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Milan, numeri e cause di una crisi: e Ibrahimovic diventa un caso

La seconda sconfitta consecutiva in campionato e gli otto gol subiti nelle ultime tre partite di Serie A spie della flessione del Milan: condizione atletica, errori dei singoli e di Stefano Pioli alla base del momento opaco. E Zlatan Ibrahimovic fatica ad essere decisivo.

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Il Milan ha pagato la “tassa” Sassuolo. Tuttavia dietro al primo ko casalingo della stagione, contro la squadra che aveva violato San Siro per l’ultima volta, lo scorso aprile, e che ha domato il Diavolo in sei dei 18 incontri totali tra i due club, potrebbe esserci qualcosa di più profondo rispetto ad una comprensibile giornata tutta sbagliata.

Questa volta l’impresa del Sassuolo non farà saltare la panchina del Milan, come successo già due volte, nel gennaio 2014 a Max Allegri e nella stagione successiva a Clarence Seedorf. Anzi, Stefano Pioli ha appena rinnovato il contratto e gode della fiducia di società, tifosi e giocatori, eppure il tecnico emiliano non potrà non interrogarsi sulla flessione di mezzo autunno che sta colpendo la squadra e che sembra assomigliare in maniera sinistra a quella che colpì il Milan nella scorsa stagione, a cavallo tra dicembre e febbraio, con quelle quattro sconfitte in otto partite che costarono di fatto il treno scudetto, con il titolo d’inverno conquistato per un soffio prima del sorpasso dell’Inter sancito dallo scontro diretto del 21 febbraio.

Milan, senza Tomori la difesa fa acqua

Per il momento le cifre sono più contenute, ma meritano qualche riflessione. Nelle ultime tre partite di campionato il Milan ha incassato otto reti ed è riuscito a tenere la porta inviolata solo una volta negli ultimi 9 match di Serie A, contro il Torino. Un dato spiegabile solo in parte con la lunga assenza di Mike Maignan, perché se a Firenze gli errori di Ciprian Tatarusanu sono stati evidenti, contro il Sassuolo il portiere francese ha fatto miracoli, senza però poter evitare il tracollo.

Emblematica l’azione del secondo gol, con Scamacca che colpisce una prima volta indisturbato nell’area piccola trovando il gran riflesso di Maignan, impotente però di fronte al tap in del centravanti rimpallato poi da Kjaer. Più grave l’assenza di Filkayo Tomori senza il quale, nonostante la presenza di Kjaer, il Milan pare perdere certezze e fisicità al centro della difesa. I suoi sostituti hanno deluso, da Matteo Gabbia a Firenze ad Alessio Romagnoli contro il Sassuolo: per il capitano il gol dell’illusione in avvio di partita, ma anche tanti errori fino all’espulsione, subita dopo il placcaggio a Defrel che se ne stava andando verso Maignan.

Milan, dietro il flop del centrocampo: stanchezza o deconcentrazione?

Tant’è, il Milan in stagione era stato una sentenza dopo essere andato avanti nel punteggio e invece contro il Sassuolo sono arrivati i primi punti persi in stagione da situazioni di vantaggio. Ma se la difesa sbaglia e imbarca acqua è spesso colpa degli errori del centrocampo, parsi evidenti nella partita contro il Sassuolo, con due gol dei tre subiti originati da clamorosi svarioni del reparto, di Bakayoko e di Kessié.

Passaggi sbagliati frutto di una condizione fisica generale non esaltante (ma Kessié era subentrato…), conseguenza delle tante partite ravvicinate e dei tanti infortuni oltre che del fatto che giocare in Champions non è come giocare in Europa League.

Ma errori figli anche di deconcentrazione, forse di un pizzico di superficialità figlio dell’impresa di Madrid. 

“Le grandi squadre si esaltano dopo una vittoria come quella sull’Atletico, le squadre medie si deconcentrano” ha tristemente sottolineato Pioli al termine del secondo ko consecutivo in campionato, sancendo come il proprio Milan non abbia ancora fatto il salto di qualità a livello di personalità che fa sì che una grande squadra non abbassi la guardia dopo aver ottenuto un risultato importante quanto insperato.

Milan, Stefano Pioli e la gestione di Zlatan Ibrahimovic

Nel quadro generale si inseriscono infine anche le scelte tecniche dello stesso Pioli e la condizione di Zlatan Ibrahimovic. Se infatti non hanno convinto le decisioni di escludere dalla formazione titolare Pierre Kalulu a favore di un Alessandro Florenzi in costante difficoltà in fase difensiva e anche Sandro Tonali per un Ismael Bennacer sottotono, il rendimento dell’attaccante svedese inizia a diventare un problema.

Al netto della doppietta, peraltro vana, di Firenze, lo svedese in campionato sta lasciando a desiderare. A Bologna, prima di chiudere la partita nel finale con un gran gol, Zlatan era stato uno dei peggiori e contro l’Inter non ha inciso.

La sua leadership non è in discussione, ma il mondo Milan si interroga sul fatto che a 40 anni compiuti Ibra abbia giocato dall’inizio cinque delle ultime sei gare di campionato, disputandone per intero quattro.

Centellinato in Champions League, dove i ritmi sono più alti, Zlatan sembra soffrire anche in Serie A quando i toni agonistici del match si fanno importanti, come successo nel derby e contro il Sassuolo. L’infortunio di Giroud, tuttavia, consente poco turnover. Ma questo è un tema di riflessione per Maldini e Massara in vista del mercato di gennaio.

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