Nel corso di una lunga intervista a ‘So foot’, Paolo Maldini ha analizzato i problemi sportivi della squadra negli ultimi dieci anni: “C’è stato un cambio generazionale molto significativo nella stagione 2011-2012, quando i calciatori storici che facevano parte di questo club hanno interrotto la loro carriera o se ne sono andati. Ma bisogna anticipare il futuro con un cambio di generazione, se no è difficile avere risultati sportivi. C’era forse l’idea che chi entrava potesse tenere alto il Milan, ma purtroppo non funziona così. Devi pianificare e pianificare costantemente. Successivamente, c’è stata una campagna acquisti molto costosa, ma tutto si è fermato in diciotto mesi. Ciò che fa grande un club è senza dubbio la stabilità: la stabilità della dirigenza, quella della squadra. E devo dire che negli ultimi anni di presidenza Berlusconi, e anche nell’anno e mezzo in cui c’era il proprietario cinese a capo del club, non c’è stata una simile stabilità“.
Maldini non ha mai preteso il ruolo da dirigente: “Non ho mai ritenuto che il mio rientro fosse obbligatorio, in quanto non ho mai ritenuto obbligatorio che le persone che lavoravano nel club mi chiamassero. Ma il Milan è e sarà sempre la mia passione, come il calcio. Sapevo che se un giorno arrivava la possibilità di entrare a far parte del club, io volevo viverla da attore protagonista, volevo recitare un ruolo, rispettando quello che era stato il mio passato all’interno di questo club”.
Il suo Milan punta molto sui giovani: “Il Milan ha abbassato l’età media dei giocatori, è la squadra più giovane d’Italia, una delle squadre più giovani d’Europa. La strada è stata tracciata. In tutto questo, l’esperienza di chi ha giocato serve non a comprare un giocatore semplicemente perché è giovane, ma anche ad essere attento ad avere guide, giocatori più esperti, a guidare i più giovani”.
Maldini è riuscito ad attirare calciatori di livello in questo Milan: ” Sono molto fortunato: sono un ex giocatore rispettato e vincente. E poi ho la possibilità di lavorare per il Milan. Credimi: il Milan non si qualifica per la Champions League da otto anni, ma quando il Milan chiama, i giocatori di tutto il mondo cominciano a sognare. Certo, guardiamo al futuro, ma il passato, che dobbiamo rispettare, conta e come. Quando ti chiami Milan e chiami un giocatore, sei uno dei tre club di maggior successo al mondo. Dobbiamo sempre ricordarlo”.