Il club è al di sopra di ogni giocatore e vale per tutti: è il nostro modo di concepire il mestiere di dirigente e sarà sempre così”.

Il Milan sta crescendo dopo aver toccato il fondo con il 5-0 contro l’Atalanta il 22 dicembre del 2019, una sconfitta che però ha portato qualcosa di positivo: “Non si sa mai cosa va fatto o no in quei momenti. Quel giorno abbiamo però parlato alla squadra, senza distinzioni perché bisogna essere uniti in tali situazioni. Ma va detto che dopo quella sconfitta i proprietari ci hanno permesso di andare a prendere un giocatore come Ibrahimovic che era un nostro obiettivo”.

Adesso il Milan è un club giovane e di prospettiva, come sottolinea Maldini: “Ciò che rende grande un club è senza dubbio la stabilità, della dirigenza e della squadra. Negli ultimi anni della presidenza Berlusconi e nell’anno e mezzo di proprietà cinese, è quel che è mancato. Da quando ho smesso il Milan ha comunque vinto uno scudetto ed è andato varie volte in Champions. C’è stato un cambiamento generazionale importante tra il 2009 e il 2012. Se non si prevede il futuro, è difficile ottenere risultati. Chi arriva dopo un periodo così è difficile sia altrettanto performante. Magari c’era l’idea che chiunque arrivasse poteva mantenere il Milan al top, ma purtroppo non funziona così. Bisogna sempre programmare”.

Maldini resta un punto di riferimento per il club rossonero: “Il mio ritorno non era obbligatorio, ma il Milan è una passione e volevo viverla con un ruolo. Sono stato chiamato da Leo e avevamo una visione diversa di quella che doveva essere la squadra, rispetto a quando se n’è andato. Abbiamo puntato sui giovani anche per necessità economiche perché il Milan perdeva e perde ancora più di 100 milioni l’anno. Ma oggi abbiamo un equilibrio tra prestazione e ambizione che deve essere all’altezza della nostra storia. La strada è tracciata”.

 

Reclutare giocatori top non è semplice e Maldini predica calma: “E’ più difficile perché chiediamo di fare sacrifici economici. Chi viene è perché lo vuole davvero. Abbiamo il fatturato del 2000 e in 20 anni il mondo ha preso altre direzioni. Però siamo un club virtuoso e va detta la verità: sono otto anni che non giochiamo la Champions, prendiamone atto. Sarebbe un errore di dire che vogliamo vincere tutto e subito. E’ più comprensibile invece se comunichiamo che stiamo accorciando i tempi di ricostruzione per essere competitivi tra un paio d’anni. Oggi il Milan non può permettersi un top player, quando saremo andati quattro o cinque volte di fila in Champions magari faremo altri sacrifici”. 

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