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Milan, numeri da incubo in Champions: ma si può ancora sperare

Milan irriconoscibile a Oporto e sconfitto per la prima volta nella storia nelle prime tre partite della fase a gironi. Stefano Pioli sul banco degli imputati, ma la qualificazione è ancora possibile.

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Una casa crollata non si ricostruisce in un giorno. E neppure in due stagioni. Se poi non si trattava di un appartamento lussuoso, bensì di una vera e propria reggia, il lavoro da fare richiede ancora più tempo. Il Milan che è tornato a fare paura in Italia deve ancora ritrovare l’appeal europeo di un tempo, quello che ha permesso ai rossoneri di diventare la seconda squadra con più Coppe dei Campioni/Champions League in bacheca, ben sette.

L’appeal, ma soprattutto la capacità di incutere timore agli avversari, quello che questa squadra non riesce evidentemente a fare. La riprova si è avuta nella terza giornata del difficilissimo gruppo B di Champions contro il Porto, che ha visto i giocatori di Stefano Pioli offrire la peggior prestazione della stagione. Dopo i match quasi impossibili contro Liverpool e Atletico Madrid, che tuttavia avevano visto i rossoneri lottare con onore e, almeno per quanto riguarda la sfida contro i Colchoneros, giocare anche meglio degli avversari, ma raccogliere zero punti, contro la squadra più alla portata del girone ci si aspettava una vittoria, ma soprattutto una prestazione di personalità, se non dominante.

Niente di tutto questo, anzi si è rivisto il Milan spaurito che era stato preso a pallate nei primi 25 minuti ad Anfield. Ma il Do Dragao non è la stessa cosa, anche perché con tutto il rispetto la squadra di Conceiçao non è quella di Klopp. Così ecco la terza sconfitta su tre partite, come mai era successo prima nella gloriosa storia del Milan in Champions League, mentre per trovare due ko consecutivi in trasferta in Europa bisogna risalire all’aprile 2012, in Champions contro Arsenal e Barcellona. Numeri che condannano anche Stefano Pioli, tanto bravo nel riuscire a trovare soluzioni anche a partita in corsa in Serie A, quanto incapace di dare gioco e personalità alla squadra nelle partite internazionali.

Certo, i tantissimi assenti rappresentano un alibi evidente e più che valido, senza voler infierire avere Krunic e non Brahim Diaz sulla trequarti cambia le cose e la qualità del gioco, ma non si può che tornare a discutere delle scelte iniziali del tecnico emiliano in sede di lista Champions, con le esclusioni di Pietro Pellegri e soprattutto Samu Castillejo, decisivo contro il Verona, che oggi fanno male. Del resto se il Milan è la seconda squadra della Champions che ha subito più tiri in porta, ben 65, meglio solo dello Sheriff (80) significa che manca la personalità necessaria e che il baricentro è spesso troppo basso. E il pensiero non può che andare al secondo tempo contro l’Atletico Madrid, in cui la squadra è stata troppo passiva al netto dell’uomo in meno.

Eppure, non tutto è ancora perduto. La vittoria del Liverpool sull’Atletico Madrid lascia al Milan qualche speranza di riuscire ad agganciare il secondo posto e di emulare l’Atalanta di Gasperini, che due anni fa strappò il pass per gli ottavi dopo aver perso le prime tre partite. Bisognerà sperare che i Reds non concedano punti ad Atletico e Porto, che queste due si “annullino” nello scontro diretto dell’ultima giornata e soprattutto che il Milan faccia bottino pieno nelle ultime tre partite. Peccato che ad oggi proprio questa condizione appaia la più difficile da ipotizzare…

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