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Milleproroghe, il Decreto Crescita agita il calcio: buone notizie per il mercato invernale, ma l'AIC è contro: "Dati allarmanti"

Il Consiglio dei Ministri si accinge ad esaminare il Milleproroghe, dove confluirebbe anche il rinnovo del Decreto Crescita che ha permesso agevolazioni fiscali per i calciatori dall'estero. L'AIC però è contraria

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Luca Santoro

Luca Santoro

Giornalista

Esperto di Motorsport ma, più in generale, appassionato di tutto ciò che sia Sport, anche senza il Motor. Dà il meglio di sé quando la strada fa largo alle due o alle quattro ruote

Domani al Consiglio dei Ministri verrà esaminato il Decreto Milleproroghe, un classico di fine anno dove confluiscono una serie di disposizioni urgenti, di consuetudine dopo la Legge di Stabilità, che mirano come suggerisce il nome a dilazionare delle norme, la loro entrata in vigore o prorogarne il raggio d’azione. E in questo calderone potrebbe rientrare anche il Decreto Crescita, che in questi anni è stato croce e delizia del calcio italiano.

La nascita del Decreto Crescita e gli effetti sul calcio italiano

Per capirci, il Decreto in questione – diramato il 30 aprile 2019 e convertito poi in legge qualche mese dopo – non verte esclusivamente sul calcio, ma riguarda una serie di settori in modo tale da rilanciare gli investimenti in Italia e quindi favorire lo sviluppo economico del Paese. Ma ha avuto effetti anche nello sport, in particolare quanto ha previsto l’articolo 5 il cui obiettivo è la creazione di un regime fiscale agevolato (entrato in funzione dal primo gennaio 2020) per attrarre professionisti e lavoratori residenti all’estero, sia italiani che stranieri.

Un trattamento di favore che ha fatto sì che la tassazione sul reddito sui lavoratori non residenti in Italia nel biennio precedente, e che si impegnavano a risiedere nel nostro Paese nei due anni seguenti, si riducesse di circa il 25%, rispetto alla precedente soglia del 45%.

I vantaggio per i club italiani nei loro affari di calciomercato

L’agevolazione fiscale ha dato degli indubbi vantaggi sui club, che come si sa corrispondono ai loro giocatori degli ingaggi lordi, quindi tasse incluse. Il taglio messo nero su bianco dal Decreto Crescita ha consentito quindi degli stipendi netti più alti per i giocatori in arrivo dall’estero (a parità di lordo), consentendo alle nostre società un vantaggio competitivo rispetto agli altri mercati calcistici d’Europa. Tuttavia, probabilmente per evitare rose composte solo da stranieri, nel 2022 sono stati inseriti dei paletti nel Decreto Crescita che restringono la rosa delle agevolazioni fiscali solo a sportivi con contratti superiori al milione di euro e con una età di almeno 20 anni.

Verso una proroga del Decreto Crescita? Ecco le misure ipotizzate

Questo regime però sembrava destinato a chiudersi il primo gennaio 2024. Ma da quanto risulta dalla bozza del Milleproroghe, riportano le agenzie di stampa, le agevolazioni dovrebbero proseguire per atleti che decidono di trasferire la propria residenza in Italia entro la data del 31 dicembre, o comunque per i contratti di lavoro nel settore che vengono stipulati entro quel termine. Inoltre, se le società sportive sono in regola con i contributi da versare, il regime agevolato per loro potrà andare avanti sino al 29 febbraio 2023. Insomma, una manna per la sessione di calciomercato di gennaio che sta per aprirsi.

La Lega di Serie A sostiene la proroga del Decreto Crescita, ecco perché

La Lega di Serie A si era già espressa a favore di una proroga. Nei giorni scorsi l’organo aveva diramato un comunicato, in cui si legge che “il beneficio fiscale per gli impatriati lavoratori sportivi […] rappresenta uno strumento molto importante per assicurare la competitività della Serie A in sede internazionale e, di conseguenza, per il sostentamento dell’intero movimento calcistico nazionale”.

La Serie A poi aveva confutato la tesi secondo cui ci fosse il rischio che ci potesse essere “un incremento di calciatori stranieri a danno dei giovani italiani”, cosa che ha portato alle modifiche del 2022. “In realtà questo regime – che agevola anche il rientro dall’estero di calciatori italiani – ha avuto quale risultato principale quello di rendere le squadre italiane più competitive sul mercato, così da poter acquisire giocatori migliori ed innalzare il livello del campionato e dei risultati ottenuti nel contesto europeo”, si legge quindi nel comunicato, portando come esempio il fatto che nel 2023, “per la prima volta dopo molti anni”, Inter, Roma e Fiorentina “hanno raggiunto le finali delle competizioni europee, mentre nel 2022 una squadra italiana ha nuovamente vinto una coppa europea (non accadeva dal 2010)”.

La contrarietà dell’AIC

Di tutt’altro avviso l’AIC, la quale ha inviato una lettera al Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e al Ministro dello Sport Andrea Abodi. L’Associazione Italiana Calciatori, guidata da Umberto Calcagno, parlando delle ragioni che hanno mosso la loro contrarietà ha messo l’accento sulla necessità non tanto di tutelare gli interessi economici quanto “il talento e il patrimonio sportivo rappresentato dai calciatori italiani”.

La lettera prosegue:

“Ai ministri abbiamo trasmesso un report con dati allarmanti sulla presenza di italiani e stranieri in Serie A [tra i ragazzi Under 21 risulterebbe un maggior impiego in percentuale degli stranieri rispetto ai calciatori italiani, ndr]. In alcuni casi, ci troviamo di fronte a squadre composte addirittura per il 90% solo da calciatori stranieri. Noi crediamo che solo invertendo questo trend e ristabilendo una parità competitiva tra atleti italiani e stranieri potremmo crescere come sistema, soprattutto in funzione della nostra nazionale“.

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